giovedì, 25 Aprile 2024

Louise Glück: perché amare ciò che perderai?

La mortalità perseguita con le sue spire ogni animo umano senza lasciare alcun cordone di pura salvezza. La natura deride il tentativo di esser sicuro rifugio mentre l’amore rivendica la sua eternità. Queste sensazioni universali si ripetono – lo sappiamo benissimo- nei miti, secoli, nel nostro più intimo sé. Ci dimeniamo, cerchiamo disperatamente un fardello immortale nel nostro pane quotidiano. Perché amare ciò che perderai? Louise Glück te lo sta chiedendo, e la risposta è universale.

Louise Glück, foto tratta da Interno Poesia
LA MORTALITA’ DEL MITO

Ripetiamo insieme per la sua inconfondibile voce poetica, che con austera bellezza rende l’esistenza individuale esperienza universale e sezioniamo ogni singola parola come un’anatomia umana. Com’è possibile rendere mitica una qualsiasi esperienza individuale? Louise Glück si domanda come rendere viva e in movimento la forma permanente del mythos e dichiara:

Cos’erano le navi greche in fiamme
rispetto al suo lutto?

Nella tenda, Achille
piangeva con tutto il suo essere
e gli dèi videro

che era un uomo già morto, vittima
della parte che amava,
la parte mortale.

(Traduzione de Il trionfo di Achille tratta da Nuovi Argomenti)

Il Pelide Achille piange, lo sappiamo che è fragile, lo abbiamo capito nelle innumerevoli interpretazioni scolastiche. Eppure, se ripetuto con una penna distaccata, irriverente, contestatrice e revisionatrice dei sentimenti dell’epos, si crede che in realtà Achille pur essendosi saputo sempre, mai s’era potuto riconoscere così. L’autrice esplicita le più profonde paure e debolezze dell’eroe, ricordando la sua parte più temuta e mai udita: riconoscersi uomo.

The Triumph of Achilles - Wikipedia
Il trionfo di Achille, Louise Glück, 1985

Continua ancora. L’eterno ritorno dell’amore impossibile tra Dafne e Apollo narra che lui ricerca costantemente l’irraggiungibile lei – dedita al culto di Diana e quindi vergine eterna -violentando il fato e accettando il rischio di un amore inesistente. Le tre moire hanno stabilito i versi delle Metamorfosi di Ovidio e di Apuleio, nessuno potrà far innamorare Dafne e nessuno oserà chiedere il perché.

Eppure la penna americana domanda ai lettori: e se la fuga di Dafne non rivendicasse veramente una libertà? E se fosse semplicemente un istinto sessuale, causato da un’incapacità di disinnamorarsi del proprio padre? La Glück scompone e ricompone ogni elemento mitico ed eterno, ricordando la sua finitezza e rendendolo parte di un semplice meccanismo di azione e reazione.

IL CONFINE INESISTENTE TRA POESIA E REALTA’

Mettiamo ordine: Louise Glück è una poetessa americana che, oltre aver ottenuto il Premio Pulitzer (1993) – o maggiore riconoscimento delle lettere americano – con la raccolta The Wild Iris, è stata nominata per il Premio Nobel per la Letteratura 2020: dettaglio che ha scatenato una grande riscoperta e ricerca di questa penna pungente, silenziosa e disperatamente realista.

I versi della Glück prendono la forma della propria esperienza autobiografica: dalla solitudine di coloro che preferiscono il silenzio cosmico al canto degli uccelli l’autrice tratta di un manifesto universale di constatazione dei più spaventosi sentimenti umani, senza temere di renderli espliciti. Dapprima le sensazioni di inquietudine, freddezza e nuda paura dell’uomo sono su verso, poi si riconosce la loro appartenenza al più intimo reale. Così, il labile confine tra la realtà vissuta e il regno della poesia diventa inesistente: la scrittura come rappresentazione delle più nascoste forme dell’io solitario, mortale e anche egoista. Senza temere di riconoscerle e di accettare che non può essere diversamente, quasi come parte di un es muss sein! deve essere! Kunderiano.

The Wild Iris: Amazon.it: Gluck, Louise: Libri in altre lingue
LA METAMORFOSI DELL’UOMO COME SALVEZZA DEL MONDO

L’uomo può essere terreno, bulbo, fiore. L’intreccio dell’io del poeta con il sé universale diventa anche identificazione romantica e metamorfica con la natura. Così L’Iris selvatico ci trasforma incredibilmente appunto in terreno, bulbo e fiore. E’ un ritorno a un bisogno primordiale di conciliazione con la natura o è un’eterna necessità dell’umanità? La risposta è stata il Premio Pulitzer per la poesia nel 1993.

Una volta credevo in te; ho piantato un fico.

Qui, in Vermont, paese

senza estate. Era una prova: se l’albero viveva,

allora tu esistevi.

(Vespro, da L’iris selvatico, traduzione di Nicola Gardini tratta da Doppio Zero)

La scrittrice americana riconosce la mortalità, i drammi individuali – e anche quelli piccoli del quotidiano – e i desideri inappagabili lasciandoli su pezzo di carta con distacco, durezza e quasi con atteggiamento nichilista. E’ in grado di scrivere di una madre che solleva i figli nelle sue molteplici braccia oscure e lascia che anneghino mentre riconosce la figura di Mosè come un semplice mortale. Una scarnificazione di ogni archetipo del mondo per riconoscere tutto quello che c’è dietro. Potrebbe essere essa stessa una visionaria ricordando all’uomo ciò da cui rifugge o l’individuo contemporaneo deve scappare da queste certezze eterne?

Filadelfo

Te lo dico, non è la luna.\Sono questi fiori\che illuminano il giardino.

Li odio.\Li odio come odio il sesso,\la bocca dell’uomo\che sigilla la mia bocca, il corpo

dell’uomo che mi paralizza – (..)

(Filadelfo, da Il trionfo di Achille, poesia tratta da Doppio Zero)

Louise Glück accetta la ricerca di un amore che rimarrà eternamente impossibile, parla con la mortalità sapendo che non la amerai mai e traccia le più profonde e paurose verità dell’animo umano: ci sussurra che esistono, spaventano, ma nulla rimane da fare, se non accettare la loro viscerale appartenenza all’uomo. Perché amare ciò che perderai? E’ la condizione stessa dell’esistenza, es muss sein! deve essere! e non possiamo sottrarci.

Alcune fonti sono tratte da Daniel Morris, The poetry of Louise Glück , A thematic introduction

Francesca Vannini
Francesca Vannini
Quando sono felice esco e rimando l'articolo al giorno dopo. Scrivo di poesia ma ho il terrore dei reading poetici. Utilizzo Letterboxd ma non sono cinefila. Amo la musica dal vivo ma arrivo sempre in ritardo. Attiva per i diritti umani: e qui non c'è nulla di divertente.

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