venerdì, 26 Aprile 2024

600 specie in mano a 184 Paesi

Dal 14 al 25 novembre, a Panama verrà deciso il destino di più di 600 specie di animali selvatici.

L’appello è molto semplice: bisogna aumentare la protezione di specie come ippopotami, rane di vetro, squali, elefanti africani e rinoceronti. A lanciare questo allarme è Humane Society International (HSI), una ONG che promuove il benessere degli animali in 50 Paesi.
Ciò, in vista della XIX riunione della Conferenza delle Parti della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES).

CITES, di cosa si tratta?

CITES, come accennato sopra, è un acronimo che sta per Convention on International Trade in Endangered Species of wild fauna and flora. Una convenzione firmata a Washington nel 1975, nata con lo scopo di regolamentare il commercio, l’esportazione, l’importazione e la detenzione delle specie animali incluse nella convenzione.

Quante e quali sono le appendici CITES

CITES è composta da 3 appendici:

  • Appendice I : Specie per le quali è vietato il commercio;
  • Appendice II : Specie il cui commercio è regolamentato a livello internazionale;
  • Appendice III : Specie il cui commercio è regolamentato a livello territoriale.

Nel caso delle specie presenti nelle appendici II e III, il controllo del commercio avviene attraverso organismi internazionali o territoriali di controllo preposti allo scopo. In più, per commercializzare, lavorare e trasportare specie e prodotti ottenuti, è necessario procurarsi un certificato Cites.

Chi partecipa alla conferenza

Alla conferenza ci saranno dei delegati di 184 Paesi membri, i quali esamineranno ben 52 proposte per aumentare o diminuire il livello di protezione di 600 specie animali.

Inoltre, verrà discussa la modifica delle quote annuali di esportazione dei trofei di caccia di leopardo.

I punti principali delle proposte

In particolare, il focus della riunione sarà su:

Ippopotami

Minacciati dalla frammentazione e deforestazione dei loro habitat, dai bracconieri e dai cacciatori di trofei. Si prevede, infatti, che gli attuali livelli di sfruttamento, legale e illegale, porteranno a un declino della popolazione selvatica.

Le Dieci nazioni Africane, per questo motivo, propongono di aggiungere questa specie all’Appendice I del Cites.

Gli ippopotami sono considerati una specie iconica dell’Africa, eppure l’entità del commercio internazionale delle loro parti del corpo e dei prodotti che ne derivano, come zanne, denti, pelli, teschi e trofei, è sconvolgente. La vendita di parti di animali, insieme ad altre minacce che gravano sugli ippopotami, li sta spingendo sull’orlo dell’estinzione.

Adam Peyman, direttore dei wildlife programs di HSI

Rane di vetro

La pelle translucida, tratto distintivo di questa specie, è il principale motore del commercio sottobanco di questi animali. Dodici membri di questa famiglia sono altamente minacciati. Venduti da commercianti senza scrupoli come animali domestici.

Quattordici nazioni dell’America centrale e meridionale propongono, quindi, misure più severe per arginare il commercio illegale di questi animali rari.

L’inserimento nell’Appendice II della Convenzione fornirebbe un monitoraggio cruciale e metterebbe in atto misure per garantire che il commercio sia legale.

Squali

A minacciare queste specie, già minacciate dal loro basso tasso riproduttivo, è il commercio senza scrupoli di pinne.
Ci sono ben 3 proposte, per poter inserire nell’Appendice II varie famiglie di squali e simili. In particolare, famiglia dei Carcarinidisquali martello e pesci chitarra.

Le popolazioni di diverse specie di squali e pesci chitarra hanno registrato un declino del 70-90%. È inconcepibile che il commercio di pinne di queste specie minacciate non venga monitorato per garantirne la legalità, soprattutto perché ogni anno vengono uccisi circa 100 milioni di squali per le loro pinne. Esortiamo le Parti della CITES ad adottare le proposte di inserire gli squali appartenenti alla famiglia dei Carcarinidi, i pesci martello e i pesci chitarra nell’Appendice II prima che sia troppo tardi.

Rebecca Regnery, Senior director of wildlife di HSI

Le pinne di queste specie sono, purtroppo, indistinguibili da quelle di altre. L’inserimento in Appendice II, quindi, risulta cruciale per rendere il loro commercio internazionale legale e costantemente monitorato.

esemplare di Pesce Chitarra

Rinoceronti bianchi meridionali

Una pericolosa proposta esorterebbe i Paesi membri a ridurre la protezione CITES per i rinoceronti bianchi meridionali in Namibia.
Ad oggi, questa specie animale è gravemente minacciata dai bracconieri, interessati ai corni. Se questa proposta dovesse essere approvata, si allenterebbe il controllo internazionale sui trofei di caccia di questa specie, con conseguenze terribili sulla sopravvivenza della stessa.

Elefanti Africani

HSI sostiene, inoltre, l’adozione di una proposta per aumentare la protezione CITES degli elefanti africani in Botswana, Namibia, Zimbabwe e Sudafrica.
A partire dal 2011, il mondo sta perdendo più elefanti di quanti la popolazione riesca a produrne, creando uno scompenso non indifferente nell’equilibrio dell’ecosistema. Per renderci conto ancora meglio, basti pensare che solo negli ultimi cinquant’anni, la popolazione degli elefanti ha subito una diminuzione del 60%. Secondo l’ultimo censimento, sarebbero 415mila gli esemplari rimasti. Gli elefanti sono fondamentali giardinieri: disperdono ed aiutano la germinazione di molti semi, e permette la diffusione di specie arboree in terreni aridi.
Non solo questo: il loro camminare pestando cespugli e sentieri, permette la creazione di radure e sentieri. Ciò facilita la crescita di alberi a crescita lenta, poiché assorbono più carbonio dall’atmosfera rispetto alle specie di alberi a crescita rapida.
Infine, modificando l’ambiente, creano anche habitat idonei ad ospitare altre specie animali.

Cosa c’è realmente in gioco

La distruzione, degradazione e frammentazione degli habitat, i cambiamenti climatici sempre più frequenti, l’impatto delle attività umane. Sono questi i principali nemici del già fragile equilibrio del nostro ecosistema.

Ma cosa succede, una volta rotto quest’ultimo?

La biodiversità garantisce all’uomo beni, risorse e servizi.
Gli invertebrati, per esempio, contribuiscono alla creazione di suolo fertile, fondamentale per l’agricoltura e, quindi, il nostro sostentamento. Api, vespe, farfalle, mosche, uccelli e pipistrelli sono solo alcuni degli impollinatori. Il loro lavoro permette la fertilizzazione e la crescita di frutti. Come accennato sopra, gli elefanti sono fondamentali per la biodiversità vegetale. I rettili, invece, svolgono un ruolo importante nel controllo delle specie dei parassiti, oltre essere una succulenta preda per i volatili.
La perdita di biodiversità ha, quindi, impatti enormi sia sul piano economico che su quello sociale. La sua perdita significa perdere risorse primarie alimentari, energetiche e medicinali. Ciò causa un effetto domino, in cui bisogna aumentare le richieste economiche necessarie per il nostro sostentamento.

Il monito di HSI in questa XIX conferenza è chiaro e semplice: ora più che mai, bisogna agire prima che sia troppo tardi.

Alice Mauri
Alice Mauri
Alice Mauri, gradarese, nata nel 1997. Sebbene abbia studiato contabilità, sono Dog Sitter qualificata ed iscritta all'albo FISC (Federazione Italiana Sport Cinofili) e scrivo libri. Scrivo nella sezione di filosofia ed atttualità per Sistema Critico da anni. Amante degli animali e della buona musica. Sfogo la mia passione per la scrittura e la poesia su una piccola pagina Instagram.

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