lunedì, 29 Aprile 2024

“Sono stata anche io vittima di Revenge Porn.”

Sistema Critico ha deciso di intervistare tre donne, molto diverse fra loro, sparse in tutta Italia, ma legate da un problema comune. Tutte loro, infatti, hanno scoperto solo recentemente di essere finite in gruppi di scambio foto.
Sebbene non si possa parlare propriamente di Revenge Porn (letteralmente “vendetta pornografica”), poiché nel caso di queste donne non si tratta di foto di nudo, l’esperienza resta allo stesso modo drammatica e non deve essere banalizzata.

Abbiamo provato a spiegare, in un articolo precedente della nostra giornalista, Benedetta Mancini,(https://www.sistemacritico.it/2020/04/07/storie-di-consenso-rubato-la-testimonianza-di-g/), l’orrore che si cela dietro ad alcuni gruppi Telegram.

Ma crediamo non sia abbastanza. Dopo il finimondo seguito all’intervista rilasciata da Wired Italia, tantissime sono le ragazze che hanno scoperto di essere vittime inconsapevoli di questo incubo. Perciò abbiamo ritenuto giusto intervistare alcune di queste persone, in modo tale da dargli una voce e (magari) una speranza in più per il futuro.

V. è una ragazza come tante; potrebbe essere una tua amica o la tua vicina di casa. La sua vita si è fermata quando ha scoperto di essere in un sito di scambio foto da ben 3 anni, a sua completa insaputa.
F. invece potrebbe essere tua mamma. Infatti, con suo marito, ha formato da tanti anni una straordinaria famiglia. Non aveva la benché minima idea di cosa fosse Telegram, fino a quando si è trovata catapultata dentro uno dei suoi gruppi.
Infine S. potrebbe essere la tua sorellina minore, che piangendo ti racconta di essere stata dalla Polizia Postale, ma che non c’è nulla da fare perché i suoi aggressori vengano puniti.

V, F, S sono donne che puoi incontrare per la strada, andando a fare la spesa, donne che puoi conoscere dal parrucchiere, in un bar, ad una festa: donne comuni.
Ci tengo a sottolinearlo varie volte per far capire che nessuno è immune da questo sopruso e che da un momento all’altro si potrebbero scoprire le proprie foto in uno di questi siti perversi; o addirittura passare una vita senza venirne mai a conoscenza.

Come in tutte le situazioni, non è semplice comprenderlo fino in fondo, se non si ha vissuto una situazione simile.
Non stiamo parlando di un semplice furto di alcune foto, ma di una vera e propria violenza psicologica, che ha spezzato queste donne e le proprie famiglie.

La testimonianza di S.

Gruppo Telegram ancora attivo in data 17-04-2020.

Come hai scoperto di essere finita in un gruppo di scambio foto?

Ero a casa tranquilla quando ho ricevuto tre messaggi di persone che avevo nella “friend list” e tutti mi mandavano lo stesso screenshot. All’inizio non capivo bene cosa stesse succedendo, ma dopo alcuni secondi ho realizzato che uno dei miei selfie era finito nella Bibbia 4.0. Ho scoperto di esserne vittima grazie a due ragazze e un ragazzo che mi hanno scritto. Non avevo mai parlato con queste persone, ma sono state così gentili da contattarmi, senza neanche pensarci due volte.

Come questo ha influenzato la tua vita?

Diciamo che per qualche giorno ho cercato di non pubblicare nulla. Ho riaperto un altro profilo su Facebook. Tutte le mie foto su Instagram le ho bloccate. Ho avuto molta paura. Quando credi che si sia toccato il limite, c’è sempre qualcuno che lo supera.

Mai avrei pensato che dei banalissimi selfie sarebbero finiti su un gruppo del genere. Ma ora so che dovrò starci molto più attenta riguardo queste cose.

Anche se ho capito che una persona non può vivere nella paura e una donna non può nascondersi per sempre. Non possiamo ritirarci da quello che siamo ed evitare di pubblicare selfie perché poi potrebbero essere ripubblicati. Questo non è giusto. Il problema è che, per esempio, Facebook non tutela abbastanza la privacy poiché le foto pubblicate diventano subito di “dominio pubblico”.

Pensi che questo potrebbe avere delle conseguenze future nell’ambito lavorativo?

Spero di no. Sarebbe una cosa troppo esagerata e addirittura meschina. Perché, noi ragazze, che colpa ne abbiamo?! Molte persone finite in questi gruppi erano ritratte solamente in semplici selfie.

Tuttavia, anche nel caso di quelle ragazze che hanno inviato i propri nudes in totale fiducia del partner, non capisco perché una cosa del genere dovrebbe avere ripercussioni sul lavoro. Spero che non accada. Sarebbe veramente il colmo se noi ci dovessimo prendere addirittura la colpa di queste cose!

Per quanto riguarda gli uomini che postano queste cose, mi auguro che questo possa influire anche nel loro lavoro, dato che c’era anche chi inviava foto di minorenni.

Secondo te come si potrebbe risolvere la situazione in Italia?

La situazione in Italia si potrebbe risolvere aumentando le leggi sulla privacy, ma diciamo che l’iniziativa dovrebbe partire da Facebook e dai social in generale.
Inoltre dovrebbe essere obbligatoria l’educazione sessuale nelle scuole, perché è un argomento molto sensibile e spesso i ragazzi non sanno bene come gestire queste cose. Penso che una materia del genere sarebbe veramente d’aiuto.

Ti andrebbe di mandare un messaggio ad una vittima di Revenge Porn? Cosa le diresti?

Ciò che direi a una vittima di Revenge Porn è, innanzitutto, che non è sola. Tantissime ragazze hanno purtroppo avuto questa “disavventura” (non so nemmeno come definirla) e non deve avere paura. Se ha bisogno di qualcosa deve sapere che ci sono tantissime persone che sono disposte ad ascoltarla e che non deve temere di postare un selfie o inviare una foto. Questo non è giusto. Non è corretto per noi donne, che siamo spesso sottovalutate in confronto agli uomini. Quindi penso che bisognerebbe trovare tutte insieme il coraggio di farci da spalla.

La testimonianza di V.

Home page di “Phica.net”, sito web di scambio foto e video amatoriali.

Come hai scoperto di essere finita in un gruppo di scambio foto?

Io e alcune mie amiche siamo venute a scoprire dell’esistenza del sito Phica.net per puro caso, grazie a una nostra amica di Genova che stava facendo delle ricerche per scrivere un articolo sul Revenge Porn. Lei si è imbattuta in questo sito e ha iniziato a curiosare nella sezione “Liguria”, dove si è trovata lei stessa.

Poi la notizia si è sparsa tra le poverette che, come me, ci sono finite dentro. Diciamo che le nostre foto sono tutte foto vecchie, pubblicate anni fa e mai più ripubblicate. Sono foto prese dai social, ad esempio la mia in costume e quelle di alcune mie amiche uguale. Sono foto normali.

Ti dico, ero in vacanza con il mio fidanzato ed ero la persona più felice del mondo. Ma vederla su un sito del genere, con dei commenti schifosi che ti lascio solo immaginare, ti fa domandare il perché. Perché a me?!
Poi realizzi che ci sono persone malate.

Sono rimasta basita perché c’erano anche donne, a cui si vedeva solo il volto, e che venivano insultate pesantemente allo stesso modo. Lì ho davvero realizzato che erano dei depravati. Perché, di fronte a una donna di quarant’anni, che potrebbe essere tua mamma, come fai a dire quelle cose?

Come questo ha influenzato la tua vita?

La mia vita?! Non lo so… è talmente fresca come cosa! Sicuramente mi ha fatto scoprire un mondo che prima non conoscevo. Quindi mi ha fatto aprire gli occhi. Sono triste, amareggiata, schifata, tutto quello che di brutto posso provare lo sto provando. Il sentimento maggiore che provo in questo momento è la paura; paura per essere finita chissà dove; paura che la mia faccia possa essere usata a chissà quale scopo, su chissà quale corpo. Però in questo momento, ti dico la verità, quello che potevo fare l’ho fatto. Per cui finché non emergono altre cose (spero mai) va bene così, purtroppo. Forse bisogna anche entrare nell’ottica che queste cose esistono e fare attenzione. Fare attenzione e basta.

Pensi che questo potrebbe avere delle conseguenze future nell’ambito lavorativo?

Sinceramente nel mio caso specifico non credo. Perché penso che chiunque possa pubblicare delle foto che siano in costume, in pantaloncini corti e magliettina ed essere liberissimo di farlo. Non c’è nulla di male! Sono foto veramente normali e io non ho nessuna colpa. Tuttavia conosco anche ragazze che vendono le proprie foto. In quel caso sicuramente non è un bel biglietto da visita, quantomeno se tu sei consenziente. Un altro fatto è se sto dormendo in mutande e il mio fidanzato, a mia insaputa, mi scatta una foto e la mette sul web. Perché dovrei essere etichettata o licenziata?! Quello non è colpa mia, io non ho fatto nulla di male.

Secondo te come si potrebbe risolvere la situazione in Italia?

Io sono un pochino pessimista… Penso che non ci sia una soluzione. Purtroppo in questi giorni anche un’amica di mia sorella (minorenne) si è trovata su un gruppo di Telegram e ha contattato la Polizia Postale. La risposta è stata: “Contatta la pagina, noi non ci possiamo fare nulla”.

Capisci che di fronte a questo non sei tutelata. Anche nel caso di questa ragazzina si parla di foto normalissime, foto che tutte abbiamo sul nostro profilo. Penso che sia un problema irrisolvibile, ma non voglio neanche far passare il messaggio che siamo noi a dover limitare i nostri contenuti. Finché si tratta di contenuti decenti, non può esistere il problema.

Il problema è nella mente degli altri, che vedono in una ragazza in costume qualcosa di sconcio, di schifoso e depravato. Io non credo nemmeno che possa servire fare tanta educazione a scuola. Sicuramente aiuta, ma purtroppo i depravati esisteranno sempre, così come i siti Telegram. Mentre i modi per fermarli non esistono. Fai chiudere una pagina e due minuti dopo la riaprono con un altro nome e così via. È una cosa troppa grande e incontrollabile. Poi non so come possa evolvere la cosa in futuro. 

Ti andrebbe di mandare un messaggio ad una vittima di Revenge Porn? Cosa le diresti?

Sì, le direi che comunque non è colpa sua. In qualunque caso, secondo me, la cosa principale è non sentirsi colpevoli. Vittime sì, perché purtroppo lo siamo, ma non colpevoli. Nel nostro piccolo è importante denunciare, sia in forma anonima o mettendoci la faccia e volendo arrivare in tribunale davanti a questi “schifi umani”.
Però l’importante è non nascondere la testa sotto la sabbia, perché in quel modo si fa il loro gioco.

Anche chi non ha passato queste cose, qualora venisse a conoscenza di gruppi o siti di questo tipo, li segnali e divulghi il più possibile il messaggio. Bisogna far capire che non è normale. 

La testimonianza di F.

Archivio nascosto dietro il gruppo Telegram “La Bibbia 4.0”.

Come hai scoperto di essere finita in un gruppo di scambio foto?

Una mia amica mi ha avvertito che su Instagram girava una storia di una sua amica, la cui cugina era finita in questo canale (la Bibbia 4.0). Questa storia avvisava le ragazze che erano state colpite da questa cosa. Tra queste ragazze c’ero io. Mi ha avvertito su Whatsapp, tramite sua figlia, e mi ha detto: “Guarda che ci sei pure tu su Telegram!”. In questi momenti ti chiedi il fine quale sia. La Polizia mi ha risposto che c’è un vero e proprio business dietro queste foto e che alcune vengono anche vendute. Se questa ragazza non mi avesse avvertito, probabilmente io non avrei saputo nulla. Io neanche sapevo esistesse Telegram. Sul mio telefono, infatti, si trovano solo le nostre foto e su YouTube “Peppa Pig” e “Masha e Orso”.

Come questo ha influenzato la tua vita?

Sicuramente in maniera negativa. Io non mi sento più me stessa. Ho paura di tutto e tutti. Il punto è che io non ero così. Sono una ragazza molto solare e molto tranquilla e non ho mai disturbato nessuno in vita mia, e viceversa. Questo mi ha stravolto e mi ha cambiata. Non volevo mettere più Facebook e volevo togliere Instagram. Non riesco più a fidarmi delle persone. Tutti mi hanno accusato di mettere troppe foto e che non dovevo farlo. Ogni giorno cerco di capire il motivo per cui qualcuno possa fare una cosa del genere. Ieri pomeriggio ho avuto anche un attacco di panico. Purtroppo una situazione come la mia non si risolverà mai perché non so se sono finita in altri siti.

Pensi che questo potrebbe avere delle conseguenze future nell’ambito lavorativo?

Ci ho pensato. Però io conosco i miei titolari da tantissimo tempo e li ho avvertiti già di quello che è successo. Mi sono sentita in dovere di farlo. Tuttavia non penso che possa avere ripercussioni, perché mi conoscono bene e lavoro lì da tanti anni. Allo stesso tempo, però, ho anche pensato che qualcuno potesse riconoscermi in quelle foto e dire: “Questa era là (in quel sito)!”.
In ogni caso ho cercato di tutelarmi in tutti i modi e spero di non avere problemi al lavoro.

Secondo te come si potrebbe risolvere la situazione in Italia?

Secondo me bisogna dare più sicurezza nei social. È vero che alcune foto non si possono nemmeno salvare su Instagram, ma il problema rimangono gli screenshot. Per esempio, hanno preso una foto mia e di mio marito al mare e a lui l’hanno ritagliato.

Io, in questo momento, con le mie capacità intellettive non riesco a trovare da sola una soluzione concreta a questo problema. Però ci sono tantissimi modi per tutelare di più le persone e penso che si potrebbe fare qualcosa in merito.

Ti andrebbe di mandare un messaggio ad una vittima di Revenge Porn? Cosa le diresti?

Non lo so. Momentaneamente la forza non c’è l’ho nemmeno io, anche se tutti mi spronano a tornare sui social. Non avrei mai creduto di vivere tutto questo. Ma è come se avessi vissuto una violenza fisica.

A questa vittima direi soltanto di farsi forza e che un giorno tutto verrà alla luce e di sperare che tutto questo verrà risolto. Non saprei, credimi, che altro dire, perché sono emotivamente distrutta. Spero soltanto che voi con tutte le vostre forze possiate mettere fine a tutto questo. Perché se non ci si passa, non si può sapere. Non si può capire.

Penso solo alle mie figlie che cresceranno in questo mondo e mi mette paura, tanta, tantissima. Perché se ora già esiste questo schifo, pensi a come potrà essere quando loro cresceranno, intorno ai 15-16 anni. Sarà tremendo.
Io penso che il mondo in cui viviamo non sia bello, ma che allo stesso tempo i genitori dovrebbero avere la possibilità di tutelare i propri figli.

Eppure, come vedi, a volte nemmeno noi riusciamo a tutelarci.

Ringraziamenti:

Ringrazio con tutto il cuore V, F, S per la loro fiducia e il loro coraggio nel volere raccontare ad altri questo capitolo amaro della propria vita, con la speranza che il loro sforzo non sia vano.

Grazie.

Sara Albertini

Sara Albertini
Sara Albertini
Sara Albertini, marchigiana, classe 1999. Positiva, sognatrice, ostinata; la musica di Einaudi accompagna il flusso dei miei pensieri. Sono laureata in “Culture letterarie europee” presso l’Università di Lettere e Beni Culturali di Bologna e attualmente frequento un master in giornalismo a Bruxelles. Scrivo di costume e società per il blog di Sistema Critico con l’illusione che la scrittura possa migliorare il mondo in cui viviamo.

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