venerdì, 26 Aprile 2024

Brasile: la svolta a sinistra con Lula

Sono stati pochi centesimi di voto ad attestare la vittoria di Luiz Inácio Lula da Silva lo scorso 30 ottobre. “Lula”, così soprannominato dagli albori della sua carriera politica, ha infatti inaugurato il nuovo anno dando ufficialmente inizio al suo terzo mandato da Presidente del Brasile.

La sconfitta dell’ormai ex Presidente Jair Bolsonaro è stata però il risultato di un testa a testa che si è concluso con una maggioranza risicata del 50,9%. I numeri parlano di una realtà estremamente polarizzata. Alla popolazione prevalentemente di destra del Sud-Ovest del Paese, se ne contrappone una favorevole al Presidente di sinistra a Nord-Est, ad eccezione delle regioni Roraima ed Anapà.

Mappa del voto popolare al ballottaggio tra Lula e Bolsonaro delle elezioni presidenziali in Brasile, tenutosi il 30 ottobre 2022.
Risultati del ballottaggio tra Lula e Bolsonaro per ottenere la carica presidenziale.
(credit: https://www.ispionline.it/)

“Un’elezione che ha messo di fronte due progetti nazionali opposti e che oggi ha un solo grande vincitore: il popolo brasiliano”

Luiz Inácio Lula da Silva – discorso 30 ottobre 2022

La sua campagna elettorale si è basata su promesse di cambiamento per il Paese più grande e influente dell’America Latina. Lula ha cercato un dialogo diretto con la popolazione, mettendo in luce le problematiche aggravatesi durante l’amministrazione del suo oppositore. È stata, in questo senso, una mossa chiave la stesura della “Lettera al Brasile di domani”, che sintetizza in 13 punti il programma elettorale della sua candidatura.

Il Partito dei Lavoratori (Partido dos Trabalhadores – PT) aveva raggiunto il picco del successo nel 2002, quando Lula, uno dei suoi fondatori, aveva ottenuto il primo mandato presidenziale. È proprio in questa fase, però, che fazioni più radicali interne prendono le distanze dall’approccio moderato del Presidente, provocando notevoli fratture.

Le elezioni parlamentari di ottobre hanno visto il PT inserito nella coalizione “Brasile di Speranza”, assieme al Partito Comunista del Brasile e al Partito Verde. Quest’ultima ha ottenuto il 13,95% dei voti per la Camera dei Deputati. Il quadro interno è, quindi, piuttosto frammentato, con seggi spartiti tra ben 19 partiti o coalizioni.

La figura di Lula

Da Silva è una figura ben nota al popolo brasiliano, che torna al potere a distanza di 20 anni dal suo primo mandato. Nel 2002, infatti, viene eletto Presidente, il primo proveniente dalla classe operaia, sconfiggendo José Serra del Partito della Social Democrazia Brasiliana. La rielezione nel 2006, questa volta contro Geraldo Alckmin, con oltre il 60% dei voti, testimonia il successo della prima amministrazione prettamente di sinistra del Paese.

Entra nell’ambiente politico negli anni ’60, tramite attività sindacali della fabbrica in cui lavorava. Vive quindi da vicino le grandi tensioni politiche e sociali della Guerra Fredda e della dittatura militare dei Gorillas. Dal 1986, quando fece parte dell’Assemblea costituente per la nuova Costituzione del 1988, inizia la sua scalata fino alla prima presidenza.

Nel corso dei suoi due primi mandati sono stati avanzati diversi piani di riforma per il sociale, anche se non tutti pienamente efficaci. “Fome Zero” e “Bolsa Familia” sono sicuramente tra i programmi di Conditional Cash Transfer più ricordati per la lotta contro la povertà.  

L’approccio riformista moderato adottato tra il 2003 e il 2010, agevolato dalle condizioni economiche favorevoli del periodo, ha conferito a Lula un appoggio popolare stabile e duraturo. Questo gli ha consentito il ritorno in carica anche a seguito di gravi accuse legali.

L’attuale Presidente, infatti, dovrà riconquistare la fiducia del Paese a seguito dello scandalo “Lava Jato”. Nel corso di questa inchiesta, iniziata nel 2014, venne accusato di corruzione e riciclaggio di denaro per i suoi legami con Petrobrás, grande azienda petrolifera brasiliana.

Dopo aver scontato 580 giorni di reclusione, le quattro accuse a suo carico sono state annullate dal Supremo Tribunale Federale a marzo 2021. La mancanza di prove effettive del suo legame diretto con il colosso petrolifero gli ha aperto la strada per la nuova campagna presidenziale.

L’eredità di Bolsonaro

Le problematiche con cui si apre questa nuova presidenza sono molteplici, anche a causa delle politiche adottate dal predecessore di estrema destra, Jair Bolsonaro. Quest’ultimo, eletto nel 2019, è stato più volte criticato dagli attori internazionali per le conseguenze delle sue posizioni radicali.

La sua gestione della pandemia ha sicuramente aggravato la coesione sociale nel Paese. La sua forte retorica negazionista dai toni populisti, infatti, ha portato a minimizzare l’emergenza sanitaria. La Commissione d’inchiesta del Congresso brasiliano ha, per questo, avviato le procedure per l’accusa di “crimini contro l’umanità” per aver contribuito alla diffusione del virus, che ha causato oltre 600.000 morti nel Paese.

Un’ altra grande sfida riguarderà la tematica ambientale e, in particolare, la significativa crescita del tasso di deforestazione dell’Amazzonia. L’Istituto brasiliano di ricerche spaziali (INPE) ha infatti registrato un quasi raddoppiamento dei chilometri quadrati deforestati annualmente: da 7.536 km2 del 2019 si è passati a 13.235km2 nel 2021.

La partecipazione del neoeletto alla COP27, tenutasi a Sharm el-Sheik a novembre 2022, sembra confermare i buoni propositi della nuova amministrazione. Nonostante gli ambiziosi obiettivi riguardanti la drastica riduzione della deforestazione e maggiore protezione per le popolazioni indigene, la divisione interna del Congresso potrebbe rivelarsi piuttosto limitante.

La situazione economica ha, inoltre, già messo a dura prova i primissimi giorni del nuovo mandato. Lo scenario è infatti totalmente diverso da quello trovato nel 2003, con un’inflazione del 6% nonostante il notevole innalzamento dei tassi di interesse da parte della banca centrale.

Prospettive future

Con uno scenario interno estremamente polarizzato e diverse urgenti problematiche da gestire, Lula dovrà sostenere forti pressioni a livello internazionale. Potrà però contare sul supporto di molti leader, dalla scena sudamericana fino alla Cina, che sembrano aver colto positivamente il suo traguardo.  

Tra i tanti messaggi di congratulazioni, sono arrivati anche quelli dei vertici dell’Unione Europea.

“Congratulations, Lula, on your election as President of Brazil. I look forward to working with you to address pressing global challenges, from food security to trade and climate change”

Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea

Similmente, il Presidente americano, Joe Biden, ha affermato di essere propenso a collaborare nei mesi a venire.

Dopo la sconfitta delle rispettive destre radicali, il Brasile potrebbe, infatti, beneficiare notevolmente dell’appoggio statunitense per portare avanti l’ambizioso programma politico promosso.

Non mancano, per di più, interessanti similitudini tra il cambio di potere in Brasile e quello avvenuto nel 2020 negli Stati Uniti. I fatti dello scorso 8 gennaio a Brasilia richiamano, infatti, quelli avvenuti il 6 gennaio 2021, quando radicali sostenitori del Presidente repubblicano uscente Donald Trump assaltarono il Campidoglio statunitense.

Questa volta si tratta invece di sostenitori di Bolsonaro, che hanno preso di mira la sede del Parlamento brasiliano. L’ex Presidente ha per ora condannato gli attacchi, definendoli “azioni illegali”.

Migliaia di Bolsonaristi attaccano la sede del Parlamento brasiliano a pochi giorni dalla proclamazione di Lula a nuovo Presidente.
Centinaia di bolsonarsti assaltano la “Piazza dei Tre Poteri” a Brasilia.
(credit: https://www.ilpost.it/)

Le future mosse del Brasile saranno sicuramente sotto i riflettori, data la centralità acquisita dai recenti avvenimenti. La portata delle sue risorse economiche e naturali, inoltre, lo rendono un attore sempre più cruciale nel quadro internazionale.

Nonostante il lascito dello scandalo Petrobrás, la svolta a sinistra ha riportato speranza a buona parte della popolazione e a molte potenze mondiali. Ora, però, è tempo di veri cambiamenti. Questo mandato può restituire credibilità, oltre che al rispetto dei diritti umani e la protezione ambientale in Brasile, anche alle potenzialità di una sinistra che appare ormai sempre più fragile e frammentata in diversi Paesi.

Mirna Toccaceli
Mirna Toccaceli
Attualmente studentessa del corso magistrale European and International Studies, presso l'Università di Trento. Mi piace informarmi ed informare su ciò che accade nel mondo, confrontando più prospettive. Nelle pause dai libri viaggio: se non posso fisicamente, lo faccio con la mente mettendo un paio di cuffiette.

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