venerdì, 19 Aprile 2024

Il Freddo e la Neve – il Paesaggio Invernale di Caspar David Friedrich

La perfezione del disegno, il vibrare delle atmosfere e uno studio senza pari per ogni dettaglio: tutto questo è Caspar David Friedrich. Un attenta osservazione del paesaggio e degli effetti luministici, insieme a un pennello capace di infondere un profondo significato spirituale, hanno reso l’artista di Greifswald il più noto tra i pittori romantici. Fino all’avvento di Friedrich il paesaggio era un quinta su cui si svolgeva il dramma umano, ora diviene il protagonista ed è permeato di significati spirituali e nazionalistici. Tra le sue tele più famose vi è sicuramente il Paesaggio invernale, conservato alla National Gallery di Londra e datato 1811. scopriamolo insieme.

Il Paesaggio Invernale fu esposto per la prima volta a Weimar insieme a un altra tela dello stesso artista, oggi conservata a Schwerin. Il quadro, le cui dimensioni sono assai ridotte (32 x 45 cm), ci presenta un paesaggio invernale dominato dal bianco e dalle sue varie tonalità. Tutto è ricoperto da una pesante coltre di neve ed è il silenzio a regnare. Se si osserva con attenzione si noterà che, dal manto nevoso, sbucano dei ciuffi d’erba: essi conferiscono al dipinto quella idea di credibilità che rasenta la resa fotografica. Al centro della composizione svettano degli abeti i quali, assieme alla cattedrale sullo sfondo, intervallano l’andamento orizzontale della tela. Non è un caso che la cima dell’albero più massiccio è sulla stessa linea della guglia più alta della chiesa. Nel dipingere l’opera Friedrich utilizzò un numero di pigmenti molto limitato, ciò ci permette di capire che il suo primario interesse non fosse per i colori in sé, quanto per la sottile transizione di toni. La nebbia avvolge la scena, comunicando un’idea di freddo e di invalicabilità; essa è stata resa attraverso una meticolosa punteggiatura ottenuta con l’estremità del pennello in unione a un pigmento azzurrognolo.

Una questione di verde e bianco

Sebbene il paesaggio sia il protagonista indiscusso della composizione compare, tra le rocce e gli alberi, la sagoma di una persona. L’uomo, abbandonate le stampelle sulle quali si reggeva, prega, appoggiato a un masso, verso un crocifisso che sbuca tra la vegetazione. Il ruolo della figura umana parrebbe del tutto marginale se non fosse per la presenza delle grucce a terra. Esse richiamano il malessere fisico a causa del quale si invoca il Divino per una cura. Nell’associazione tra natura e cattedrale si condensa l’antica tradizione tedesca che vede, nell’accostamento di questi due soggetti, la necessità di una unione tra natura e progetto umano. La stagione invernale, inoltre, pare rispecchiare lo stato del pellegrino, vicino alla fine dei suoi giorni: lui e Friedrich sono idealmente la stessa persona. La vita del nostro pittore fu infatti assai travagliata; l’evento che più di tutti formò il suo carattere fu l’annegamento dell’amato fratello. A questo e ad altri momenti drammatici si fa risalire la malinconia che sempre caratterizzò l’opera del pittore tedesco.

Grazie al colore verde l’attenzione dell’osservatore viene catturata dagli alberi al centro della scena. Essi sono considerati manifestazioni della presenza divina e mezzi di comunicazione tra dimensione celeste e quella terrestre. Gli abeti, in quanto alberi sempreverdi, sono da sempre associati alla vita eterna e, più in generale, alla fede religiosa, sostegno sicuro nelle avversità. Queste ultime sono invece richiamate, oltre che dall’infermità dell’uomo, dal clima rigido e dalla neve. La cattedrale sullo sfondo, ammantata dalla nebbia, potrebbe venir letta come la beatitudine di cui si gode nell’aldilà. La dimensione mortuaria è richiamata anche dalla forma delle pietre su cui poggia l’uomo, simili a lapidi. Gli sprazzi di luce rossastra, osservabili in prossimità della cattedrale, infondo un ulteriore senso di spiritualità all’intera scena.

Inquietudini europee

Secondo alcuni studiosi un’ulteriore chiave di lettura può essere quella nazionalistica. Sono infatti gli anni dell’affermazione napoleonica. È lo stesso pittore ad informarci di essersi ammalato a causa “dell’eccessiva afflizione causatami dalle questioni relative alla patria”. La neve in questo caso rappresenterebbe la difficile condizione storica dell’Europa di quegli anni, mentre le stampelle non indicherebbero la fatica fisica bensì quella spirituale: l’uomo è l’allegoria della vita mortale mentre la chiesa simboleggerebbe la vita ultraterrena. La coltre di nebbia impedisce all’uomo di osservare la cattedrale ma egli è sostenuto dalla fede, simboleggiata dagli abeti stessi. La composizione dunque rappresenterebbe la difficile situazione spirituale di Friedrich e la sua ricerca verso la Verità.

Per il nostro pittore la natura, assieme alla dimensione della quotidianità, è il soggetto più percepibile ed immediato. In essa coglie nuove suggestioni e nuovi significati per esprimere la sua inquietudine causata dalla dimensione funebre, la quale attanaglia da sempre il mondo dell’uomo, assieme al desiderio di superarla nella speranza dell’immortalità.

https://www.nationalgallery.org.uk/research/winter-landscape (sito ufficiale National Gallery)

Caspar David Friedrich, Paesaggio Invernale, 1811, National Gallery, Londra
Caspar David Friedrich, Paesaggio Invernale, 1811, National Gallery, Londra

Danilo Sanchini

Bibliografia:

    • E. Langmuir, The National Gallery Companion Guide,  The National Galley company Ltd, 1994
    • M. Battistini e L. Impelluso, Il libro dei simboli. Scoprire il significato delle opere d’arte, Mondadori Electa, 2012
    •  J. Chevalier e A. Gheerbrant, dictionary of symbols, Penguin Books, 1969
Danilo Sanchini
Danilo Sanchini
Danilo Sanchini, nato a Pesaro nel 1996. Attualmente studente di Storia dell'Arte presso l'Università degli studi di Firenze. Appassionato di Racconti, Leggende, Storie e ovviamente di Capolavori. Innamorato del bello e di ogni sua sfumatura. Scrivo per Sistema Critico da Maggio 2018.

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