venerdì, 04 Ottobre 2024

La linea Meloni sulle carceri italiane

Qualche giorno fa, sistemando la mia libreria, mi è capitato fra le mani un libro di Alessandro Manzoni che ultimamente è abbastanza ignorato: “Storia della colonna infame”. Dopo averlo divorato in poco tempo mi è venuto naturale riflettere su quanto le questioni riguardanti i diritti dei detenuti e la “giustizia giusta” siano completamente ignorate dai principali partiti italiani e dai media. Eppure, l’atteggiamento del governo attuale riguardo le carceri italiane fa pensare ad un ritorno a quei tempi che Manzoni ha narrato nelle sue opere.

La situazione delle carceri italiane

I problemi degli istituti penitenziari nel nostro paese sono tanto gravi e cronici quanto assenti dal dibattito pubblico e culturale.

Appaiono nelle pagine dei giornali soltanto casi estremi, per esempio i pestaggi da parte degli agenti di polizia penitenziaria a S. Maria Capua Vetere, che aprirono una discussione sulla gestione delle rivolte carcerarie.

Eppure i dati parlano chiaro: lo scorso giugno l’Associazione Antigone ha pubblicato il diciottesimo rapporto sulla situazione delle prigioni italiane, un documento importantissimo per chiunque voglia approfondire il tema.

Le nostre carceri sono troppo piene: il tasso di sovraffollamento, del 119%, è fra i peggiori d’Europa, superato solo da Cipro e Romania. Inoltre, mentre la capienza è aumentata dello 0,8%, il numero dei carcerati è aumentato del 3,8% (quasi 5 volte di più).

I suicidi nelle carceri da inizio anno sono 66: l’anno scorso è passato alla storia come l’anno con più suicidi in carcere di sempre (85) e, nonostante il Ministro della Giustizia abbia definito “una priorità” questo problema, non è stato fatto assolutamente nulla in un anno e mezzo.

Ma forse ancora più spaventosa è la percentuale di detenuti autolesionisti: un terzo tra le detenute e un sesto tra i detenuti ha compiuto atti di autolesionismo.

La linea Meloni

Ho parlato del sovraffollamento che oggi è un problema serio delle carceri italiane, ma va detto che dopo il 2013, quando l’Italia era stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, è diminuito grazie ad alcuni interventi legislativi, come la depenalizzazione di certi reati minori.

Esattamente il contrario rispetto alla politica portata avanti dal governo Meloni: l’attuale esecutivo ha introdotto praticamente un reato al mese, senza porsi il problemi di dove mettere chi viene condannato.

Questa linea politica è cominciata già un mese dopo lo stanziamento con il “decreto rave”, poi il “decreto Cutro” che ha introdotto il reato di “Morto o lesione come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina”. È stato accostato all’omicidio stradale l’omicidio nautico.

Con il “decreto giustizia” l’abbandono di rifiuti, già illecito amministrativo, è diventato reato (punito però sempre con una contravvenzione).

Nel “decreto Caivano” vengono previsti il reato di stesa e il carcere per i genitori dei ragazzi che non frequentano la scuola durante gli anni dell’obbligo.

Anche la gestazione per altri è diventata reato universale.

Inoltre, è stato approvato dal consiglio dei ministri il pacchetto sicurezza, di cui parlerò più tardi.

Questo è un elenco certamente incompleto di una serie di misure che difficilmente aiuteranno a risolvere i problemi ma che, se vengono decretate immediatamente dopo un caso di cronaca particolarmente efferato, aiutano a creare consenso nei confronti del governo attuale.

Il panpenalismo

Diversi studiosi, attivisti e politici italiani hanno criticato questo atteggiamento, certamente non esclusivo di Meloni, sostenendo che si trattasse di “panpenalismo”.

Si tratta di un neologismo che il dizionario Treccani indica come:

“Concezione in base alla quale ogni tipo di reato ha rilevanza penale. “

Tuttavia, si tratta, a mio parere, di una definizione limitata, perché ciò che si intende quando si parla oggi di panpenalismo è un’ideologia per la quale non solo ogni reato deve avere rilevanza penale, ma persino gli illeciti amministrativi (per intenderci quando la pena è una multa e non ha conseguenze sulla fedina penale) o addirittura gli atti leciti (ma considerati fastidiosi).

Un’ideologia che logicamente rende le carceri italiane e i tribunali strapieni ed ingestibili.

Il paradosso è che il ministro Nordio, che oggi con il governo è fra i promotori di questa linea politica, è sempre stato uno dei maggiori detrattori del panpenalismo; sosteneva infatti che:

«le pene non devono essere aumentate, semmai diminuite»

Il pacchetto sicurezza

Lo scorso 16 novembre i ministri dell’attuale maggioranza hanno dimostrato enorme fantasia, nonché disumanità, approvando il cosiddetto “pacchetto sicurezza”, con norme che anche il sito diritto.it (non una rivista anarchica) ha definito

contrarie ai più elementari principi di umanità

In questo pacchetto sono molte le norme inumane ma, per motivi di tempo e di spazio mi concentrerò su tre punti :

1. L’introduzione del reato di rivolta carceraria

che come, scrive il presidente di Antigone Patrizio Gonnella su Ilmanifesto, mostra l’intenzione del governo Meloni di

“stravolgere il modello penitenziario repubblicano e costituzionale “

Infatti il reato punirebbe, non solo gli atti violenti ed eversivi, ma anche la resistenza passiva dei carcerati agli ordini impartiti. Molto probabilmente l’intenzione è quella di gestire i CPR (Centri Per il Rimpatrio), non con la costruzione di strutture adeguate, bensì con il sangue e con la violenza.

2. La rimodulazione delle norme sul rinvio della pena per le donne incinte.

Fino ad oggi si prevedeva che per le madri con bambini fino ad un anno di età la pena venisse rinviata di un anno e non mi sembra che ciò abbia mai dato problemi, anche perché la donna non evitava la pena ma semplicemente la scontava (senza sconti) un anno dopo. Anche in questo caso la misura ha seguito l’onda di programmi televisivi e canali social che hanno sfruttato il tema della sicurezza per portare avanti una campagna di odio verso i “diversi” e hanno eretto ad eroi cittadini che si fanno giustizia da soli, come se vivessimo nel peggiore stato di natura hobbesiano.

3. L’autorizzazione per gli agenti di pubblica sicurezza di portare senza licenza un’arma diversa da quella di ordinanza

Ben venga che gli agenti di sicurezza abbiano con sé l’arma di ordinanza per fare il loro lavoro. Ben venga che un cittadino ottenga il porto d’armi dopo avere fatto i normali controlli (tossicologici, psicologici, anamnesici). Ma per quale ragione trecentomila forze dell’ordine dovrebbero avere il permesso di girare quando non sono in servizio con un’arma diversa da quella di ordinanza senza licenza?

Personalmente non sono riuscito a capire le motivazioni di questa norma; non voglio credere a chi, nei social, parla di preparazione di un colpo di stato o di stato di polizia e mi limito a definirla un regalo alle imprese delle armi.

Conclusioni

Le idee illuministe di Beccaria e non solo vengono dimenticate ogni giorno sempre di più e provvedimenti come quelli che sono stati presi dal governo Meloni rischiano di demolire lo stato di diritto a cui da secoli i cittadini europei stanno lavorando.

Non bisogna tuttavia arrendersi alla demagogia e alla vendetta; è necessario parlare di giustizia, di come il governo la intende, delle riforme che andrebbero fatte.

I provvedimenti del pacchetto sicurezza sono gravi ma è ancora più grave il fatto che di fronte a questa notizia l’Italia sia rimasta in silenzio.

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