martedì, 16 Aprile 2024

L’Italia e l’aiuto esterno

L’Italia e l’aiuto esterno:
Tutte le volte che il nostro paese ha dovuto chiedere l’aiuto degli altri.

Quella del nostro paese è una storia millenaria, che va al di là dell’Unità d’Italia e affonda le sue radici, come tanti altri stati europei, nel Medioevo. È una storia gloriosa e travagliata allo stesso tempo, la storia di una popolazione che non è mai riuscita fino in fondo a farsi popolo, prendendo in mano il proprio destino. Divisi in un arcipelago di staterelli, dialetti e tradizioni abbiamo mostrato una spiccata predisposizione a cercare la soluzione ai nostri problemi all’esterno più che all’interno.

Il Papa chiede aiuto a Carlo Magno

È una storia che comincia nell’VIII secolo d.C., quando Papa Adriano I tenta di risolvere le proprie dispute territoriali con Desiderio, re dei Longobardi, chiamando Carlo Magno. Il re dei Franchi era infatti stato insignito dal Papa del titolo “Patricius Romanorum” (protettore dei romani). L’esercito franco sbaraglia quello longobardo, Desiderio è fatto prigioniero e Carlo Magno si proclama “Re dei Franchi e dei Longobardi”. È la fine del Regno Longobardo in Italia, il papato è riuscito a eliminare il suo storico nemico con l’aiuto esterno dei Franchi.

Italia divisa in mano alle grandi potenze

La storia si ripete nel Rinascimento: le sorti della penisola e i rapporti di forza tra ducati vengono decise altrove. Avere “amici” potenti è la prima preoccupazione dei piccoli stati italiani. Spesso le questioni dinastiche interne alla penisola vedono il coinvolgimento dei grandi sovrani europei. È una storia di tradimenti, doppi giochi, cambi di alleanze, in cui il nemico del tuo nemico è per forza di cose tuo amico.

Nel giro di 65 anni, dal 1494 al 1559, ben quattro re francesi scendono in Italia. Si tratta di Carlo VIII, Luigi XII, Francesco I ed Enrico II, che sfruttando le divisioni tra gli stati italiani cercano di insinuare il loro potere nella penisola. Ancora una volta, quella che oggi si chiamerebbe la “classe dirigente” dell’Italia della prima Età Moderna non è capace di prendere in mano il proprio destino. Scomparsa la leadership di Lorenzo De Medici, i vari stati italiani inaugurano una lotta di tutti contro tutti, che si concluderà con la fine dell’indipendenza della penisola.

L’Unità d’Italia grazie a Napoleone III

Saltando i secoli della dominazione straniera, persino l’Unità d’Italia è ottenuta con l’aiuto esterno dell’Imperatore Napoleone III. Nell’offensiva all’Austria dell’Aprile 1859, quella che passerà alla storia come Seconda Guerra d’Indipendenza, il comando della campagna militare è assunto proprio da Napoleone III. Sarà l’imperatore francese a firmare l’armistizio con il quale l’Austria cede la Lombardia alla Francia, poi girata al Regno di Sardegna. Ancora una volta, l’Italia si affida a un sovrano straniero.

L’aiuto del Fuhrer

Anche durante la Seconda Guerra Mondiale il nostro paese risulta incapace di badare a se stesso. Sia prima che dopo la caduta del fascismo, l’Italia è costretta ad affidarsi all’aiuto di potenze straniere. Già con Mussolini, per impreparazione e incapacità militare, l’Italia è costretta ad abbandonare nel primo anno di combattimenti la cosiddetta “guerra parallela”, una strategia che prevedeva un coinvolgimento italiano in piena autonomia rispetto all’alleato nazista. Con il disastroso fallimento della campagna di Grecia del 1940-41 l’Italia è costretta a chiedere l’aiuto del Fuhrer e a rassegnarsi alla prospettiva di una guerra subalterna, totalmente dipendente da quella tedesca.

Badoglio e gli Alleati

Con la caduta di Mussolini il 25 Luglio 1943 si apre in Italia una fase d’interregno. Cominciano le trattative di resa con gli Alleati e, ancora una volta, la leadership del nostro paese abdica alle proprie responsabilità. Il 3 Settembre viene firmato segretamente l’armistizio ma le istituzioni italiane non si preparano in alcun modo all’inevitabile intervento tedesco contro “l’alleato traditore”. Dal 3 all’8 Settembre, data quest’ultima della pubblicazione dell’armistizio, passano cinque giorni senza che il generale Badoglio predisponga nessun piano di azione. Ancora una volta, l’Italia spera che siano gli Alleati a risolvere i propri problemi con l’ormai ex alleato. L’8 Settembre gli italiani sono costretti ad assistere all’implosione dello Stato, l’esercito è lasciato allo sbando senza ordini chiari, il re Vittorio Emanuele III fugge da Roma, i tedeschi occupano militarmente la penisola.

La campagna per la Liberazione d’Italia rappresenta l’apoteosi dell’aiuto esterno. Senza esercito e senza un governo riconosciuto in tutto il paese siamo ancora una volta costretti ad affidarci agli Alleati per liberare il nostro paese. La storia continua nel Dopoguerra, quando il piano di rinascita economica viene affidato agli aiuti del Piano Marshall. Di nuovo, la soluzione ai nostri problemi viene da fuori.

L’Unione Europea

Infine, l’Unione Europea rappresenta l’ultimo capitolo di questa storia millenaria di fuga dalle proprie responsabilità. L’iniziale larghissimo consenso che godevano le istituzioni comunitarie nelle opinioni degli italiani (l’Italia era il paese più europeista d’Europa a inizio anni 2000) e la scelta di aderire alla moneta unica si spiegano in gran parte con la grande sfiducia nella politica nazionale. Paradossalmente, questa sfiducia nei propri mezzi e nella possibilità di “farcela da soli” è condivisa sia dal popolo che dalla classe dirigente. Dare potere a Bruxelles per limitare Roma, altro che sovranismo, il sogno di un commissariamento da parte dei più ligi e rigorosi amici tedeschi e francesi. Tutta la fragilità di un’adesione al progetto europeo che, più per convinzione, avviene per mancanza di alternative credibili.

La luna di miele tra gli italiani e le istituzioni europee finisce con la crisi del 2008 ma la richiesta di aiuto continua.
In occasione dell’attuale crisi economica l’Italia ha deciso di rivolgersi ai suoi partner europei per l’ennesimo aiuto dall’esterno. Con l’approvazione del Next Generation EU arriveranno in Italia 209 miliardi, tra prestiti e aiuti a fondo perduto. Ma i soldi non ci sono bastati per risolvere i nostri problemi.

Con la crisi di governo aperta da Italia Viva e il caos che ne è seguito, abbiamo ancora una volta dimostrato di non essere capaci a farcela da soli. Ed ecco che, per l’ennesima volta, la nostra classe dirigente sollecita l’aiuto dall’esterno. Affidiamo speranzosi il nostro destino all’uomo della Banca Centrale Europea e del “Whatever it takes”. Ha salvato l’Euro, salverà anche l’Italia?

Alessandro Fabbri
Alessandro Fabbri
Classe '97. Dottorando in Economics all'Università di Ginevra. Cerco di raccontare il mondo con gli occhi della mia generazione, credo nell'informazione libera e nella ricchezza che nasce dallo scambio di opinioni.

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