venerdì, 26 Aprile 2024

God save the Queen: l’importanza della monarchia inglese nel 2021

Antiquata, sorpassata, fuori tempo massimo. No, una delle istituzioni politiche più longeve al mondo, la monarchia inglese, ha detto e ha ancora tanto da dire ai suoi detrattori. E tanto da dare ai suoi sudditi.

Tra storia e leggenda

Nella società contemporanea, alle soglie del terzo millennio, molti di noi si stupiscono di quanto alcuni miti e leggende facciano tuttora molta presa sull’immaginario popolare. Un racconto, in particolare, è stato e rimane da sempre oggetto di discussione, quello che narra le vicende della grande monarchia inglese.

Si, perchè è proprio nella leggenda che ha origine questa istituzione ormai millenaria. Innanzitutto, come in tutte le leggende, non si conoscono alla perfezione quali siano le origini del mito. Quale data considerare simbolica per la nascita di questo potere? Sicuramente i grandi regni del Wessex del IX secolo a.C. hanno contribuito a costruire la grande nazione britannica. Ma se si vuole veramente trovare un avvenimento che sia marchiato a fuoco nei libri di storia bisogna avanzare di circa 200 anni.

Il 14 ottobre 1066 ad Hastings Guglielmo il Conquistatore, duca di Normandia, sconfigge le truppe di Aroldo II e si pone come iniziatore di una stirpe che condurrà l’Inghilterra prima e il Regno Unito poi attraverso i secoli. Il fascino delle famiglie che si succedono al trono è innegabile. Dalla sacralità degli antichi Plantageneti alle contraddizioni della dinastia dei Tudor, passando attraverso avvenimenti di grande portata costituzionale come la firma della Magna carta libertatum o la guerra delle due rose (1455-1485).

Ovviamente ciò che fa la storia della monarchia inglese non sono i nomi delle nobili famiglie ma i sovrani, alcuni dei quali portano con loro tutto il fascino della personalità. Enrico VIII, colui che spinge la chiesa anglicana d’Inghilterra a separarsi da quella cattolica romana in nome dell’amore di sette mogli e della ricerca di un erede al trono. Elisabetta I, al centro degli intrighi di palazzo della cugina Maria Stuart, che combatte e distrugge l’Invencibile Armada di Spagna, salvando il suo regno.

Elisabetta I Tudor

Il quadro europeo

Un’istituzione certamente interessante. Che non è comunque del tutto inglese. Hanno infatti contribuito al benessere e all’espansione della terra di Albione le famiglie nobili di mezzo continente europeo, tra Germania, Francia, Grecia e Danimarca. Una su tutte la famiglia tedesca degli Hannover, che regge lo scettro del potere per quasi due secoli dal 1714 e conclude la propria storia con la più splendente età dell’oro mai conosciuta dal popolo inglese. Parliamo del regno della regina Vittoria, moglie del principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha e imperatrice d’India, sotto la quale il colonialismo inglese raggiunge il suo punto di massima espansione.

L’aspetto interessante che caratterizza la monarchia inglese, dunque, sta anche nel fatto che il suo fascino non si esaurisce con il passare dei secoli. Anzi, esso si rinnova in forme sempre nuove e adatte alle circostanze. Sotto l’egida di un sovrano poco conosciuto si apre il primo conflitto mondiale: in questa circostanza i forti sentimenti anti-tedeschi diffusi tra il popolo non possono essere ignorati dalla casa regnante ed allora il re Giorgio V, nel 1917, prende una decisione destinata ad influenzare tutto il XX secolo. Il 17 luglio 1917 nasce la casata dei Windsor e alcuni anni dopo, nel 1927, il re d’Inghilterra diventa sovrano del Regno Unito.

Un tipo che si potrebbe apparentemente considerare di poca importanza come Giorgio V diviene l’iniziatore di quella che ancora oggi è la famiglia più famosa al mondo. Di famiglie reali d’altronde il sovrano se ne intende, essendo anche il cugino preferito dell’ultimo Zar di Russia. Nicola II, che proprio in quell’anno non se la stava passando bene per colpa di un certo Vladimir Il’ič e della sua rivoluzione rossa. La capacità della monarchia di rinnovarsi, dunque, le permette di sopravvivere in un periodo di crisi di molti altri imperi millenari.

Giorgio V e Nicola II

Scandalo a corte

I discendenti di tanto grandi personalità non possono certamente essere meno chiacchierati. Con Edoardo VIII la monarchia inglese, dopo essere passata attraverso la leggenda e la storia, entra nella narrazione del 1900 attraverso il mezzo di informazione per eccellenza, ovvero il giornale. Peccato solo che si tratti del giornale scandalistico. L’ultimo Re dei Dominion Britannici d’Oltremare, salito al trono il 20 gennaio 1936, dopo solo 11 mesi compie qualcosa che nessuno dei suoi predecessori si era neppure immaginato. Abdica, e lo fa nel nome di un presunto amore. Sedotto e ammaliato dalla bellezza dell’americana Wallis Simpson ed insofferente ai cerimoniali e alla severità delle convenzioni di palazzo i l’11 dicembre Edoardo decide di lasciare il trono, aprendo le porte ad una della più grandi crisi costituzionali nella storia della monarchia inglese.

Wallis infatti è una donna con una storia sentimentale travagliata. Moglie di due mariti prima di conoscere il suo grande amore, è totalmente inadatta ad essere la consorte di quello che a tutti gli effetti è il capo della chiesa d’Inghilterra. Senza neppure aver vissuto il privilegio dell’incoronazione, dunque, Edoardo VIII ritorna ad essere semplicemente Edward Windsor, duca di York.

La vita del nuovo duca, tuttavia, continua ad essere di imbarazzo per la monarchia inglese, tra uno stile di vita alquanto dispendioso e le presunte simpatie naziste del personaggio in questione. L’unica soluzione è l’allontanamento da casa e l’esilio in terra francese.

Dall’ora più buia, l’importanza dell’essere re

Il nuovo sovrano è Albert Windsor, fratello di Edward, che prende il nome di Giorgio VI. La prova che deve affrontare il è enorme. In quegli anni infatti, le nubi nere nazionalsocialiste si addensano sul mondo. Il compito della monarchia inglese è quello di mantenere uniti e saldi i suoi sudditi ed in neo-incoronato Giorgio adempie alla perfezione ai suoi compiti. Rifiutando la fuga in Canada e resistendo ad oltranza il giovane uomo caratterizzato dalla balbuzie si guadagna l’amore dei sudditi non meno del più famoso Winston Churchill. Meno di cento anni fa, dunque, un altro monarca all’apparenza debole ribadisce il valore di un’istituzione che nell’ultimo secolo del vecchio millennio sembra già sulla via del tramonto.

Ancora una volta la leggenda dei re inglesi vive. La monarchia, che sembra ormai da anni sul punto di scomparire, diventa il caposaldo attorno a cui si stringono le popolazioni dell’impero inglese e del mondo intero. La forza d’animo dimostrata dal sovrano nel rimanere al suo posto nel momento più difficile della storia moderna riempie di significato quelli che alcuni considerano ormai vuoti cerimoniali.

Alla fine dell’età elisabettiana

Questa forza Albert la trasmette alla figlia, l’attuale regina Elisabetta II. Basti pensare che il suo è attualmente il regno più longevo nella storia della monarchia inglese. Incoronata dopo la morte del padre a soli 25 anni, il 2 giugno 1953, Elisabetta è e rimarrà da sempre un simbolo per tutto il mondo per la sua risolutezza e la sua forza. A cominciare dalla scelta dello sposo, Filippo di Mountbatten, considerato all’epoca inadeguato al ruolo di consorte reale a causa dei legami delle sue sorelle con alti gerarchi nazisti.

Elisabetta II e Filippo di Mountbatten

Un simbolo dell’età moderna, passato incolume attraverso momenti complicati. Ad esempio gli scandali legati alla sorella Margaret e al Duca di Edimburgo e i contrasti con Margareth Thatcher. Per non parlare del vero terremoto che nel 1997 rischia di distruggere definitivamente la corona, ovvero la tragica morte di Lady Diana Spencer.

Costo e beneficio

Alla luce di quanto narrato dalla storiografia antica e moderna è possibile rispondere alla questione che molti si pongono. La monarchia inglese ha ancora un significato preciso nel 2021? Nel mondo moderno e democratico si può ancora accettare l’idea di una famiglia reale? Certo che si. Esattamente come la religione e la filosofia anche il concetto che si trova alla base della monarchia inglese si regge sull’idea di tradizione, di storia, di leggenda. Dal piccolo gossip di palazzo al grande discorso rivolto ai capi di stato mondiali. La vita del popolo inglese è e sarà sempre indissolubilmente legata a quella dei suoi sovrani.

Una vita da privilegiati, un’inaccettabile spesa in tempi di crisi. Forse, ma se si facesse un’analisi costi/benefici il risultato molto probabilmente non sarebbe quello sperato dai detrattori di sua maestà. E’ possibile che il prossimo sovrano ci smentisca, ma per il momento quell’aura di sacralità attorno alla figura del re, quella tradizione che si fa carne e ossa, è un valore aggiunto per tutti i sudditi di sua maestà. God save the Queen!

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Matteo Moglia
Matteo Moglia
Di marca bellunese dal 1994, laureato in Lettere Classiche e Storia Antica all'Università degli studi di Padova. Professore di greco e latino, giornalista e speaker radiofonico, lavoro tra Belluno e Padova. Plasmato della storia e della scrittura, oscillo tra il mio carattere perfezionista ed il mio pensiero relativista (non a caso sono un grande fan del maestro Battiato). Appassionato di politica, liberale convinto.

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