giovedì, 28 Marzo 2024

Oscar Micheaux: Il supereroe del cinema americano

Ci sono tante storie stravaganti nascoste nella storia del cinema, questo è fuori da ogni dubbio. Altrettante inaspettate, altrettante incredibili. E incredibile, nel caso di Oscar Micheaux, suona quasi come un eufemismo. È sempre stato considerato un ottimo regista, nonostante delle decine di film da lui girati ci restino soltanto pochi lungometraggi. Il suo ruolo dal punto di vista storico è l’elemento che lo rende davvero un caso unico nel suo genere. Proprio per questo il regista e critico cinematografico romano Francesco Zippel ha deciso di dedicare a Micheaux un documentario, intitolato appunto Oscar Micheaux: Il supereroe del cinema americano (Oscar Micheaux: The Superhero of Black Filmmaking), presentato al Festival di Cannes 2021 nella sezione Cannes Classics. Il film è disponibile su Sky Arte, Sky Documentaries e Now TV.

Nato nel 1884 nell’Illinois, Oscar Micheaux potrebbe davvero diventare un supereroe per la comunità black americana se il suo nome fosse davvero conosciuto. La cosa sconvolgente della vicenda di Micheaux consiste proprio nel suo essere rimasto pressoché ignoto sia all’interno della storia del cinema, sia come simbolo di una lotta contro la discriminazione razziale. Come evidenziato già nel titolo del documentario di Zippel, nella città natale di Oscar, Metropolis, è presente una statua gigante di Superman. Il supereroe dei fumetti condivide infatti la città con un supereroe umano, il quale però sembra aver molto meno riconoscimenti rispetto a quello d’inchiostro.

Pioniere e voce di un’intera comunità

Oscar Micheaux si configura quindi come una mina vagante nel panorama bianco e razzista degli Stati Uniti in cui il Ku Klux Klan imperversava e in cui sfondare con il cinema era già un impresa non semplice, possiamo immaginarci con un tratto fisico così ingombrante. Il suo più grande merito è stato però probabilmente volgere questo elemento di apparente svantaggio in un elemento di forza. Esattamente come nelle migliori parabole, infatti, Micheaux è stato in grado di attuare questo apparentemente semplice, ma in realtà enorme, passaggio. Per certi versi è stato anche incredibilmente furbo, è riuscito ad inserirsi esattamente dove c’era una mancanza, proprio perché fare film per le persone di colore era quasi un’utopia.
Lui è stato il primo, trovando successo, a raccontare un’intera comunità, a fare sì che un’enorme fetta della popolazione si potesse ritrovare all’interno dei suoi film. Come nel suo primo lungometraggio, basato su uno dei suoi romanzi, The Homesteader, in cui si parla di un matrimonio misto, per la prima volta mostrato apertamente in una pellicola. La svolta sta nel regalare uno spazio a persone che si erano trovate escluse dalla vita sociale fino ad allora. Queste, da un momento all’altro, si sono viste addirittura rappresentate su quello che all’epoca era il mezzo di intrattenimento numero uno: lo schermo cinematografico. Ed è stato proprio il suo spirito imprenditoriale a fare la fortuna di Micheaux.

Incarnazione del self-made man

Prima di regista, fu romanziere. Micheaux per rendere noti i suoi libri (soprattutto rielaborazioni autobiografiche) mise in atto un marketing che farebbe invidia a tanti Social Media Manager di oggi. Il porta a porta. Fastidioso sì, ma anche estremamente funzionale. Nel giro di poco la gente si interessò e affezionò ai suoi romanzi, anche proprio per il suo aver messo in gioco un elemento umano, empatico. Quest’uomo che è parte di una comunità, e che alla sua comunità si rivolge per essere ascoltato.
E la risposta infatti non tarda ad arrivare. La prima fatica letteraria si intitola Conquest: The Story of a Negro Pioneer. Siamo nel 1913. Dopo soltanto altre due pubblicazioni (The Forged Note e The Homesteader), Micheaux fonda una casa editrice,Western Book and Supply Company, che qualche anno dopo si trasformerà in Micheaux Book and Film Company.

Un grande primato

Da lì una serie di produzioni, come Within Our Gates (risposta al razzismo imperante nel capolavoro di David W. Griffith, La nascita di una nazione), Body and Soul e Swing!. Titoli relativi sia al cinema muto che a quello sonoro, dopo il passaggio epocale che ha cambiato totalmente il panorama cinematografico e ha influito pesantemente anche sul lavoro di Micheaux. Egli anche qui vanta un primato: il suo The Exile (1931) è il primo film sonoro diretto da un afroamericano nella storia del cinema.

Pura storia in immagine


Quello che però resta di una vastissima lista di film sono soltanto pochi titoli. Eppure ci insegnano che a volte la magia del cinema sta proprio nel passaggio di testimone fra “colleghi”. La critica ed in generale il lavoro di ricerca sul cinema mantengono la propria importanza esattamente per questo motivo. Nonostante il nome di Micheaux sia quasi totalmente sconosciuto ai più (mentre per alcuni critici è il “primo Spike Lee”), Oscar Micheaux – Il supereroe del cinema americano è nato per diffonderne l’importanza.
Non è soltanto intrattenimento e cinema questo, è pura storia raccontata dall’immagine.

Veronica Orciari
Veronica Orciarihttps://www.sistemacritico.it/
Classe 00. Nata a Fano, dopo la maturità classica ho deciso di spostarmi nella città che più amo al mondo, Roma, per seguire il corso di lingue alla Sapienza. Studio lingua, storia e letteratura russa, ma odio il freddo. Adoro il cinema oltre ogni cosa e infatti mi sto diplomando in Critica e Giornalismo Cinematografico presso Sentieri Selvaggi. Insieme a due mie amiche ho dato vita al festival culturale per giovani "SayFest Fano". Adoro mangiare, vivere per un po' in giro per l'Europa e scrivere poesie.

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