sabato, 27 Aprile 2024

“Eddi” Marcucci: combattere contro l’ISIS, e finire sorvegliati speciali

Quelle – rare – volte in cui si parla di Maria Edgarda “Eddi” Marcucci, non si capisce mai bene dove stia la notizia. Ed è strano, perchè la sua storia sembra abbastanza semplice, almeno nelle fasi iniziali.

Storie di attivismo

Eddi è una ragazza torinese classe ’91, appassionata di tematiche sociali e di diritti umani. Dopo la scuola sceglie di frequentare la facoltà di Filosofia, e si avvicina sempre di più al gruppo di “confronto tra diverse realtà femminili e femministe” Non una di Meno, diventando una vera e propria attivista.

Nel 2017 Eddi fa “il salto definitivo” e decide di lasciare la propria “comfort zone” e di partire per la Siria.La sua speranza era quella di contribuire a difendere anche i diritti delle donne del Rojava, ma più in generale quelli di tutte le comunità Curde che si distinguono, inequivocabilmente secondo fonti internazionali, per valori come la democrazia, l’inclusione sociale e la parità di genere.

Le donne del Rojava

Difatti è proprio li, nei lembi di terra contesa tra Iraq, Iran e Siria e Turchia – dove il popolo curdo è stato “frammentato” fino a volerne addirittura negare l’identità nazionale e la lingua; che si sono venute a creare delle istituzioni autonome femminili uniche al mondo per origine, organizzazione e struttura: le Forze di protezione femminile del Rojava (Ypj).

Queste donne si difendono contro la pratica primitiva e repressiva della Sharia, e “fanno gruppo” contro le lapidazioni e gli stupri che ogni giorno le opprimono e le riducono al silenzio; difendendosi anche con la forza quando necessario.

Nei campi profughi in cui sono confinate, con la pressione costante dell’ISIS e dei conflitti sempre latenti tra le altre popolazioni limitrofe; sono state in grado, oltre che di difendersi “semplicemente”, di costituire delle vere e proprie “comunità democratiche”, in cui ognuna di loro possiede un compito, ha diritto di voto e di parola, e partecipa secondo le proprie capacità al progresso del gruppo.

“Un esempio unico al mondo di femminismo e di democrazia” a detta di diversi osservatori internazionali. Questo forse ha rappresentato anche l’aspetto scatenante che ha spinto Eddi – appassionata già da prima di queste tematiche – a voler partire per il Medio Oriente.

Ecco, da questo punto in poi la sua storia inizia ad assumere diverse connotazioni “ambigue”, potenzialmente differenti a seconda del proprio punto di vista. Vediamo di fare chiarezza.

Tra verità oggettive e soggettive

L’incipit del nostro articolo era: “dove sta la notizia in questa storia”?

Risiede forse nel fatto che una giovane ragazza italiana si senta così partecipe di una causa che avviene “dall’altra parte del mondo” tanto da voler “abbandonare” il proprio paese?

Può essere, ma molti invece concentrano l’attenzione su altri aspetti della vicenda, come per esempio il fatto che lei e molti altri volontari partiti dalle più disparate regioni del globo per aiutare il popolo curdo siano finiti per combattere con le armi contro l’ISIS, sviluppando delle esperienze da veri e propri soldati.

Il problema sul caso di Eddi

Quindi il “problema”, la notizia, l’anomalia risiede nel fatto che dei giovani scelgano di “abbandonare” il proprio paese per diventare “foreign fighters”, ovvero guerriglieri in terre straniere” – come titolato provocatoriamente da alcune testate giornalistiche?

Oppure ancora l’elemento principale del racconto è ciò che può avvenire al rientro in patria di questi ragazzi, come le misure cautelari e l’esclusione sociale ai quali sono spesso costretti – per timore che le abilità da guerriglieri vengano poi “spese” nella patria “natale”?

Nel caso di “Eddi” Marcucci è stata applicata la legge che prevede la “Sorveglianza Speciale”; una norma considerata da molti esperti come uno strascico – ormai anacronistico – dell’epoca fascista, essendo in buona sostanza l’evoluzione delle misure di prevenzione create da Mussolini nel ’31.

Cosa si intende per Sorveglianza Speciale

Questo provvedimento comporta che la giovane attivista debba rispettare le seguenti regole: “da marzo 2020 deve rincasare dalle 21 alle 7 del mattino, non può avvicinarsi a locali pubblici dopo le 18, deve notificare ai commissariati qualsiasi spostamento fuori dal comune di Torino, non può partecipare a riunioni pubbliche – quindi ha dovuto interrompere le decine di conferenze che teneva in tutta Italia per raccontare la situazione femminile, curda e siriana – e deve portare su di sé un libretto rosso  su cui gli agenti di polizia possano scrivere le loro annotazioni” [fonte la Repubblica].

E solo lei, tra gli altri due italiani “sotto esame” – Paolo Andolina, Jacopo Bindi – è stata sottoposta a questa misura cautelare – che ricordiamo si basa su un sospetto di “pericolosità sociale”, e non su un processo. “Eddi” Marcucci tra l’altro è l’unica donna di quel gruppo, come sottolineato in maniera insistente da alcuni organi di stampa ancora, diversi dai precedenti.

E in tutto questo marasma di “visioni diverse” sulla vicenda, qualcuno potrebbe giustamente chiedersi: perché questa notizia sta “venendo fuori adesso” se lei è stata condannata già il 17 marzo?

Una forte mobilitazione

La risposta a questa domanda potrebbe essere semplice, e risiede probabilmente nel fatto che il 12 novembre si è tenuto un altro appello in aula, e in molti – comprese le voci influenti di Zerocalcare, Paolo Virzì e un coordinamento di circa 340 intellettuali – si stanno mobilitando per sensibilizzare tutti in vista del pronunciamento finale atteso entro 40 giorni.

Ma a difendere Eddi non è solo il mondo degli intellettuali; ma anche un gruppo di undici influenti giuristi italiani, tra i quali spiccano le firme di Ugo Mattei ed Alessandra Quarta, passando per quelle dei costituzionalisti Anna Poggi e Enrico Grosso, fino ad arrivare a quella del docente ordinario di diritto penale Davide Petrini.

Il loro comunicato stampa ufficiale recita così:

“Voglia l’Autorità Giudiziaria torinese adoperarsi per l’immediata restituzione a Maria Edgarda Marcucci della propria agibilità politica, fisica ed informatica, affinché essa possa continuare nella propria battaglia politica e culturale a favore del Rojava. Si voglia altresì aprire immediatamente una rinnovata discussione politica e giuridica sull’incompatibilità della sorveglianza speciale rispetto ai parametri della nostra Costituzione e della Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo”.

Troppe le chiavi di lettura

Ecco, dopo tutta questa serie di informazioni miste a domande ed interrogativi, capiamo che indubbiamente ci possono essere tante chiavi di lettura di questa vicenda, e seconda del proprio punto di vista si tenderà a “vederne” maggiormente l’una o l’altra.

Noi cerchiamo semplicemente di mettere ordine tra le varie informazioni, e fare chiarezza. Perché forse in mezzo a tutto questo mare di opinioni, di visioni sia faziose sia genuine che vi abbiamo esposto, molto simili a quelle avvenute al rientro in patria di Silvia Romano, ci stiamo perdendo davvero di vista la cosa più importante.

L’elefante nella stanza

Ci sta sfuggendo il grande paradosso – che in molti probabilmente non conoscono – di come l’unione Europea tratti i “propri” foreign fighters una volta rientrati in patria dal Medio Oriente.

Perché se a Maria Edgarda Marcucci una volta tornata in Italia è stato riservato il trattamento di “Sorvegliata Speciale”; sorte totalmente opposta è toccato alla sua concittadina europea Shamima Begum.

Ragazza inglese della periferia est di Londra – ma dai genitori di origini Balghadesi, all’età di appena 15 anni Shamima ha deciso di trasferirsi nello stato Islamico, e di unirsi alle file dell’ISIS. Anni dopo, una volta rientrata in Inghilterra, il governo britannico ha disposto che le venisse addirittura restituita la cittadinanza inglese!

E quindi, mentre “Eddi” Marcucci è sottoposta a delle misure che sostanzialmente ne limitano la libertà di espressione, di attivismo e aggregazione sociale. A Shamima Begum viene addirittura ri-concessa la cittadinanza inglese e il diritto di poter partecipare alla vita “normale” del proprio paese!

Le informazioni sono sotto gli occhi di tutti, adesso chiediamo al lettore, qual’è davvero la differenza tra Eddi e Shamima?

Il fatto che entrambe abbiano acquisito le conoscenze per poter essere dei “soldati” anche nella patria “natale”?

Il fatto che una sia Italiana e l’altra Inglese?

Oppure il fatto che una abbia combattuto l’ISIS, e che l’altra invece ne abbia fatto parte?

Sara Obici
Sara Obici
Sara Obici, catanese classe ‘92. Sono laureata in Ingegneria Informatica all’Università degli Studi di Catania, ma ho preso "una sbandata" per il mondo della scrittura e della comunicazione online. Con un romanzo pubblicato all’attivo - Emozioni Intrecciate, e un altro in lavorazione; collaboro spesso anche con diverse testate giornalistiche, essendo a tutti gli effetti una giornalista pubblicista registrata all'albo da Gennaio 2021.

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