martedì, 11 Novembre 2025

Cop30: una corsa contro il tempo e meno forze in campo

Dal 10 al 25 novembre 2025 si terrà la Cop30. Quest’anno la conferenza, che riunisce rappresentanti, leader e società civile provenienti da tutto il mondo per discutere di politiche per contrastare il cambiamento climatico, si terrà a Belém, in Brasile.

Che cosa si intende per ‘Cop’?

Cop significa ‘Conference of the Parties’. Questa espressione, piuttosto generica, indica una conferenza periodica che coinvolge i membri delle Nazioni Unite, i ‘parties’ firmatari della UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change). Questa Convenzione, adottata nel 1992 a Rio de Janeiro, è un documento fondamentale per la gestione delle politiche ambientali a livello globale. In particolare, l’UNFCCC si concentra sulla riduzione dei gas serra per mitigare l’impatto dell’uomo sul sistema climatico. Oltre a questo, però, costituisce le fondamenta dei successivi trattati e delle legazioni sul clima e inaugura un modello di cooperazione in questo ambito.

Con la firma dell’UNFCCC, 198 membri (197 Stati e l’Unione europea) accettano di cooperare nell’ambito delle Nazioni Unite e di riunirsi annualmente per definire un quadro comune di azione per l’ambiente. Dal 1995, infatti, la Cop è un momento chiave per delineare il quadro della situazione climatica e ambientale e, talvolta, progredire come comunità internazionale.
Frutto di Cop passate sono, ad esempio, il Protocollo di Kyoto e l’Accordo di Parigi. L’Accordo di Parigi, adottato in occasione della Cop21 nel 2015, è considerato un trattato cruciale e stabilisce l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C, possibilmente 1,5 °C, rispetto ai livelli preindustriali.

Dall’Accordo di Parigi sono passati ben 10 anni e, ad oggi, è difficile non pensare alle Cop come a fumo negli occhi. Nonostante le alte ambizioni di cui si è parlato e scritto, i fatti sono in controtendenza rispetto agli obiettivi posti. Le emissioni continuano ad aumentare e, dove diminuiscono, come nell’Unione Europea, non in misura sufficiente a contrastare il trend globale.

Le Cop, di successo o fallimentari che siano, sono uno strumento irrinunciabile quanto meno per vederci più chiari sulle posizioni dei nostri Paesi riguardo all’ambiente. Parlarne ed informarsi è necessario, poiché ormai è chiaro che la crisi ambientale ci riguarda e riguarderà sempre di più.

La COP30 in Brasile

La Cop30 si terrà quest’anno a Belém in Brasile. Prima dell’inizio della Conferenza, il 6 e 7 novembre si terrà il Summit con capi di Stato, ministri e altre delegazioni di organizzazioni internazionali. Alla ‘guida’ del Summit ci sarà il presidente del Brasile Lula da Silva.

Le 6 aree tematiche che verranno affrontate alla Cop30.
Agenda COP30 (Credit: @cop30.br).

Sulla carta, la COP30 è un’occasione per affrontare tematiche fondamentali e per stabilire piani di azione stringenti. Inoltre, i promotori fanno leva sulla simbologia di questa COP, che si terrà nel Paese in cui queste conferenze sono state ideate e alle porte dell’Amazzonia, polmone verde della terra.

Non mancano, però, le ambiguità. A Luglio Lula, che ha fatto leva sulla salvaguardia dell’ambiente e sulla lotta alla deforestazione in campagna elettorale, ha approvato una legge che agevola i progetti infrastrutturali e riduce le tutele ambientali. Pur avendo apportato molteplici modifiche al disegno di legge proposto dal Parlamento di destra, questo passo suscita diverse perplessità sul contributo alla salvaguardia dell’ambiente in Brasile, Paese fondamentale per la sua biodiversità e crescita.

Tra dubbi e speranza

Pensare alla COP come l’occasione in cui, magicamente, tutti i Paesi si interessano all’ambiente è alquanto irrealistico. Ogni anno, sempre di più, gli interessi economici finiscono, o forse sono sin dall’inizio, al centro della discussione e alla causa dello stallo. Negli ultimi anni è aumentato notevolmente il numero di lobbisti delle industrie dei combustibili fossili. Questo ha portato ad accontentarsi del minimo, o anche meno, mentre siamo indubbiamente in ritardo ad agire. I documenti finali delle ultime Cop sono tutt’altro che incisivi, come se si fossero persi di vista gli obiettivi da raggiungere.

Inoltre, come discutere di politiche ambientali globali se a capo dei Paesi più potenti ed influenti c’è chi ancora nega il cambiamento climatico? Il ruolo degli Stati Uniti è, anche in questo caso, cruciale. Dopo il primo ritiro dall’Accordo di Parigi annunciato da Trump nel 2020, il Presidente ha confermato questa scelta nel suo secondo mandato. Questa posizione è piuttosto problematica, non solo per la percentuale di inquinamento causato dagli Stati Uniti stessi, ma anche per l’influenza che ha e avrà sui suoi partner.

Ci sono ancora motivi per sperare che qualcosa cambi. Il diritto internazionale sta progredendo anche in ambito ambientale. La Corte Internazionale di Giustizia, ad esempio, ha stilato una lista di doveri degli Stati in materia di cambiamento climatico. Rimane il problema di dare forza alle parole, rendendo le misure obbligatorie e non più opinabili.

Mirna Toccaceli
Mirna Toccaceli
Attualmente studentessa del corso magistrale European and International Studies, presso l'Università di Trento. Mi piace informarmi ed informare su ciò che accade nel mondo, confrontando più prospettive. Nelle pause dai libri viaggio: se non posso fisicamente, lo faccio con la mente mettendo un paio di cuffiette.

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