sabato, 20 Aprile 2024

Flat tax: riflessioni e punti di criticità

Con il recente successo nella tornata elettorale del 25 settembre, la coalizione di centro destra, a guida Fratelli d’Italia, ha assunto le redini di governo del Paese. Fra le principali proposte della coalizione vincitrice delle elezioni, spicca la cosiddetta flat tax o, per chi snobba gli inglesismi, tassa piatta. Si tratta, in parole povere, di un sistema di imposizione fiscale caratterizzato dalla presenza di un’unica aliquota applicata a qualsiasi livello di reddito. In termini tecnici, un sistema di questo tipo viene chiamato proporzionale. Si distingue dai sistemi progressivi, che vedono l’applicazione di aliquote via via crescenti all’aumentare del reddito. Il sistema fiscale attualmente vigente in Italia, rispetta questo secondo principio, declinandolo secondo il metodo degli scaglioni.

Formazione governo di centro destra.
Dichiarazioni alla stampa della coalizione di centro-destra, poco dopo la formazione del governo. (credits: https://www.ilfoglio.it/)

Storia della flat tax e recenti proposte

Storicamente, la tassa piatta, proposta la prima volta dall’economista Milton Friedman nel 1956, non ha goduto di grande successo. Nessuno dei grandi paesi occidentali ha mai applicato (quantomeno integralmente) questo modello di tassazione.
Ha tuttavia dimostrato un certo appeal in molti paesi dell’Europa centro-orientale, a cominciare dalla Russia, che hanno optato in blocco per questo sistema fiscale all’inizio del nuovo millennio. I livelli di crescita riscontrati dai paesi ex-comunisti nell’ultimo decennio hanno indubbiamente aiutato ad accrescere l’attenzione sulla tassa piatta, stimolando il dibattito sull’adozione di tale misura anche nei paesi dell’Unione Europea.

D’altro canto, nel nostro paese, la flat tax è da lungo tempo uno dei principali cavalli di battaglia del centrodestra. Dall’avvio della seconda Repubblica, numerose sono state le proposte avanzate in tal senso da parte dei diversi partiti componenti la galassia dei conservatori-moderati. Si va dal programma elettorale di Forza Italia del 1994, che prevedeva l’introduzione di un’aliquota unica al 33%, passando per il celebre “Contratto con gli Italiani” di Silvio Berlusconi nel 2001, fino ad arrivare alle proposte più recenti, tra cui citiamo il programma elettorale della Lega del 2018 e l’attuale proposta della coalizione di centrodestra (su cui per altro si riscontrano importanti divergenze tra le diverse anime della coalizione[1]).

L’eventuale introduzione della flat tax, presenta rilevanti aspetti di criticità. Ritengo sia importante riflettere, anche solo in maniera sintetica, su alcuni di questi aspetti.

Problemi di equità

In primis, la flat tax pone un problema di equità, argomento centrale quando si parla di tassazione. Secondo una visione ormai consolidata, attraverso le tasse, lo stato risponde a due fondamentali esigenze: offrire servizi ai cittadini che non vengono coperti adeguatamente dal mercato; effettuare una redistribuzione delle risorse dai contribuenti più ricchi a quelli più poveri. In un sistema progressivo, chi possiede livelli di reddito più elevati versa di più, in termini assoluti e in proporzione, rispetto a chi detiene un reddito più basso. In questo modo tutti contribuiscono al finanziamento delle entrate statali, e contemporaneamente, la distanza tra il ricco e il povero si riduce. È chiaro che, in un sistema proporzionale, così come nel caso della tassa piatta nella sua versione ortodossa, il principio della progressività non viene rispettato.  Per sintetizzare, la distanza relativa tra il ricco e il povero rimane la stessa. Per questo motivo nel dibattito pubblico si sente spesso dire, e non a torto, che la flat tax favorisca i contribuenti più ricchi.

Perdita di risorse

Un altro aspetto rilevante ha a che fare col gettito fiscale. Nelle intenzioni della coalizione di governo, la tassa piatta è concepita come una misura volta alla riduzione della pressione fiscale generale. Nel caso di un’aliquota eccessivamente bassa, si verificherebbe tuttavia un’importante perdita di risorse per le casse dello stato, con l’inevitabile conseguenza di una riduzione della spesa pubblica. I fautori della flat tax rigettano questa previsione, sostenendo che la riduzione del carico fiscale porterebbe l’effetto benefico di un calo dell’evasione fiscale. In tal modo lo stato potrebbe recuperare le risorse perse con la riduzione dell’aliquota. Non vi sono tuttavia evidenze empiriche che confermino questa previsione. Difatti, in tutti i paesi in cui la flat tax è stata applicata, si è assistito ad una diminuzione del gettito[2].

Incompatibillità della flat tax con la Costituzione

Infine, la tassa piatta si scontra con un problema di legittimità costituzionale. L’art 53 della costituzione italiana recita infatti “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.” In sostanza, l’introduzione della flat tax richiederebbe correttivi che garantiscano la progressività del sistema, quali deduzioni o detrazioni[3]. Anche nel caso di questa previsione, un sistema fiscale di questo tipo continuerebbe a favorire i contribuenti con un reddito più elevato; rimarrebbero quindi i già citati problemi di equità.

Conclusioni

Quanto detto fino ad ora non è che una breve sintesi di alcuni degli aspetti più critici relativamente alla flat tax. Inoltre, le argomentazioni utilizzate si riferiscono ad una versione “ generale” della misura. Quando si entra nel mondo dell’azione politica reale, ci si discosta sempre di più dalla teoria e la complessità della trattazione si complica. Ciononostante, ritengo vi siano sufficienti motivi per dubitare della necessità di una riforma del sistema fiscale italiano verso un modello ad aliquota unica. Un Paese sviluppato come l’Italia, con un sistema di welfare consolidato, necessita di risorse necessarie per coprire i costi di una spesa pubblica sicuramente molto elevata e talvolta inefficiente, ma che resta fondamentale per garantire il principio di uguaglianza sostanziale, anche dal punto di vista sociale, sancito dalla costituzione.


[1] La Lega propone un’aliquota unica al 15%, Forza Italia al 23%. Nel programma elettorale di Fratelli d’Italia si riscontra la volontà di applicare la flat tax al 15% a tutte le patite IVA fino a 100.000 euro di fatturato.


[2] Eccezion fatta per la Russia. Nel caso russo non è però possibile definire se e come la flat tax abbia contribuito a mantenere costante il gettito, poiché concorrono altri effetti quale la crescita del Pil e i controlli più severi in termini di evasione.


[3] Deduzioni (riduzione del reddito su cui è applicata l’aliquota) e detrazioni (riduzione dell’imposta) se applicate in somma fissa rendono il sistema ad aliquota unica progressivo.

Michele Bartolini
Michele Bartolini
Michele Bartolini, classe 1998 nato a Frosinone. Laureato in scienze politiche all'università Roma Tre, attualmente iscritto al corso magistrale Economia e Politica Economica all' Universitá Alma mater di Bologna. Nel tempo libero ascolto musica, leggo libri e, appena posso, vado in montagna. Per sistema critico scrivo di Economia e Politica, con un occhio puntato sulla dimensione europea.

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