giovedì, 25 Aprile 2024

Uffizi e Firenze, un binomio eterno

Il fascino, l’immortalità e la semplicità racchiusi in un percorso storico e artistico che non ha eguali. Sistema Critico vi porta all’interno degli Uffizi di Firenze, per un viaggio che incanta sempre più visitatori.

La porti un bacione a Firenze

Alle prime luci dell’alba Firenze è solita presentarsi agli occhi del suo visitatore in maniera piuttosto inconsueta. Le strade di una delle città più turistiche al mondo sono quasi deserte. La bassa stagione si fa sentire. Per di più la capitale dell’arte italiana è ferita da due anni di pandemia, come tutte le sue sorelle disseminate lungo la penisola italica. L’aspetto positivo è che al botteghino l’attesa è molto breve, ed è possibile gustare nella più totale solitudine il museo degli Uffizi.

Un luogo normalmente visitato da centinaia di migliaia di persone all’anno. Uno dei templi dell’arte antica e contemporanea che negli ultimi anni, dopo un periodo di appannamento, è tornato ad essere la più preziosa gemma della corona italica. Anche con iniziative che hanno suscitato parecchio dibattito, come la famosa visita dell’influencer Chiara Ferragni che, comunque la si voglia pensare, ha comportato un aumento dell’interesse giovanile per le opere d’arte dei questo museo.

L’organizzazione tedesca

Gran parte del merito di questo successo è certamente attribuibile ad un uomo solo. Lo storico Eike Schmidt, direttore e curatore degli Uffizi, è una persona estremamente esperta e pragmatica. La prima impressione che si ha osservandolo è quella di un uomo dalle poche ma efficaci parole, in ufficio dalle 5:30 della mattina per assicurarsi che nella struttura da lui diretta tutto funzioni alla perfezione.

A capo di questa istituzione dal novembre del 2015 e in corso di secondo mandato, che scadrà nel 2023, questo studioso ha da sempre un buonissimo rapporto con la realtà accademica italiana, avendo militato in gioventù tra gli atenei di Bologna e Firenze. Dopo un’esperienza non da poco alla National Gallery di Washington capisce che a livello artistico non c’è quasi nulla di paragonabile al nostro Paese e decide quindi di rientrarvi.

Per il complesso museale fiorentino è una manna dal cielo. Negli ultimi anni, infatti, gli Uffizi hanno cambiato più volte faccia, riorganizzandosi e modernizzandosi. Il percorso che il visitatore è portato a seguire a prima vista potrebbe sembrare labirintico, e senza una buona cartina rischia di portare i più veloci a non accorgersi di alcuni dei suoi immortali capolavori. Il modello architettonico designato, tuttavia, ha la capacità di avvolgere nelle sue molteplici sale ogni persona che intenda andarvi a fondo, dal semplice turista in vacanza all’affermato storico dell’arte.

Il tutto è accompagnato dalla precisione di un orologio svizzero. Vista la mole turistica annuale ciò potrebbe sembrare abbastanza normale, ma vista la situazione delle altre principali realtà museali italiane va riconosciuta agli Uffizi un’efficienza non comune nel 2022.

Viaggio attraverso la città

L’unico tassello che ancora manca a questo bellissimo quadro è il collegamento tra il museo, vero e proprio polmone della città, e il resto degli organi che fanno funzionare la cara e vecchia Firenze. Il riferimento va ovviamente al corridoio vasariano, realizzato nel 1565 dall’architetto Giorgio Vasari per il nuovo duca, Cosimo I de’ Medici. L’obiettivo era quello di consentire un passaggio sicuro alle autorità dal palazzo del governo alla loro residenza.

Una storia travagliata per questa struttura, che da più di duecento anni non riesce a trovare pace. Danneggiato a metà dell’800 da una piena dell’Arno, dopo un restauro di epoca fascista viene seriamente danneggiato dai tedeschi in ritirata verso la Germania e ha potuto riaprire al pubblico solamente nel 1973.

Dal 2016, tuttavia, il complesso è di nuovo chiuso per adattamenti strutturali vari. Nelle previsioni questo dovrebbe essere l’anno della sua definitiva riapertura ma per il momento bisognerà attendere. Anche per noi, visitatori privilegiati di giornata, non sono concesse eccezioni.

Eterni capolavori

In attesa di questo lieto ricongiungimento architettonico agli Uffizi non mancano comunque le cose da vedere. Dai corridoi centrali del primo e del secondo piano, sede dei busti marmorei delle più importanti personalità della classicità, si dipanano una serie di saloni, ognuno dedicato ad un preciso periodo storico o ad un particolare autore.

La visita al primo piano inizia fin da subito nel migliore dei modi. La sala dedicata alla “Primavera” e alla “Venere” di Sandro Botticelli costituisce una sorpresa iniziale graditissima. I dati sull’affluenza alle varie sale del museo rivelano che la scelta di dedicare un salone intero a queste due opere, nonostante la grande quantità di spazio necessario, si è rivelata da subito vincente, esaltando l’effetto magnetico e affascinante di queste grandi capolavori e permettendo di fermarsi un po’ più a lungo ad ammirarli, anche nei giorni di maggior presenza di turisti.

Altre sale invece, come quella dedicata agli autori del Quattrocento, presentano un sovraffollamento di opere altrettanto efficace. Esse infatti, pur sacrificando la fama del singolo artista, forniscono al visitatore degli Uffizi una precisa idea sullo stile e sulla temperie culturale dell’epoca.

La visita al primo piano di per sé basterebbe ad estasiare qualsiasi studioso. Il museo tuttavia non lascia, raddoppia. E dopo una sosta per un caffè con vista su Palazzo Vecchio al bar di collegamento con il secondo piano il viaggio può proseguire. Anche la seconda parte della visita non delude le aspettative. I quadri di Giorgione e Tiziano trasportano il visitatore in un atmosfera meno illuminata ma più riflessiva. Un’oscurità che vuole trasportare quest’ultimo all’interno non solo della magia della pittura, ma anche di sé stesso.

Operazione nostalgia

La conclusione del tour lascia un senso di malinconia e tristezza. Il rientro nella realtà quotidiana della città, tuttavia, contribuisce ad apprezzare ancor di più il viaggio appena terminato. E anche per coloro i quali conoscono ormai a memoria la pianta degli Uffizi e la collocazione delle sue opere, rimane forte il desiderio di ripercorrere ancora una volta quel corridoio.

Anche la quantità notevole di capolavori ammirati lungo il percorso non può essere apprezzata in un’unica volta. Necessita di tempo per essere compresa appieno. L’obiettivo primario che il direttore Schmidt si è prefissato, ovvero proporre al visitatore un’esperienza che lo induca a tornare, appare pienamente raggiunto.

Matteo Moglia
Matteo Moglia
Di marca bellunese dal 1994, laureato in Lettere Classiche e Storia Antica all'Università degli studi di Padova. Professore di greco e latino, giornalista e speaker radiofonico, lavoro tra Belluno e Padova. Plasmato della storia e della scrittura, oscillo tra il mio carattere perfezionista ed il mio pensiero relativista (non a caso sono un grande fan del maestro Battiato). Appassionato di politica, liberale convinto.

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