mercoledì, 24 Aprile 2024

I consigli a-temporali, inaspettati e oggettivamente personali del 2020

“Se il mondo fosse chiaro l’arte non esisterebbe”, scriveva Albert Camus. Il 2020 ha oscurato la nostra quotidianità trascinandoci in un oblio costituito da buio e solitudine. La rubrica umanistica cerca la propria luce attraverso l’inesauribile forza dell’arte nelle sue svariate forme. Di seguito, una selezione di consigli di prosa, cinema, poesia e musica.

#prosa

TRE PIANI, RACCONTI DI VITE STRAORDINARIAMENTE ORDINARIE

Scritto da Eshkol Nevo, scrittore israeliano classe 1971. “Tre piani” (2017) è il suo quarto romanzo. Nel 2021 è prevista l’uscita dell’adattamento cinematografico, con omonimo titolo, diretto da Nanni Moretti.

Una vita tranquilla, nella periferia di Tel Aviv, all’interno di una palazzina che si erge su tre piani. Al primo piano vive Arnon, con una moglie dal cipiglio severo e le loro due figlie, che spesso passano del tempo assieme ai simpatici vicini anziani della porta accanto. Al secondo troviamo Hani, persa nei meandri di una quotidianità che non le basta più, con un marito spesso assente e dei figli impegnativi. Al terzo e ultimo piano abita Dvora, ex giudice e vedova sessantenne che sta cercando di rinascere dalle ceneri che il lutto del marito hanno lasciato. Tutti e tre i personaggi hanno dei segreti. Segreti che, in un modo o nell’altro, raccontano a qualcuno a loro vicino, nella speranza di alleggerirsi da quel peso.

L’idea del romanzo è quella di raccontare le tre storie sulla base delle istanze freudiane della personalità (Es, Io, Super Io)

Limpido, travolgente e ricco di verità. Una lente a contatto su vite ordinarie. Ma che poi, in fondo, cosa significa vita ordinaria?

Una scrittura scorrevole, all’apparenza semplice ma che nasconde molti significati, decifrabili in maniera diversa a seconda di chi prende in mano il racconto. 

Alessandra Sabbatini

LA FRAGILITA’ UMANA DINANZI  ALLA SORTE IN CANNE AL VENTO

«Perché la sorte ci punisce così come punirebbe le canne?»

«Sì, siamo esattamente come le canne al vento. Noi siamo le canne e la sorte il vento»

Canne al Vento è il romanzo più famoso di Grazia Deledda. Uscito nel 1913, sarà l’opera che farà vincere all’autrice il Premio Nobel per la Letteratura.

Il titolo dell’opera richiama alla similitudinetra l’uomo e le canne, già trattata nel romanzo Elias Portolu. Esse, per loro innata fragilità sono vinte da una forza incontrastabile, il vento. Così gli uomini, inermi di fronte al fato.

La nobile famiglia sarda Pintor è ridotta in decadenza e marchiata dal disonore a cui è seguito un misterioso delitto. Le dame Pintor, in lotta contro la miseria, mantengono sempre saldo il loro forte orgoglio, residuo del loro titolo. Esse sono protette dal servo Efix, il protagonista, fedele e speranzoso nel riscatto delle padrone. Egli è l’eroe del romanzo, in cui convivono simultaneamente santità e un doloroso tormento esistenziale.

La Sardegna descritta dall’autrice ci viene presentata attraverso il filtro dei pensieri e dell’immaginazione di Efix; il paesaggio è quindi un prodotto soggettivo, in cui abitano fate, spiriti, folletti e creature mitiche, frutto delle credenze folcloristiche sarde. Il romanzo, che risente fortemente della tradizione verista, riserva l’oggettività ai dialoghi.

La grandezza di Deledda sta nel mettere in scena gli umili, con il loro bagaglio di tradizioni e miti, e di averlo consegnato a noi lettori, portatori di valori labili, fluidi, radicati in noi ma non così prepotentemente da condizionarci.  Essa quindi ci propone una visione altra della vita, un percorso catartico, per riscoprirci intimamente.

Nikita Nanni

#cinema

LE ALI DELLA LIBERTA’ (THE SHAWSHANK REDEMPTION)

1994, di Frank Darabont con Tim Robbins e Morgan Freeman. Il destino ci ha condannati duramente ad uno stato di reclusione involontaria e inevitabile. Una nuova realtà ha sostituito la quotidianità, sottraendo all’uomo l’unica sua vera forza motrice: la libertà. La pellicola in questione, candidata all’Oscar nel ’95, immerge lo spettatore all’interno di un universo chiuso, senza via d’uscita. Andy Dufresne, accusato dell’omicidio della moglie e del suo amante, è condannato a due ergastoli da scontare nel penitenziario di Shawshank, nonostante egli continui a dichiararsi innocente. Riuscirà a ottenere giustizia?

QUALCUNO VOLO’ SUL NIDO DEL CUCULO (ONE FLEW OVER THE CUCKOO’S NEST)

1975, di Miloš Forman con Jack Nicholson. Nel 1963, all’ospedale psichiatrico di stato di Salem, arriva Randle Patrick McMurphy, detenuto che ostenta la sua ipotetica pazzia per sfuggire alla prigionia. Il film vinse svariati premi alla cerimonia degli Oscar. La pellicola, intrinseca di simbolismi nascosti e di una morale drammaticamente attuale, riflette sulla dura condizione dell’umano difronte alla reclusione e alla privazione dello stato di autodeterminazione. La storia penetra nel grande e sconosciuto mondo dei “più deboli”, smascherando quanto, in fondo, siamo tutti vulnerabili dinnanzi a un qualsivoglia tipo di coercizione.

TEOREMA

1968, di Pier Paolo Pasolini con Terence Stamp, Massimo Girotti e Silvana Mangano. Una ricca famiglia milanese viene intimamente scossa dall’arrivo di un misterioso ospite, un giovane affascinante e taciturno. Gli equilibri della casa saranno così messi a repentaglio dall’enigmatico viaggiatore, che capovolgerà l’effimera stabilità di un normale nucleo familiare. La pellicola medita su un’altra tipologia di sottrazione di libertà, quella a cui la società dell’era consumistica ci piega inevitabilmente. L’individualismo ci chiude in un rapporto univoco con noi stessi, rendendoci vittima e carnefice del nostro medesimo senso di schiavitù.

Asia Vitullo

#poesia

E, TUTTAVIA (Et, néanmoins: proses et poésies)

“Quando il timore che la luce si spezzi è ormai troppo forte, giunti in un luogo dove anche il più bel libro non è che un ripario precario, il gelo della fine potrebbe non lasciare alcuno scampo.”

Avendo cassato il titolo è la prima pagina della poesia in prosa di Et, néanmoins (2001) di un cacciatore di sensazioni e immagini vive: Philippe Jaccottet. Lo stesso poeta francese conosciuto nella letteratura italiana soprattutto con l’Einaudi bianca Il barbagianni e l’ignorante e come traduttore di Rilke, Ungaretti e Musil, viene poi diffuso con maggiore eco grazie alle insistenti traduzioni della sua voce italiana dettata da Fabio Pusterla.

La continuità tra figure e forme dell’esistente si accostano alla ricerca invisibile della vita in ogni flora, fauna ed elemento naturale metamorfico che si ha davanti. La prosa lirica di Jaccottett coinvolge il lettore in una terza dimensione che diventa un panta rei, uno scorrere di parole, stati d’animo la cui direzione è diretta da fiori, alberi e rumori che nascono al limite dell’udito.

La coscienza si frammenta e si ricompone nelle visioni del mondo e raccoglie il tempo anche tra i salici e i canneti: Jaccottet tramite l’indicibile propone un inno alla vita e alla metamorfica identificazione in ogni segno di essa, anche quando tutto sembra irrecuperabile, perso e senza tratteggi per il futuro.  E, tuttavia, anche in quel luogo estremo, a un infinitesimo dalla morte, c’è un martin pescatore che balena dentro i salici, c’è un ruscello nascosto nella notte.

Francesca Vannini

SEMPRE APERTO TEATRO: PATRIZIA CAVALLI

Patrizia Cavalli è una delle più importanti poetesse italiane del panorama poetico contemporaneo. Sempre aperto teatro è una svolta nella poetica dell’autrice: anno di pubblicazione 1999, la raccolta vede poesie brevi in alternanza a poesie più lunghe, in alternanza a versi e stanze fitti di figure retoriche ma lasciando spazio ad una scioltezza di parole che vanno dritte dall’autrice al lettore.

Fondamentale è l’aggiunta di profondità ai testi in quella che è una raccolta estremamente autobiografica. Con una metrica semplice e diretta, che va alternandosi, si trasforma in qualcosa di impercettibile e diretto allo stesso tempo, parole che arrivano direttamente ai punti scoperti che abbiamo lasciato in questo anno così duro.

La raccolta è descritta come un canzoniere. Il titolo: sempre aperto teatro è traducibile con il fatto che il teatro sia ciò che tendiamo a proporre nella vita di tutti i giorni, un mondo fatto di rappresentazioni poco chiare della realtà e di maschere, il sempre aperto ci suggerisce la continuità di questo comportamento.

“Indietro, in piedi, da lontano, / di passaggio, tassametro in attesa

la guardavo, i capelli guardavo, / e che vedevo? Mio teatro ostinato,

rifiuto del sipario, sempre aperto teatro, / meglio andarsene a spettacolo iniziato.”

I temi principali: amore e vita, che si congiungono in questa raccolta, l’amore come trasformazione, dalla purezza all’inferno esistenziale. Una lotta giornaliera a far prevalere questi sentimenti così forti e non far spegnere il barlume della speranza, quanto riuscire a tenerla viva in ogni circostanza.

Ecco il consiglio letterario per questo anno, con il messaggio di non perdere mai ciò, che per natura, fa parte del nostro essere umani.

“Come morta, meno che morta, / più che morta. Vivente

a due passi, scomparsa / ai miei occhi. Dio degli incontri,

ritornami amico!”

Claudia Fontana

#musica

LA PANDEMIA E L’EPIDEMIA DELLA DROGA

Nessuno si arrabbierà con te se ti viene il cancro. Ma la dipendenza, affligge tutti quelli che ti circondano.”

In questa pandemia, a farne le spese non sono solo i soggetti più a rischio, ma anche i tossicodipendenti. Basti pensare che si stima almeno un 20% in più delle chiamate ai servizi di emergenza per overdose. Per quanta consapevolezza si sia creata, servono iniziative più significative. Essere intrappolati a casa ha amplificato il nostro bisogno di creare comunità e delle risorse per combattere la battaglia contro la dipendenza.

Allora, ci pensano Joe Elliott (cantante dei Def Leppard), il frontman degli SLIPKNOT Corey Taylor, Slash (chitarrista dei Guns N’Roses) ed il cantante Five Finger Death Punch, Ivan Moody. Chiamati per cantare la nuova versione della canzone dei Sixx: A.M.“Maybe It’s Time“.

L’idea della canzone, che include tutti i nomi più importanti del rock, del country e della musica alternativa, è stata concepita da Nikki Sixx, co-fondatore dei Mötley Crüe e dei Sixx:A.M. Lanciata per raccogliere fondi per Global Recovery Initiatives, per aiutare le comunità di recupero dalla tossicodipendenza.

Un messaggio tanto forte, quanto importante: insieme possiamo fare la differenza, non solo sensibilizzando le persone, ma soprattutto salvare delle vite.

Alice Mauri

WANDERLUST

Wanderlust è una parola tedesca che esprime con nitidezza l’estremo desiderio di viaggiare. Da questa parola trae il titolo l’EP proposto quest’oggi. Un piccolo album, breve ma intenso, che raccoglie in sè la libertà e la bellezza dell’intenso desiderio di viaggiare. Questo EP accompagna ogni ascoltatore da quando è uscito, nel 2017, ma quest’anno più degli altri penso possa essere pe tutti una sorta di medicina. E’ stato una sorta di portone che dalla camera ha permesso di accedere al mondo esterno, restando fermo, solo attraverso la fantasia e l’ardente desiderio di viaggiare.

E’ dunque un album che ci permette di liberarci, almeno per qualche minuto, dalle possenti catene con cui il covid ha tarpato le nostre ali. Attraverso queste canzoni si respira la freschezza dell’aria fresca, si possono immaginare quei luoghi incontaminati così apparentemente lontani ma che in realtà sono sempre vicini alle corde della nostra anima. Gli Hollow Coves con questo loro breve progetto restituiscono, attraverso un processo alchemico, la libertà. Hanno trasmutato la libertà materiale, privataci dal virus, in libertà dell’anima. Una libertà nostra, personale, onirica. Una libertà che non potrà mai esserci tolta. Si condivide questo album affinché, se possibile, si possa godere di un po’ di leggerezza, libertà sottile e soffice, per osare con una sinestesia. Sperando che possa essere un viaggio tra le nuvole, un’esperienza trascendentale nella purezza di una natura immaginaria.

Potranno anche fermare i nostri corpi, ma non potranno mai impedire alla nostra mente di sognare, fantasticare e fluttuare nell’aria liberi come se nulla, se non una canzone, desse peso alla nostra vita.

Andrea Belegni

L’arte, oggi più che mai, la sentiamo vicina, come una mano tesa dall’alto pronta a portarci al sicuro, in un luogo altro, in cui possiamo riscoprirci e sostare, in questo dolce limbo. La rubrica umanistica consiglia tentativi di evasione, palliativi e piccole scintille che hanno illuminato il nostro 2020.

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