venerdì, 26 Aprile 2024

La disperazione, universale e non, di Megan Nolan

L’esordio di Megan Nolan, Acts of Desperation, esce in Italia per NN Editore con il titolo Atti di sottomissione. La casa editrice inaugura con questo romanzo la nuova serie Le Fuggitive, dedicata a storie di donne che rifiutano i ruoli di genere imposti dalla società rivendicando la libertà e il diritto alla contraddizione.

“L’amore era la grande consolazione, avrebbe incendiato i campi della mia vita in un istante, senza lasciare nulla dietro di sé. Lo immaginavo come la grande livella, come una forza che mi avrebbe purificato e con la sua sola presenza mi avrebbe reso degna di riceverlo. […] Ehi, non prendetemi in giro per questo, solo perché è una donna a dirvelo. Mi ascolto mentre parlo.”

Megan Nolan

La disperazione e la sottomissione

“Non avrei potuto scegliere altri grandi amori invece degli uomini che ho scelto di amare? Certo che avrei potuto, ma non l’ho fatto, e questa, la mia storia, è la storia di questo atto mancato.”

Sembra di leggere un memoir, ma non c’è niente di strettamente autobiografico a detta dell’autrice. La trama di Atti di sottomissione racconta lo svilupparsi di una relazione alternando la storia a pagine di riflessione sull’essere donna, sul rapporto con il proprio corpo e con il sesso, sull’avere vent’anni e ritrovarsi prive di senso. La narrazione è portata avanti come monologo interiore dalla protagonista che non ha un nome, non si presenta mai e nemmeno permette al lettore di connotarla fisicamente. L’unico più volte nominato e descritto è Ciaran.

“Ciaran non è stato solo il primo bell’uomo con cui sono andata a letto, o il primo per cui ho provato sentimenti ossessivi: è stato il primo che ho venerato. Il suo corpo sarebbe diventato per me un luogo di preghiera, un posto dove dimenticare la mia carne viva e stare solo con la sua. Era una questione di piacere assoluto, di bellezza totale.”

Nella persona di Ciaran la protagonista trova un senso, lei e il suo corpo acquistano uno scopo: dare piacere a qualcuno. Ciaran però è un uomo ferito, irascibile e imprevedibile, lei quindi finisce per annullarsi e si esercita nel rendersi innocua al fine di assecondarlo in tutto e di non infastidirlo perché venire lasciata da lui equivarrebbe a smettere di esistere. La sua identità si delinea così nella sottomissione.

“Mi raggomitolavo e mi nascondevo per dire che ero niente, ed ero felice di essere niente se il niente era ciò che più sarei stata, e con gioia. […] Non gli chiedevo amore. Non volevo che guardasse nella mia direzione e mi vedesse; perché non c’era niente che potevo affermare di essere.”

Il corpo dell’uomo, il corpo della donna

“Davanti allo specchio mi veniva da piangere, volevo spaccare il vetro e strapparmi pezzi interi di carne. Un attimo dopo ero in ginocchio in vertiginosa adorazione, sfiorando con le mani la curva gentile delle costole, guardandolo dalla stessa angolazione da cui lo avrebbe visto un ragazzo.”

Il rapporto con il corpo è uno dei temi principali del romanzo di Megan Nolan: la protagonista vede il proprio corpo come un qualcosa di inaffidabile dal momento che cambia di continuo nel corso della vita e questo cambiamento non è sempre controllabile. Un corpo capace di dare piacere ma di essere anche fonte di dolore e disprezzo. Da donna ci si abitua all’oggettivazione della propria fisicità, al dover essere sempre pronta allo sguardo altrui, ma cosa si prova a vivere la bellezza come uomo? 

“Pensate che non sia consapevole di definire il suo corpo un luogo, un oggetto? Pensate che non sia consapevole di cosa comporti il fatto che una donna parli così del corpo di un uomo? Cosa ne so del corpo di un uomo? […] Come ci si deve sentire a essere belli ma anche invisibili ogni volta che lo si desidera? A essere un bell’uomo?”

L’invisibilità è un privilegio che al corpo femminile non viene concesso, la bellezza di una donna passa quasi inosservata essendo richiesta dalla norma ma la bellezza di un uomo, al contrario, risalta. 

“C’era qualcosa di speciale nel viso di un bel ragazzo – non dico solo affascinante, o attraente, o carino, dico proprio bello. Perché mi commuove così tanto? In cosa è diverso dalle belle ragazze che vedo tutti i giorni? Non è giusto, lo so. Un bel ragazzo sembra aver attraversato il fango e il cemento della virilità. Il suo bel viso sembra scolpito nei materiali più grezzi.”

Il dolore di una è il dolore di tutte

“Scendere a patti col proprio vittimismo fa solo parte dell’essere donna. Usarlo o negarlo, odiarlo o amarlo, e tutte queste cose insieme.”

Megan Nolan in un capitolo particolare riflette sull’esperienza del dolore e su come, soprattutto nell’universo femminile, il dolore di una spesso si fonde e si confonde con il dolore di tutte.

“Se voglio raccontare qualcosa della mia sofferenza, sento la mia voce entrare nel canone delle Donne Che Sono State Ferite, diventando sconosciuta, non-mia.”

Questo passaggio fa eco a Il secondo sesso di Simone de Beauvoir perché la donna, considerata l’altro rispetto all’uomo che rappresenta il termine neutro su cui si regge il mondo, oltre a essere vincolata a una condizione di subordinazione sembra esistere più in quanto gruppo che come individualità.

“Non sento alcuna affinità tra me e altre donne che sono state ferite allo stesso modo, nessuna trama di sorellanza lega le nostre esperienze.”

Questo rifiuto della protagonista di legare il proprio dolore al dolore delle altre potrebbe essere letto come una rivendicazione di autonomia, una richiesta di non ridurre la sofferenza a una questione di genere e, conseguentemente, di non vincolare il genere alla sofferenza.

Perché leggere Atti di sottomissione di Megan Nolan?

Punto primo: è irlandese, e le scrittrici irlandesi nella letteratura contemporanea sono una garanzia. Classe 1990, ha già una voce decisa e non ha paura di mettere mano nella parte più sporca del desiderio. Il suo stile non scade nel banale, riesce a essere oscura e inquietante e dolce e disarmante allo stesso tempo.

“Pensavo che l’amore di un uomo mi avrebbe riempito così tanto che non avrei più avuto bisogno di bere, mangiare, tagliarmi o fare di nuovo qualsiasi altra cosa al mio corpo. Pensavo che se ne sarebbe fatto carico al posto mio. Ma adesso ero qui, proprio qui dentro, senza nessuno a dirmi cosa sarebbe successo dopo. A cosa avrei pensato adesso che non pensavo all’amore o al sesso? Questo sarebbe stato il prossimo passo, cercare di capire con cosa riempire tutto quello spazio. Ma andava tutto bene. Quella cosa sarebbe arrivata.”

Ultimo punto, ma non meno importante: la copertina dell’edizione italiana è rosa. Serve aggiungere altro?

Copertina del libro

Gaia Berettoni
Gaia Berettonihttps://www.sistemacritico.it/
Laureata in lettere moderne, attualmente studentessa di scienze storiche a Bologna. Tra Jean-Luc Godard, Lana Del Rey e un succo alla pesca, se non ci sto attenta potrei finire a parlare di astrologia (non lo faccio di proposito, è l'ascendente Leone). Qui scrivo di letteratura e cinema, how much of a cliché am I?

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