giovedì, 25 Aprile 2024

Virginia Woolf, le donne e il romanzo

Una stanza tutta per sé, di Virginia Woolf, è un excursus nei meandri della letteratura femminile.

In Una stanza tutta per sé la donna si crea uno spazio a ridosso della voce maschile, delineandosi una figurazione propria. Virginia Woolf, una della più grandi autrici del Novecento, ricalca il progressivo schiudersi della donna con le lettere: ripercorre il rapporto tra le scrittrici e la letteratura. Com’è essere donna e scrittrice?

L’autrice nascente

Nel 1828 ci sarebbe voluta una giovane molto ardita per fare orecchie da mercante a tutti questi ammonimenti, offese e promesse di vistosi premi. Avrebbe dovuto essere una valchiria, per rispondere: Potete comprare tutto, tranne la letteratura. La letteratura è aperta a tutti.

Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, Traduzione di Livio Bacchi Wilcock e J. Rodolfo Wilcock, con uno scritto di Marisa Bulgheroni, Feltrinelli, Milano 2013, (p. 111).

Senza o con scarsa tradizione antecedente, le autrici sfidano una prova di convenzioni. Circoscritta tra le mura domestiche, per la donna ogni spazio privato è pubblico: Jane Austen scrive in soggiorno, priva di uno studio personale. Subordinata al maschile, l’esordio dell’autrice comporta una voce esterna a cui si deve rispondere. La donna prova a essere poetessa e non più musa. E, nel provare a crearsi una propria stanza, l’autrice si rende conto di non averla.

La donna e il romanzo

L’autrice necessita denaro e una stanza tutta per sé. La mancata indipendenza e le differenti esperienze pongono un mondo dentro al mondo, una persona come specchio dell’altra. Dal Cinquecento a venire, l’autrice si crea, auspicando alla possibilità di un guadagno economico e di una libertà mentale.

E, scorrendo nell’Ottocento, da George Eliot a Jane Austen, Virginia Woolf traccia come linea comune il romanzo.

Soltanto il romanzo era abbastanza giovane da lasciarsi modellare dalle sue mani; e forse è questa un’altra ragione che ci spiega perché le donne scrivevano romanzi. Eppure, chi può dire se perfino oggi “il romanzo” (lo scrivo fra virgolette per sottolineare quanto mi sembra inadeguata la parola), chi può dire se questa, la più flessibile di tutte le forme, sia abbastanza adatta all’uso femminile?

Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, Traduzione di Livio Bacchi Wilcock e J. Rodolfo Wilcock, con uno scritto di Marisa Bulgheroni, Feltrinelli, Milano 2013, (p. 113).

Virginia Woolf, passato e presente

Virginia Woolf, in una prosa analitica, continuativa ma frammentata, passa da un’autrice all’altra. In una penna che è strumento di emancipazione, la donna si svincola da sé stessa. La traversa si coniuga a fatica e limitazioni. In uno scintillio di vivide immagini, storia, poeti e poesia, Virginia Woolf rende aleatoria e reale una stanza per le donne.

Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé

Una stanza tutta per sé: pubblicato per la prima volta il 24 ottobre 1929. Un saggio che ha in sé un tempo fuori dal tempo e autrici incagliate nella storia. Tra interruzioni costanti e limitazioni, delle autrici sono nate. Hanno preso una penna e una voce.

In un excursus nei meandri della letteratura femminile, com’è adesso?

Poiché i capolavori non nascono da soli e isolati; sono il risultato di molti anni di pensiero comune, il pensiero del popolo, sicché tutta l’esperienza della massa si aduna dietro quella voce isolata. Jane Austen avrebbe dovuto erigere una corona sulla tomba di Fanny Burney, e George Eliot rendere omaggio all’ombra robusta di Eliza Carter, quella coraggiosa vecchia che si era legato un campanello al letto per alzarsi presto e studiare il greco.

Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, Traduzione di Livio Bacchi Wilcock e J. Rodolfo Wilcock, con uno scritto di Marisa Bulgheroni, Feltrinelli, Milano 2013, (p. 113).
Francesca Garavalli
Francesca Garavallihttps://www.sistemacritico.it/
Laureata al corso di laurea "culture letterarie europee", a Bologna, dove si studia letteratura con un pizzico di français. Mai interrompermi durante una lettura, il resto della giornata, però, so anche essere gentile.

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