giovedì, 25 Aprile 2024

Il pallone bucato

La crisi causata dalla pandemia di covid-19, non ha risparmiano neanche il mondo del calcio. Questo è stato costretto infatti, con titubanza e ritardo, a fermarsi di fronte all’emergenza sanitaria, decidendo di rinviare  eventi importanti come l’europeo di quest’estate. Con il perdurare dell’emergenza in molti credono che sia impossibile e impensabile poter concludere la stagione. Posizione che si scontra con i vertici del calcio europeo (UEFA) e delle varie federazioni, su tutte quella italiana. Il presidente della Figc Gabriele Gravina infatti ha affermato che le conseguenze economiche, derivate da uno stop della stagione senza ripresa, sarebbero pesantissime e difficilmente recuperabili. Ma questa posizione non convince tutti. Molti addetti ai lavori chiedono un passo indietro di fronte ai morti e alla gravità della situazione. Domandandosi se una stagione annullata può veramente mettere in ginocchio lo sport più amato e odiato al mondo.

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Giusto continuare?

‘’The show must go on’’, lo show deve continuare. Questo è diventato il mantra delle varie federazioni e soprattutto della UEFA, che si rifiutano di chiudere la stagione in questo modo. E’ proprio per questo che la decisione del Belgio di non ripartire e assegnare la vittoria al Bruges, ha fatto infuriare il presidente della UEFA Ceferin. La sua risposta, in cui minacciava di escludere le squadre belghe dalla champions dell’anno prossimo, ha portato a un duro scontro con la federazione belga. Dimostrando ancora una volta la spaccatura venutasi a creare in questo sport.

Ciò che sostengono federazioni e UEFA è il fatto che prendere decisioni adesso è prematuro. Ciò precluderebbe qualunque chances di recuperare la stagione, qualora invece si ristabilissero delle possibilità di farlo. Dietro a questa presa di posizione, risiede la preoccupazione di perdite economiche miliardarie. Che potrebbero mettere a repentaglio la struttura economica del calcio con fallimenti e più in generale una crisi globale del sistema. Portare a termine la stagione, invece, significherebbe limitare i danni e non dover ragionare su come assegnare retrocessioni, posti in Europa, promozioni etc…

Ma questa posizione non piace a club, presidenti e soprattutto tifosi, che vedono non sostenibili queste ragioni. Quello che temono molte squadre infatti è che portare a termine questa stagione vorrebbe dire riprogrammare la stagione successiva da zero, compromettendo sia essa che l’europeo.

A indignare sono soprattutto le dichiarazioni di dirigenti e ed esponenti, soprattutto italiani. Essi pretendono di anteporre i propri interessi alla tragedia che molti paesi stanno soffrendo. Anche lo scontro venutosi a creare nelle ultime settimane relativo al taglio degli stipendi dei calciatori, ha lasciato interdetti tifosi e persone comuni. Che fuori da ragionamenti e disponibilità milionarie sono comunque costrette a dover rinunciare a tutto e sono soprattutto spaventate dalle incertezze del futuro.

L’ostinatezza di dirigenti e rappresentanti di questo sport, nel volere far finta di niente e quindi porre il calcio al di sopra di tutto (con approcci arroganti e al limite dell’incompetenza nel trovare una soluzione), stona davanti alla situazione mondiale del momento. Tutto ciò, non fa che far uscire il calcio distrutto nell’immagine prima ancora che nell’economia


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L’anno zero del calcio

Le parole rilasciate dal ministro dello sport Vincenzo Spadafora ,per La Repubblica il 29 marzo, sono state un duro attacco al sistema calcistico italiano. Nel mirino del Ministro sono infatti finite Lega italiana e Figc ree di aver chiuso un occhio sulle violazioni commesse da molti club di serie minori, sui conti in rosso delle squadre che si iscrivevano alla Serie b e serie minori. Alcune illegalità sarebbero addirittura di matrice mafiosa.

Figc e Lega si sono in questo senso sempre defilati dal prendersi responsabilità. Essi hanno permesso fallimenti, senza mai intervenire in modo deciso, lasciando che questo sistema malato crescesse trovando spazio anche in Serie A. Quello a cui assistiamo infatti è la realtà di molte squadre, che vivono al di sopra delle proprie possibilità. Esse vivono con stipendi faraonici ai giocatori, campagne acquisto milionarie e trucchi di vario tipo ( plusvalenze o prestiti per risanare debiti e far quadrare i conti).

La crisi che attraverserà il calcio avrà grosse ripercussioni nel breve e nel lungo periodo, con un ridimensionamento a livello globale. Un anno zero da cui ripartire. La vera domanda è se le figure che lo rappresentano oggi saranno all’altezza di questo. Sarà infatti loro compito ricostruire l’immagine a livello mondiale.

Oggi più che mai appare chiaro come il virus abbia rotto quella ‘’bolla’’ su cui si era appoggiato il calcio.Per riprendere l’espressione usata da Spadafora , il virus ha messo in luce tutti i limiti,dimostrando ancora una volta che il calcio è, nel bene o nel male, parte della società. E come tale non è immune dagli eventi che la colpiscono.

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Manuel Morgante
Manuel Morgante
Nato a Pesaro il 15 febbraio del 1998. Ho frequentato il liceo linguistico di Pesaro e attualmente studio storia all'università di Bologna. Ho la passione per lo sport, l'attualità, la politica e il giornalismo.

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