lunedì, 29 Aprile 2024

La libertà di stampa ci deve spaventare?

Dalle irriverenti prime pagine di Charlie Hebdo e Libero all’ultimo discutibile commento recentemente apparso tra le colonne de “Die Welt” sulla questione Coronabond, un burrascoso mare mediatico fatto di ideologie e sensazionalismi potrebbe portare ad una inedita rivalutazione della libertà di stampa.

“In Italien wartet die Mafia nur auf einen neuen Geldregen aus Brüssel.” (In Italia la mafia aspetta solo una nuova pioggia di soldi da Bruxelles)

Christoph B. Schiltz su “Die Welt”, 8 Aprile 2020
Prima pagina di “Libero”, 10 febbrao 2017

La libertà di stampa è un diritto irrinunciabile

“La Stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi.
Tuttavia le bibbie, i catechismi, i libri liturgici e di preghiere
non potranno essere stampati senza il preventivo permesso
del Vescovo.”

Art. 28 dello Statuto Albertino

“Libertà di pensiero, di parola e di stampa? Sì, purché regolata e moderata da limiti giusti, chiaramente stabiliti. Senza di che, si avrebbe anarchia e licenza. E ricordatevi, sopra tutto la morale deve avere i suoi diritti.”

Testamento politico di Mussolini, 22 aprile 1945

Le libertà di stampa ed opinione sono annoverate tra i principi fondamentali di una qualsivoglia democrazia degna di tal nome. La storia ci ha insegnato che la stampa, sotto qualsiasi forma, non può e non potrà mai essere completamente distrutta o repressa. Tormento di dittatori ed incubo di monarchi, la stampa è stata e forse sarà voce e spinta propulsiva di un’umanità che spinge i suoi limiti verso un irraggiungibile infinito.

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”

dall’ articolo 21 della Costituzione Italiana

Parliamo, tuttavia, di diritti tutt’altro che scontati. La pubblicazione di articoli come questo è anche frutto di secoli di proteste, di interminabili battaglie politiche, del sangue versato da chi non ha mai smesso di credere nel valore sociale e culturale della libera stampa. Si tratta di un complesso percorso che in Italia ha impiegato oltre un secolo prima di portare a risultati soddisfacenti, e che in molti paesi è ancora ben lungi dall’essere completato.

“Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof; or abridging the freedom of speech, or of the press;[…]”

Dal primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America

La giustizia passa per un articolo di giornale

In Italia più che altrove, articoli ed inchieste giornalistiche hanno potuto in più di un’ occasione sferrare colpi devastanti a fenomeni illeciti come la criminalità organizzata. Questi casi hanno dimostrato l’efficacia della libera stampa nell’assicurare alla giustizia gli infami protagonisti di realtà sconosciute ad alcune istituzioni e/o troppo spesso avvallate da altre corrotte o deviate. Esemplare è il caso di Pietro Borrometi il quale, grazie al suo lavoro e sotto costante minaccia, portò allo scioglimento per infiltrazione mafiosa del Comune di Scicli (RA).

“Io ho più volte sottolineato che faccio il mio dovere di giornalista, non faccio nulla di straordinario. Guardo i fatti, analizzo e racconto con nomi e cognomi. La lotta alle mafie non può più essere un grido come avveniva negli anni ’70 che portava a dire: “Le mafie ci fanno schifo”. Oggi fanno affari, talvolta con la politica. Corrompono. Io cerco di raccontare tutto questo e non mi sono mai piegato.”

Paolo Borrometi in un’intervista pubblicata il 28 Gennaio 2019 su Articolo21.org

Il lavoro di eroi come Borrometi e di, loro malgrado, martiri per la civiltà e per la giustizia come Daphne Caruana Galizia, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ci ricorda ogni giorno l’importanza del ruolo che la libertà di stampa ricopre nella costruzione e nella difesa di una società migliore.

“Ogni persona libera, ogni giornalista libero, deve essere pronto a riconoscere la verità ovunque essa sia. E se non lo fa è, (nell’ordine): un imbecille, un disonesto, un fanatico. Il fanatismo è il primo nemico della libertà di pensiero.”

Dalla lettera di Oriana Fallaci agli studenti della scuola Rosselli di Marina di Carrara, 8 maggio 1975

Stampa, denaro e politica: temi caldi in una guerra fredda

“Durante una cena, Franco Evangelisti, principale esponente della corrente andreottiana, provò a convincere Pecorelli ad accettare un assegno di 30 milioni di lire affinché non pubblicasse uno scoop su certi assegni che Andreotti aveva versato a Nino Rovelli e a Mario Giannettini.”

da Il sole 24 ore, 22 Marzo 2019

A partire dalla fine del secondo conflitto mondiale e, probabilmente, fino ai primi anni del nuovo millennio, l’Italia fu l’occhio di un ciclone politico ed ideologico fatto di intrighi internazionali, misteri, violenza e corruzione. Se ed in quale proporzione l’apparato giornalistico italiano fosse coinvolto in certe torbide vicende rimane un mistero. Un mistero rimangono inoltre le circostanze nelle quali persero la vita Pier Paolo Pasolini e Carmine Pecorelli, entrambi giornalisti ed entrambi alla ricerca di una verità che probabilmente “non s’aveva da trovare”.

l’assassinio di Carmine Pecorelli, Roma, 20 marzo 1979)

“Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il ’68, e in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del “referendum”.
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista).”

Pier Paolo Pasolini sul Corriere della Sera, 14 novembre 1974

Anticonformismo di massa

“[…]Quindi il problema principale è la mole, smisurata, di notizie, e poi certo, c’è anche il problema delle fake news, eccome se c’è. Ma quello c’è sempre stato però, ecco.
Oggi è diverso perché si è trasformato in un’arma a disposizione dell’ultimo imbecille, dell’ultimo farabutto, mentre prima era uno strumento impegnato dai giornali quando facevano disinformazione. Erano persone autorevoli o presunte tali. Adesso la bomba atomica è in mano anche all’uomo della strada. Non lo considero un particolare progresso.”

Michele Serra in un’intervista pubblicata su linkiesta.it, 7 Dicembre 2019

Nuove possibilità dal potenziale apparentemente illimitato, offerte alla popolazione da tecnologie il cui sviluppo marcia a ritmi imprevedibili, hanno dilatato e modificato irreversibilmente i concetti di “opinione” e di “stampa” intesi dai padri costituenti della Repubblica. Nell’era delle “fake news”, di Wikileaks ed Edward Snowden pensiamo che svelare le verità più torbide sia facile come costruirle. per ogni fatto di cronaca milioni di reporters più o meno attendibili forniscono milioni di versioni differenti, delle quali non le più attendibili ma le più incredibili vengono condivise da illimitate greggi di “menti” fuori dal coro.

Caccia allo scoop 2.0

Un’altro fenomeno giornalistico a noi forse nuovo, probabilmente molto più preoccupante dello scetticismo ignorante e dell’infinita ed indefinita mole di notizie piu o meno attendibili che ci bombardano in questo momento, è il cinico e sistematico bombardamento di cifre e statistiche riguardanti vittime ed individui ospedalizzati dopo alcuni gravi fatti di cronaca, disastri ed epidemie (caso esemplare quella in atto). Si tratta di una massiccia operazione di sciacallaggio, operata soprattutto dai grandi media, che in alcune sue inquietanti manifestazioni potrebbe essere degna d’essere parte delle più incredibili opere di Ray Bradbury.

“Coronavirus, ultime notizie: in Italia 22.745 vittime (+575) e record di guariti (+2.563). Calano ancora ospedalizzati (-1.107) e ricoverati in terapia intensiva (-124)”

da Ilsole24ore.com, 17 aprile 2020

Avvenne dopo la stagione degli infami attentati ad opera dell’ISIS, in seguito alla tragedia dell’hotel Rigopiano ed in seguito al terremoto che coinvolse le regioni del centro. Avviene periodicamente dopo ognuno dei tragici naufragi che ogni tanto insanguinano il nostro mare e le nostre mani. Sta avvenendo anche ora che il Coronavirus spezza vite e famiglie “prima del tempo” in tutto il mondo. Ciò che sta avvenendo nella mente di chi sta assistendo a questo macabro racconto, invece, è un macabro processo di desensibilizzazione che porta ad associare la fine di una vita umana ad una innocua cifra.

La gatta frettolosa fece i gattini ciechi

Seppur alquanto grave, quello descritto è un fenomeno “comprensibile”, data l’enorme e sempre crescente competitività tra vecchi e nuovi operatori del settore. Ciò potrebbe aver verosimilmente trasformato la semplice “caccia allo scoop” in una lotta senza quartiere. Specialisti e non dell’informazione si trovano coinvolti infatti ogni minuto di ogni ora in una guerra di logoramento dove ogni nuovo clic, ogni nuova visualizzazione, ogni punto percentuale di share può fare la differenza tra la pagnotta e l’oblio.

“Questa mattina Tgcom24.it ha fatto un errore grave: nel pubblicare la notizia della morte di Luis Sepúlveda, gli ha associato il romanzo “Cent’anni di solitudine”. E’ stato ovviamente un lapsus, un involontario corto circuito mentale dovuto alla fretta e che è stato velocemente corretto. Ma sempre di errore grave si tratta.”

Tratto da tgcom24.mediaset.it, 16 Aprile 2020
Sistema Critico
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