venerdì, 19 Aprile 2024

Neve d’Agosto – La fondazione della Basilica di Santa Maria Maggiore

Agosto, torrido agosto. L’ottavo mese dell’anno non è certo famoso per essere mite e facilmente sopportabile eppure, ad esso, si lega un fenomeno tutt’altro che in linea con questo periodo. Riavvolgendo il nastro della Storia ci si può infatti imbattere in un avvenimento davvero curioso, un prodigio totalmente “fuori stagione”. Nella notte tra il 4 e il 5 agosto del 352, in quella che possiamo immaginarci essere una torrida estate romana, si verificò qualcosa di totalmente inaspettato: la neve aveva ricoperto la cima del colle Esquilino. Quell’evento miracoloso segnò l’inizio della esistenza di uno dei luoghi più ricchi di storia, di arte e di fede dell’intera Roma. Su quel candido manto nevoso, secondo quanto gli aveva ordinato la Madonna in sogno, papa Liberio avrebbe tracciato il perimetro di quella che diverrà una delle quattro basiliche papali dell’Urbe. Nacque così la Basilica di Santa Maria Maggiore.

Basilica di Santa Maria Maggiore (Roma)

La Madonna della Neve

È la mattina del 5 agosto 352, il sole è alto su Roma e nulla fa presagire che questo giorno possa divenire importantissimo per la storia della città. Un uomo, un patrizio romano di nome Giovanni, si sta apprestando a richiedere un’udienza al Pontefice. È in qualche modo turbato, forse spaventato, e si sente come caricato di una certa ed importante responsabilità. Durante la notte ha infatti avuto un sogno insolito: la Vergine Maria gli affidava l’erezione di un tempio a lei dedicato, in un luogo che gli verrà in seguito miracolosamente indicato. Il patrizio, introdotto infine al Santo Padre Liberio, inizia a raccontare della visione ricevuta la scorsa notte e più avanza nel racconto e più vede il pontefice sobbalzare. La notte precedente lo stesso Liberio aveva infatti ricevuto in sogno la visita della Madonna, la quale gli aveva annunciato le medesime cose.

Filippo Rusuti, Songo del patrizio Giovanni (part.)

Proprio in questo momento irrompe nella stanza dove si sta svolgendo il colloquio un messaggero. Costui principia a narrare di un prodigio avvenuto la notte scorsa e che ancora sta persistendo. La cima del colle dell’Esquilino era stata infatti ricoperta da una candida coltre di neve che, nonostante il caldo di agosto, si mantiene ancora integra. Ecco dunque che il Santo Padre ordina di farsi accompagnare immediatamente sul luogo dell’accaduto: il segno della Madonna era stato subito recepito. Una volta giunto sul posto papa Liberio, appurata la veridicità del prodigio, prendendo una zappa inizia a tracciare sulla neve fresca il perimetro di quella che sarebbe diventata la nuova basilica dedicata alla Vergine. L’Esquilino, un tempo luogo malfamato e insicuro, divenne da questo momento consacrato alla Madonna e fu elevato a baluardo e simbolo della cristianità dell’Urbe.

Filippo Rusuti, Papa Liberio incontro il patrizio Giovanni

Santa Maria Maggiore, Liberio e il Concilio di Efeso

Il patrizio Giovanni volle così assecondare la volontà della Madonna. Non avendo figli il facoltoso romano decise, assieme alla moglie, di offrire tutti i suoi averi alla Vergine, pagando di tasca propria il santuario della Madonna “della neve”. La creazione, e il relativo finanziamento, di un edificio sacro a seguito di un sogno è un topos assai diffuso nelle tradizioni di fondazione. Non abbiamo infatti alcuna documentazione che ci permetta di avvalorare, o smentire, tale leggenda all’infuori del Liber Pontificalis. Questa raccolta di biografie dei pontefici, databile al VI-VII secolo, ricorda che Liberio fondò una basilica in questa zona della città ma, ad oggi, gli scavi archeologici non hanno ancora trovato alcun resto superstite di tale edificio. Le prime notizie certe sul tempio le abbiamo quasi un secolo più tardi. Sono infatti del tempo di papa Sisto III le prime testimonianze certe circa la fondazione, o la ricostruzione, della basilica.

Il nuovo edificio dovette essere più grande della precedente chiesa liberiana. Il tempio sistino fui infatti innalzato per celebrare il nuovo dogma della maternità divina di Maria, sancito dal Concilio di Efeso del 431. All’indomani dell’accettazione di tale principio si dovette sentire la necessità di dedicare un santuario alla Vergine. La Basilica di Santa Maria Maggiore sarebbe infatti il primo tempio mariano nei territori occidentali della cristianità. La memoria della mitica fondazione del santuario rimase comunque un elemento costante nella storia della basilica. Nel XII secolo venne infatti decretato che ogni 5 di agosto, data della nevicata prodigiosa, si celebri la festa della Dedicationis Sanctae Mariae ad Nives, la festa della Madonna della neve. In tale occasione a Santa Maria Maggiore viene riproposto il “miracolo della nevicata” in cui petali bianchi, a ricordo della neve, vengono fatti calare nella cripta che ospita la reliquia della Santa Mangiatoia.

Rievocazione della Nevicata

Tra mosaici, logge e bassorilievi

Filippo Rusuti, Storie della Fondazione di Santa Maria Maggiore

Nel complesso di Santa Maria Maggiore si conservano numerose testimonianze artistiche legate al mito della fondazione della basilica. Tra le più antiche vi sono i mosaici di Filippo Rusuti, databili alla fine del XIII secolo, che raccontano la storia dell’erezione dell’edificio. I mosaici, importantissima testimonianza dell’arte musiva della Roma medievale, dovevano in origine essere posizionati sulla facciata dell’edificio, prima che la loggia costruita da Ferdinando Fuga li nascondesse. Rusuti raffigurò le visioni di Giovanni, quella di Liberio, l’incontro tra i due e il tracciamento del perimetro. Di quest’ultimo episodio tratta anche il rilievo di Stefano Maderno, posto all’interno della cappella eretta nel 1605 da papa Paolo V e, per questo, detta “Paolina”. La cappella è celebre per ospitare la venerata icona della Salus Populi Romani, una Madonna col Bambino molto venerata a Roma e a cui, nel 2020, si è affidato anche papa Francesco per scongiurare l’epidemia di Coronavirus.

Stefano Maderno, Fondazione di Santa Maria Maggiore

Un’opera di Masaccio e Masolino per Santa Maria Maggiore

Faceva parte del corredo della basilica anche il cosiddetto Polittico di Santa Maria Maggiore, opera degli anni ’20 del ‘400 di Masaccio e Masolino. L’opera opistografa, ovvero dipinta su entrambi i versi, doveva essere posizionata forse sull’altar maggiore, in modo da illustrare ai fedeli la storia della basilica. La parte frontale del polittico presenta infatti la Fondazione di Santa Maria Maggiore dipinta dal solo Masolino. L’opera, oggi al Museo nazionale di Capodimonte a Napoli, ci mostra papa Liberio, con le fattezze del pontefice del tempo Martino V Colonna, mentre traccia con la zappa il tanto famoso perimetro, attorniato da membri della sua corte e dai fedeli accorsi curiosi ad osservare il prodigio.

Masaccio e Masolino, Polittico di Santa Maria Maggiore (recto)

La tavola mostra Cristo e la Vergine Maria all’interno di un tondo, mentre compiono il miracolo della neve. Le nere nubi, sotto il gruppo celeste, sono mostrate mentre rilasciano la candida neve che andrà a depositarsi sull’Esquilino. Dietro a quei bianchi fiocchi sospesi nell’etere, incorniciati da una prospettiva teatrale costituita da edifici rinascimentali, si innalzano i verdeggianti colli romani. Alle loro pendici, ordinati e ben rassodati, compaiono fertili campi coltivati che accompagnano il digradare delle alture fino alle elevate mura dell’Urbe. La porta cittadina, Porta San Paolo, aperta verso la campagna, crea una sorta di corridoio che collega i vari piani dell’opera. Entrati in città notiamo la Piramide Cestia e, poco dopo, una altura, forse il colle Palatino. Dipinti sulla destra troviamo Giovanni accompagnato dalla moglie. Dietro di loro il popolo romano è accorso numeroso e fa da controparte alla corte pontificia, a sinistra, fatta di cardinali e prelati.

Masolino, Fondazione di Santa Maria Maggiore

Sassetta e la neve d’argento

Stefano di Giovanni detto Sassetta, Pala della Madonna della Neve

L’opera più celebre che tratta del miracolo di Santa Maria Maggiore è però, probabilmente, la Pala della Madonna della Neve di Sassetta. Il dipinto, conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze, racconta degli straordinari avvenimenti del 352 lungo i sette scomparti della sua predella. La pala ci è giunta attraverso i secoli molto danneggiata e mutila in alcune sue parti. Nonostante ciò, possediamo ancora lo straordinario scomparto con la fondazione della basilica. Era una scena di rara fattura dove, alla bellezza della campagna retrostante e degli uccelli in volo, doveva contrapporsi una scintillante lamina argentea a simulare la neve caduta a terra. Purtroppo, coi secoli, il metallo è andato perduto ed è rimasto solo lo strato rosso posto a fargli da base (la cosiddetta “preparazione”). L’opera, inizialmente pensata per il Duomo di Siena, si presenta come il massimo omaggio alla Madonna della Neve e all’opera di Masolino e Masaccio.

Stefano di Giovanni detto Sassetta, Pala della Madonna della Neve (part.)

Per approfondire la Basilica, la sua storia e i suoi tesori: https://www.vatican.va/various/basiliche/sm_maggiore/it/storia/introduzione.htm

Un altro tempio mariano dalla storia particolare: https://www.sistemacritico.it/2019/01/25/cattedralematera_madonnadellabruna/

Danilo Sanchini
Danilo Sanchini
Danilo Sanchini, nato a Pesaro nel 1996. Attualmente studente di Storia dell'Arte presso l'Università degli studi di Firenze. Appassionato di Racconti, Leggende, Storie e ovviamente di Capolavori. Innamorato del bello e di ogni sua sfumatura. Scrivo per Sistema Critico da Maggio 2018.

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