martedì, 30 Aprile 2024

L’Europa trent’anni dopo la caduta del muro di Berlino

La notte del 9 novembre dell’89 i primi picconi colpivano il muro che aveva diviso Berlino e il continente in due blocchi, sia politicamente che fisicamente. Il simbolo della guerra fredda cadeva sotto la spinta di libertà dei cittadini tedeschi, segnando la fine di un’epoca. insieme ad altre poche date, quella della caduta del muro fu un evento epocale che cancellava la storia del secondo dopoguerra e riscriveva la politica e la geografia della nascente Europa. Sabato l’Unione europea ha festeggiato il trentesimo anniversario della caduta del muro, ma a distanza di questi anni si può considerare un continente unito?

Il sogno europeo

Le immagini, i video e le testimonianze di quella notte diventarono il simbolo di cosa dovesse rappresentare l’Unione europea. Il sogno di un continente unito, dove ci fosse uguaglianza politica ed economica, il rispetto dei diritti umani . L’impegno dei nuovi leader che si affacciavano fu quello che gli orrori del passato non accadessero più, accelerando il processo di costruzione dell’Europa. Venne accettata l’unificazione della Germania, ostacolata fino a quel momento, per paura di commettere gli errori del primo dopoguerra. Parallelamente si cercò di costituire una politica economica comune, che includesse gli stati che stavano nascendo o riacquistando l’indipendenza con la caduta dell’Urss. Gli stati uniti divennero il punto di riferimento, alleato insostituibile per difendere il progetto europeo. L’Europa che stava nascendo si avvicinava al sogno degli Stati Uniti d’Europa, che era stato auspicato in epoche passate.

Le difficoltà della nascente Unione europea

Ma ancora una volta si è dovuto far fronte a nuovi problemi, che sin dall’inizio hanno messo a rischio il continente. i nuovi nazionalismi nati dopo la fine della guerra fredda, hanno dato inizio a nuove guerre. Nella ex Jugoslavia, più che in altre parte, si sono riviste le divisioni culturale e politiche per secoli avevano segnato profondamente l’Europa. Ci fu il riflesso degli orrori della seconda guerra mondiali, con pulizie etniche, la ricostituzione di campi di concentramento, crimini contro l’umanità e violenza inaudita. Il secondo problema fu quello economico: il tentativo di unire le economie dei diversi paesi , non coincise con le esigenze degli stati meno sviluppati. Oggi abbiamo un’economia guidata da Francia e Germania ma con gli altri paesi europei che faticano a stare dietro e rispettare i diktat imposti dai tedeschi. Situazione che ha alimentato divisioni e favorito il ritorno di nazionalismi.

L’europa oggi

Oggi l’Ue si trova a dover affrontare una crisi identitaria. Il malcontento dei cittadini verso le istituzioni ha dato forza ai nuovi partiti populisti, che mettono in discussione il progetto europeo. La crisi economica iniziata nel 2008 ha mostrato la fragilità del sistema dell’Ue. La mancanza di cooperazione e i paletti imposti dalla Germania e dai paesi del nord Europa, ha permesso il riemergere dell’estrema destra e di sentimenti antidemocratici. Soprattutto nei paesi dell’est come Polonia, Ungheria o in Spagna, Italia, Francia e stessa Germania, questi partiti populisti sono riusciti a guadagnare consensi . La crisi dei migranti nel 2015, poi, ha segnato ancora il continente, a causa di una mancata politica comune. La conseguenza è stata la creazione di nuovi muri a dividere i paesi. Un altro problema è rappresentato dallo scontro con gli Stati Uniti e Russia. L’espansione economica della Cina è un’altra minaccia per la sopravvivenza dell’Ue

Il futuro dell’Ue

L’europa, a trent’anni dalla caduta del muro di Berlino, si trova lacerata da divisioni ed egoismi, messa in discussione dal riemergere di nazionalismi. La sconfitta nella brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea è rimasta un campanello dall’allarme inascoltato e gli episodi di intolleranza aumentano. L’unica grande manifestazione pro Europa la si è avuta con le proteste a kiev nel 2014 contro il governo filorusso, che non aveva firmato gli accordi con Bruxelles per l’adesione del pease nell’Ue. Il simbolo della rivolta, piazza Maidan, ribattezzata euromaidan, rappresentò una speranza per il futuro dell’Europa. Oggi, l’esistenza dell’Europa, dipende dal coraggio dei leader, su tutti quelli tedeschi, di mettere in discussione la stessa struttura europea. Senza un cambiamento, Bruxelles rischia di scomparire geopoliticamente o di ritornare a un passato, che trent’anni dopo il muro di Berlino, non è più un lontano ricordo.

Manuel Morgante
Manuel Morgante
Nato a Pesaro il 15 febbraio del 1998. Ho frequentato il liceo linguistico di Pesaro e attualmente studio storia all'università di Bologna. Ho la passione per lo sport, l'attualità, la politica e il giornalismo.

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