venerdì, 26 Aprile 2024

Riace: Un riassunto degli avvenimenti

Nell’ultimo mese sono avvenuti una serie di importanti avvenimenti che hanno portato alla sospensione delle funzioni di sindaco, da parte della magistratura e della prefettura locale, nei confronti di Domenico Luciano. Egli è rimasto formalmente in carica nonostante i suoi vari obblighi siano de facto passati al suo vice Giuseppe Gervasi.

Prima di questo avvenimento, Luciano era rimasto in carica per tre mandati consecutivi. Realizzando quello che i suoi sostenitori hanno chiamato “modello Riace”; che, indipendentemente dalle simpatie dei sostenitori o dei sentimenti opposti dei detrattori del sindaco, ha permesso al primo cittadino di ottenere una vasta eco sin dai tempi della defunta epoca berlusconiana.

 

Su cosa si baserebbe questo modello?:

Si tratterebbe di un modello di integrazione che, anziché utilizzare i fondi statali che arrivano dallo Stato per “controllare” al meglio la popolazione locale di richiedenti asilo, usa tali fondi per ravvivare il sottobosco economico dell’ente locale usando le possibili competenze dei nuovi arrivati per favorirne l’integrazione nel tessuto comunale.

 

Una delle giustificazioni adottate dai sostenitori di questo programma, oltre a togliere “manodopera quasi gratuita” nelle mani della criminalità italiana o straniera, è che il comune ha sofferto un decisivo spopolamento negli ultimi decenni.

In questo metodo si è potuto evitare (o rallentare)  il declino demografico della zona e per cui quello economico (il 26,2% della popolazione che risiede nel paese ha un background straniero, un numero superiore anche a Milano che per proporzione ha un numero molto più basso, il 12%).

Dal momento che i tentativi di rinvigorire la natalità e le opportunità di lavoro per la gioventù nella Regione della Calabria sono sempre stati di efficacia nulla, alcuni dissero che Luciano abbia agito più per pragmatismo che per idealismo multiculturale.

 

Considerando la piega politica che ha preso il tessuto politico negli ultimi anni, il modello del sindaco Lucano ha trovato sempre più resistenza a livello nazionale. Ma a livello locale ha sempre ottenuto buoni riscontri ,essendo stato rieletto tre volte consecutivamente. Oltre il desiderio di continuare a promuovere una politica di integrazione, nelle sue proposte comunali ha sempre sostenuto l’importanza della legalità e della lotta alla criminalità organizzata (la giunta precedente alla sua fu accusata di collegamenti con la n’ndrangheta), ottenendo per questo il supporto di parte della Chiesa cattolica locale e di diversi intellettuali “legalisti”.

 

Negli ultimi tre anni, a cominciare dalla svolta fatta dal governo Gentiloni sul tema della immigrazione e poi proseguita con l’attuale esecutivo, si sono levate sempre più voci contrarie su quello che veniva considerato ( in passato) un modello da imitare, alternativo alla durezza della legge Bossi-Fini (tutt’ora in vigore) che criminalizzava già in partenza la posizione del clandestino o del richiedente asilo e lo metteva in una posizione critica e di inattività.

Dalla stessa agorà del centrosinistra, alcuni si levarono contro l’attuazione del modello, definendolo antieconomico. Questi sostenevano che, anche se il modello avesse potuto salvare i paesini in crisi demografica ed economica, in realtà fosse inapplicabile su scala nazionale per via del fatto che lo Stato si sarebbe dovuto sorbire costi aggiuntivi oltre la regolarizzazione dei visti o l’eventuale espulsione dei soggetti.

Dalla Destra più estrema si levarono voci contro quella politica che era considerata un sostegno alla immigrazione clandestina  e (secondo alcune tesi che  sfociano nel paranoico) portando una prova di una politica della sostituzione etnica in atto nei confronti della popolazione locale. Quest’ultima idea è stata solletica da alcuni esponenti di primo piano nell’attuale alveo politico.

 

Una delle prime azioni del ministero Minitti è stata una sospensione dei buoni creati dal sindaco per invogliare l’industria artigianale locale (il cosiddetto “euro di Riace”), bloccandone la convertibilità, stimata in fondi che richiedevano circa 700 mila euro ogni anno. La sospensione di questa forma di aiuto sussidiario ha comportato un discreto colpo al modello di “autosufficienza economica” proposto dal sindaco.

 

Con il passare degli anni, la prefettura e la magistratura locale trovarono diverse irregolarità nella gestione dei fondi per l’accoglienza.

I punti su cui si focalizzò l’indagine furono la revisione della contabilità e sulla legalità di concessione di taluni permessi di soggiorno. In certi casi si trattò di omissioni burocratiche, in altre di casi  di irregolarità decisamente più gravi.

La prima accusa riguarda il cosiddetto favoreggiamento della concessione di permessi di soggiorno illimitati favorendo la pratica di matrimoni ad hoc fra italiani e stranieri.

Questa accusa è stata provata sia dalle intercettazioni che dal sindaco, il quale lo ha ammesso affermando che nessuno fu forzato a fare quelle azioni.

La seconda accusa riguarda l’irregolarità sulla gestione delle concessioni per la gestione dei rifiuti nel paese, il sindaco fece delle pressioni perché fosse concessa a delle cooperative presenti nel paese e non a degli enti terzi per poter aumentare il numero degli occupati nel paese, mettendo una eventuale qualità del servizio in secondo piano.

Queste due accuse sono finora quelle che hanno comprovato qualche fondamento, il caso RIACE si limiterebbe ad essere quello di un classico abuso d’ufficio da parte di un sindaco nell’esercizio delle proprie funzioni.

Le altre accuse (per esempio la gestione fraudolenta dei fondi) sono in corso di indagine ma non sono state trovate ulteriori prove (la magistratura stava ancora indagando durante la stesura dell’articolo).

In conclusione: è difficile ritenere l’arresto di Domenico Luciano  un caso di “processo politico” e di “epurazione in stile fascista” per una semplice considerazione:

Sebbene Luciano si sia scontrato varie volte con il passaro governo Gentiloni sia con il Segretario Federale della Lega Nord Matteo Salvini , l’inizio delle indagine è partito dalla magistratura locale che ha comunicato alla guardia di finanza le irregolarità presentate nei libri della corte dei conti.

Un ministro, infatti, non ha i poteri di iniziare l’indagine, sebbene possa  prendere provvedimenti durante il corso delle indagini nei confronti degli indagati se rientra nelle competenze previste  dal suo ministero.

 

Nel 2017, quando le accuse a carico del sindaco sembravano più gravi di quelle attuali , il ministro Minitti interruppe gran parte dei finanziamenti statali, fatta eccezione per i bonus accoglienza dovuti per legge ( i tanto famosi quanti vitepurati 35 euro).

L’attuale occupante del dicastero ha preferito utilizzare il caso come motivazione per annullare de facto il modello Riace e spostare i richiedenti asilo presenti in loco in altre sedi, in un momento da stabilirsi a data futura.

Al momento molti hanno già preso una posizione sulla vicenda, sulla colpevolezza o innocenza del sindaco.

L’articolo non ha il fine di giustificare una delle parti ma di presentare nella maniera più chiara e coincisa il corso degli eventi che è seguito nell’ultimo mese e delle sue origini.

Ovviamente sarà la Storia a giudicare questo evento, noi possiamo solo sperare che questo evento non sfoci nella ennesima sterile rivalità fra le varie forze politiche impegnate in una inutile “guerra culturale” sulla questione e che una soluzione pragmatica e funzionale possa venire alla luce su degli argomenti così complessi come la immigrazione e l’integrazione.

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