venerdì, 29 Marzo 2024

Eutanasia: morire con dignità è un diritto?

La storia di Dj Fabo, il ragazzo che, a seguito di un incidente in moto, è diventato tetraplegico e cieco, non ha scatenato solo pianto e tristezza, ma anche rabbia e sgomento.

In tanti chiedono da tempo che vengano emesse delle leggi per regolamentare la condizione dei malati terminali. Una condizione che nessuno di noi può conoscere e sulla quale qualsiasi giudizio morale risulterebbe ingiusto.

Tanti Dj Fabo ci sono in Italia e oggi più che mai si sente l’assenza di uno Stato, che non è in grado di affrontare seriamente le sfide sociali che nuove importanti realtà presentano. Ma l’essere umano può davvero decidere quando vivere o morire?

Che differenze ci sono tra eutanasia, suicidio assistito e testamento biologico?

Quando si discute sul suicidio assistito e sull’eutanasia, esse diventano la stessa cosa. Si pensa che queste pratiche abbiano la stessa rilevanza giuridica.  Si confonde la sospensione di trattamenti con l’eutanasia.

Questo tipo di equivoci diffusi che riguardano il fine vita, sono esattamente il prodotto di una situazione in cui il dibattito non è vivo.

Cos’è l’eutanasia?

L’eutanasia è una pratica che consiste nel provocare la morte di un individuo allo scopo di liberarlo dalla sofferenza fisica. Un atto compiuto da medici o altri, avente come fine l’accelerare la morte di una persona.

Dev’essere esplicitamente richiesta e autorizzata dalla persona che soffre.

Vi sono due tipi di eutanasia:

– L’eutanasia attiva consiste nel porre fine alla vita di un paziente, consenziente, che ne ha fatto richiesta. Non si attestano possibilità di guarigione o di condurre una vita in modo dignitoso.

– L’eutanasia passiva prevede la sospensione di un trattamento necessario per mantenere in vita un paziente.

Che cos’è il suicidio assistito?

Si parla di suicidio assistito quando, invece, si forniscono alla persona i mezzi per porre fine alla propria vita.

È l’individuo che chiede d’essere assistito nel momento in cui pone autonomamente fine alla propria vita. In questo caso il medico si limita a prescrivere una dose di farmaco letale. Non c’è il rapporto diretto negli ultimi momenti del paziente.

Dal punto di vista etico ha una fattispecie diversa, perché la cooperazione del medico è indiretta e l’autonomia del paziente è più forte. Inoltre, il suicidio assistito prevede che il soggetto che ne fa richiesta sia cosciente e nella piena facoltà di giudizio.

Che cos’è il testamento biologico?

Si tratta della dichiarazione anticipata di volontà sui trattamenti sanitari.

È un documento in cui indicare a quali terapie ricorrere e soprattutto quali trattamenti rifiutare (in caso di grave incidente o malattia terminale) quando si è incapaci di comunicare espressamente il proprio volere.

Lo scontro politico sull’eutanasia

Sia l’opinione pubblica che la politica si trovano divise. La parte più sensibile ai valori religiosi è contraria, mentre altri cercano di far prevalere il valore della dignità della vita.

Pertanto non ci sorprende il fatto che, su un problema che riguarda l’umanità intera, ogni Stato abbia adottato misure giuridiche diverse.

Eutanasia negli altri paesi

In Europa sono diversi i paesi che hanno regolamentato l’eutanasia a vari livelli e in modi differenti. Tra questi:

  • Olanda: nel 2002 è stata approvata una legge sull’eutanasia e sul suicidio assistito. Possono accedere a questi trattamenti tutti i malati di determinate patologie senza alcun limite d’età.
  • Belgio: nel 2002 si è proceduto all’approvazione di una legge che ha reso realtà l’eutanasia attiva e il testamento biologico.
  • Svizzera: è forse il paese più noto per l’eutanasia. Qui sono legali l’eutanasia attiva indiretta, quella passiva e il suicidio assistito.
  • Francia: per i pazienti in fase terminale sono concessi farmaci palliativi per ottenere una sedazione profonda e continua.

Eutanasia in Italia

In Italia invece qual è la situazione?

La legge fa distinzione tra interventi attivi (somministrare un farmaco letale) e passivi. Il caso di Dj Fabo è totalmente diverso dall’interruzione volontaria delle cure.

Lo stop alle terapie che tengono in vita il paziente, seppure tra mille polemiche e decine di sentenze di tribunali, in Italia è consentito.

L’eutanasia, invece, viene giuridicamente considerata un intervento attivo, senza il quale il paziente, seppure in condizioni drammatiche, sopravvivrebbe. Questo attualmente in Italia costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall’articolo 579 (Omicidio del consenziente) o dallarticolo 580 (Istigazione al suicidio) del Codice Penale.

Pro o contro?

Non si può parlare di pro e contro in senso stretto rispetto alla “dolce morte”. Non non viviamo questa condizione. Quali siano i nuovi equilibri che il malato terminale riesce a crearsi. Non conosciamo i suoi sensi di colpa, come si sente quando ricorda ciò che poteva fare e riflette su ciò che non potrà fare più.

Il tema dell’eutanasia ha origini molto antiche. Nel Giuramento di Ippocrate, infatti, viene detto: “Non somministrerò ad alcuno, neanche se richiesto, un farmaco mortale né suggerirò un tale consiglio”; ciò significa che già allora veniva richiesta da pazienti sofferenti una “dolce morte”.

Oggi la scienza medica è in grado di garantire le funzioni vitali come la respirazione e l’alimentazione, nei casi in cui il paziente non sia in grado di respirare ed alimentarsi autonomamente.

Tutte queste tecniche di sostegno delle funzioni vitali, sono un prolungamento della vita o solo un “rimandare la morte” inutilmente?

Eutanasia uguale omicidio?

L’eutanasia è spesso vista come una forma di omicidio (per questo la si definisce erroneamente anche “suicidio assistito”) perché la scelta di morire viene messa in atto da una persona terza. Per molte persone è moralmente inaccettabile porre fine ad una vita umana.

Chi è fortemente religioso nega la possibilità di accogliere l’eutanasia come pratica di “dolce morte”, perché la vede come un’interruzione della vita decisa dall’uomo e non da Dio.

Anche la famiglia del malato potrebbe opporsi alla scelta del suo caro, chiedendo il prolungamento della vita, se pensasse che ci sia la remota e concreta possibilità di guarigione.

L’effetto Slippery Slope

In verità, il dibattito sull’eutanasia nasconde una questione molto più complessa.

È ciò che viene chiamato slippery slope: una volta accettata la legittimità dell’eutanasia volontaria, in nome del principio di autonomia, si giunge facilmente e rapidamente ad accettarla anche se involontaria.

Legalizzare l’eutanasia darebbe luogo, infatti, a spiacevoli conseguenze.

Per prima cosa, darebbe ai medici un enorme e pericoloso potere decisionale. In secondo luogo, aprirebbe una discussione molto delicata sulle patologie per le quali un individuo può richiedere o meno l’eutanasia. Infine, giustificherebbe una riduzione delle spese finalizzate alla ricerca di trattamenti efficaci contro determinate malattie (in particolare, quelle per le quali è prevista l’eutanasia).

Casi in cui i confini sono sfumati…

Occorre una legge che eviti di trovarsi di fronte a casi limite in cui i confini siano troppo sfumati, tali da non capire come sia meglio procedere. Un esempio è il caso delle persone che non sono coscienti o di cui non è possibile stabilire la coscienza: come ci si dovrebbe comportare?

Dove eutanasia fa rima con tabù..

La vita è un insieme di scelte. Dalla t-shirt da indossare al mattino, al liceo da frequentare, dall’auto da comprare, alla data del matrimonio, e tra queste la scelta di lasciare il palcoscenico della vita in modo dignitoso. 

L’argomento diventa spinoso se non se ne parla, se ci si nasconde dietro credenze o dogmi imposti.

L’eutanasia è una questione delicata, ma nascondere la testa sotto la sabbia ingigantisce la questione. Non esiste una risposta generale che ricopra tutti i casi, ma se non si inizia a parlarne non esisterà mai neanche una possibile soluzione.

Dove sta la verità?

Nessuno vorrebbe scegliere di morire e abbandonare i propri affetti, ma quando si arriva a volerlo fare (decisione già straziante di suo), non ci si può trovare anche l’inefficienza dello Stato contro.

Se l’uomo è un essere libero, dotato di ragione e coscienza, perché non può decidere nulla a proposito della sua morte?

È evidente come sia difficile parlare di eutanasia.  Ogni individuo dovrebbe avere, oltre al diritto di vivere con dignità, anche il diritto di morire con dignità.
È crudele esigere che una persona venga mantenuta in vita contro il suo volere e la sofferenza inutile è un male che dovrebbe esser evitato nelle società civilizzate.

Alice Mauri

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Alice Mauri
Alice Mauri
Alice Mauri, gradarese, nata nel 1997. Sebbene abbia studiato contabilità, sono Dog Sitter qualificata ed iscritta all'albo FISC (Federazione Italiana Sport Cinofili) e scrivo libri. Scrivo nella sezione di filosofia ed atttualità per Sistema Critico da anni. Amante degli animali e della buona musica. Sfogo la mia passione per la scrittura e la poesia su una piccola pagina Instagram.

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