sabato, 20 Aprile 2024

Opere censurate e la questione del nudo nell’arte

L’applicazione nel 1988 delle foglie di fico sui corpi nudi dei due protagonisti nell’affresco La cacciata dei progenitori dall’Eden di Masaccio, le braghe commissionate da Papa Giulio II a copertura dei corpi nudi del Giudizio Universale di Michelangelo, la censura dell’intera mostra di Modigliani avvenuta nel 1917 a causa dell’esposizione simultanea di numerose opere d’arte raffiguranti nudo femminili e per questo considerati osceni. 

A ogni epoca la propria cerchia di uomini autoritari e pudici che arrossiscono davanti a un nudo femminile e demonizzano la presunta carica erotica che determinate sculture assumono ai loro occhi immacolati. Uomini che giustificano la censura con il rispetto del decoro pubblico in accordo con determinate direttive imposte da religione e politica. 

In dettaglio gli interventi di Daniele da Volterra, Il Giudizio Universale, 1536-1541, affresco, Cappella Sistina (Vaticano). Le braghe vennero applicate dopo la morte di Michelangelo nel 1564

La censura del nudo nella storia dell’arte

Il collegamento che il pubblico europeo bigotto e benpensante crea tra nudità ed erotismo affonda le basi in un processo millenario avviato in Occidente con la nascita della chiesa cattolica, istituzione per la quale la sessualità doveva essere vissuta solo secondo determinate norme di comportamento e trattata soltanto nel contesto del matrimonio a scopo procreativo. Se provate a digitare le parole “nudità per la religione cattolica” su un qualsiasi browser vi troverete davanti una lista di siti contenti affermazioni come “il nudo è peccato, è immorale, è spaventoso”. Oppure “l’uomo e la donna si coprono per pudore e rispetto del prossimo, non sono come gli animali, non cedono alla tentazione della carne”. 

Esempio di nudo nell’arte del primo Rinascimento e censura
Masaccio, dettaglio de La cacciata dei progenitori dall’Eden, 1425, Cappella Brancacci, Chiesa del Carmine (Firenze). Lo stato dell’affresco è quello precedente alla pulitura del 1988 con la quale sono state rimosse le foglie di fico applicate come censure nel 1642

Il nudo nell’arte rinascimentale

Fin qui il ragionamento torna: il nudo si collega al sesso e quindi al peccato. Ma allora come si spiega la grande rappresentazione del nudo in arte avvenuta a partire dal Rinascimento?

In poche parole: riscoperta del mondo classico, studi umanistici, ma soprattutto presenza del nudo solo in contesti mitologici (divinità classiche ed eroi biblici) e solo su richiesta di determinate committenze che, come potete intuire, non erano di certo ecclesiastiche.  

Essendo ormai oggetto proibito, il nudo nell’arte diventa per i nobili sinonimo di lussuria ed erotismo. Basti pensare alla magia di Palazzo Te a Mantova: nel primo Cinquecento vennero commissionati a Giulio Romano I Modi, una serie di 16 disegni raffiguranti 16 coppie eterosessuali in posizioni diverse “durante l’amore”. Col passare dei secoli, la situazione non cambia. Come accennato prima con il caso Modigliani, le autorità continuano a censurare la nudità nelle gallerie e tutto questo porta all’esasperazione degli artisti. 

Come introduzione può bastare, ora è il momento di introdurvi a un caso di tentata censura molto recente che potrebbe farvi sorridere ma anche riflettere in seguito agli esempi presentati poco fa. 

Giulio Romano, Gli amanti, 1525, olio su tela, Museo Statale Hermitage di San Pietroburgo (Russia)

Esorcizzare l’ignoranza dalla Fontana di Luigi Ontani 

Fontana è un monumento concepito nel 2019 da Luigi Ontani, artista di fama internazionale che da sempre si destreggia tra fotografia, pittura e scultura. Celebre per i suoi “tableaux vivants“, ovvero delle scene in cui gli attori rimangono fermi e silenziosi in posa come in un quadro. Al loro interno, Ontani indaga la sua identità sperimentando numerosi ed eccentrici travestimenti. 

Per Vergato (BO), la sua città natale, crea Fontana, un monumento intriso di iconografia greca e romana. Divinità e creature mitologiche raffigurano il fiume Reno, il Torrente Vergatello, l’Appennino e gli elementi della topografia del luogo. Al centro dell’opera d’arte un fauno nudo dall’aspetto fiero, gli occhi bianchi e il pene eretto, tiene sulle spalle un putto alato. 

L’inaugurazione del monumento ha sollevato numerose critiche e in un primo momento è stata presa in considerazione la possibilità di rimuoverla nel “rispetto del decoro pubblico”. Il senatore Simone Pillon, si è scagliato sul Fauno definendolo un “Satanasso” e augurandosi una colata di cemento sopra l’intero monumento. 

Davide Fabbri, diacono di Rimini e membro della Milizia di San Michele Arcangelo, nel settembre 2018 condannato a sei mesi di reclusione per propaganda fascista. Dopo l’inaugurazione della statua e le relative polemiche ha promosso un’iniziativa che ha trovato anche l’adesione dei neofascisti di Forza Nuova; l’esorcismo della statua accusata di evocare il demonio. 

La mia arte è legata alla mitologia e all’allegoria. Nelle mie raffigurazioni non ci sono intenti politici. Ho il massimo rispetto della religione e non capisco tutta questa polemica. Racconto favole e leggende che nulla hanno a che fare con il satanismo.

Luigi Ontani

È proprio da questa affermazione che intendo approfondire il legame che intercorre tra la scultura di Ontani e la mitologia classica, tra nudo e arte.

La rappresentazione del Fauno nell’antichità classica

Brutale, istintivo, capriccioso, ingovernabile, tutte caratteristiche proprie di fauno, sileno e satiro; dotati di enormi falli, impersonano il contromodello dell’uomo greco e romano. Dai connotati grotteschi e caricaturali, barbe nere e incolte, naso schiacciato o a punta, disarmonia tra le parti del corpo. Lontani dalla civiltà, preferiscono abitare nei boschi dove possono consumare le orgie più sfrenate in nome di Dioniso e minacciare l’incolumità dei suoi frequentatori. 

Fauno, conosciuto anche come “Fauno colla macchia”, copia romana di originale greco, I sec. a.C. circa, Gipsoteca di Monaco

Il fallo eretto nell’opera d’arte di Ontani non risponde ad alcun intento malizioso o a qualche rito propiziatorio di fertilità legata al nudo. Il fallo e il nudo maschile hanno una funzione magica e sovrannaturale di protezione. Inoltre, le immagini di sesso esplicito tra fauni rappresentati nella pittura vascolare non hanno niente di “osceno”: all’epoca erano immagini quotidiane e sotto l’occhio di tutti.  

Endimione e il demonio nell’opera di Ontani

Fontana è frutto della rielaborazione del registro mitologico operata dall’artista, un ragionamento che possiamo ritrovare in un’altra sua opera del 1986: Endimione e Demonio. Un tondo dal bordo ricoperto di foglia d’oro raffigurante il giovane della mitologia greca e un demone alato. Ontani ci propone un universo classico intrecciato a elementi dell’iconografia cristiana, come l’ambientazione campestre e il demonio. Secondo la mitologia classica, Selene, la dea d’argento personificazione della Luna, si innamora perdutamente di Endimione un giovane bellissimo e mortale. La dea sa che l’oggetto del suo amore non potrà durare per sempre, così si rivolge a Zeus pregandolo di dare a Endimione la giovinezza eterna. 

Endimione viene raffigurato addormentato davanti alla grotta, ma insieme a lui non troviamo la bellissima dea della Luna intenta ad osservarlo, bensì un demonio alato di tradizione cristiana con il fallo eretto come i fauni. Forse addirittura una citazione del Faust di Goethe, nel quale il protagonista chiede al diavolo la giovinezza eterna. In effetti, i demoni cristiani assomigliano fortemente ai fauni e ai satiri della mitologia greca. Rappresentati con le corna caprine, le espressioni grottesche e la metà inferiore del corpo trasformata in zampe di capra e ricoperta da una folta peluria.

Il dipinto è composto da elementi opposti e per certi versi contraddittori, tra sonno e realtà, dolcezza e inquietudine, punizione e salvezza. Dualismi che possono essere riassunti in un solo termine: κω̑μα (“coma”), uno stato insieme dolce e terribile, strumento divino che può essere benevolo o punitivo.

Anche in questo caso e in generale nell’arte del nudo, il bigottismo non lascia scampo proprio a nessuno, l’indecenza è negli occhi di chi con una mano sventola un testo sacro e con l’altra impugna un forcone.  

Eleonora Ficara
Eleonora Ficarahttps://www.sistemacritico.it/
Classe 1998. Fiorentina atipica che risparmia le “c” da una fine orrenda. Dopo la laurea in Beni Culturali aspetto con ansia di iscrivermi a Storia dell’Arte a Siena, nel frattempo leggo e sottolineo meticolosamente qualsiasi saggio sull’arte. Le passeggiate con gli amici sono un diversivo per scovare qualche nuova galleria d’arte, gli articoli un modo per dirti che no, quel dipinto non potevi farlo anche tu.

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