lunedì, 07 Ottobre 2024

La nostra impressione sui primi tre giorni della 54° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema

La 54° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro è finalmente incominciata.  Sabato 16 giugno, sul palcoscenico di Piazza del Popolo, è stato proiettato il film d’apertura: Hollywood Party, di Blake Edwards, una pellicola incredibilmente attuale che, già all’epoca della sua uscita (era il 1968), mirava a mettere in luce il lato nascosto di Hollywood. Grazie a una raffinata forma di umorismo, a tratti quasi demenziale, riesce a far immedesimare lo spettatore con lo stato d’animo delle vittime del mondo dello spettacolo, coloro che, per via della propria spontaneità, sono costretti a subire a testa bassa qualsiasi torto pur di riuscire a realizzare i propri sogni. Molte fra le classiche personae del cinema hollywoodiano vengono messe alla berlina, permettendoci così di vedere il Vero che si cela dietro la finzione, l’uomo codardo che depone la maschera dell’eroe senza macchia e senza paura e, per esempio, lascia che sia una giovane ragazza a gettarsi in acqua per salvare l’impacciato protagonista incapace di nuotare.

Sempre sabato 16, per l’iniziativa Cinema in spiaggia, che si tiene presso Bagni Paradiso N°59, è stato proiettato Il sorpasso di Dino Risi.

Domenica 17, alle ore 21 e 45, il pubblico presente in Piazza del Popolo ha invece potuto assistere alla proiezione di Amori che non sanno stare al mondo di Francesca Comencini, pellicola incentrata sulla fine della difficile storia d’amore fra Flavio (Thomas Trabacchi) e Claudia, interpretata dall’attrice Lucia Mascino, che, in qualità di invitata speciale, ha tenuto un breve discorso inerente a che cosa per lei abbia significato lavorare al film. In perfetta sintonia con il tema principale della mostra, Amori che non sanno stare al mondo pone la propria attenzione in particolare sullo stato d’animo della protagonista che, uscita distrutta dalla fine della sua relazione con Flavio, troverà il sostegno di cui ha bisogno non in un altro uomo, ma nell’abbraccio di Nina, che le permetterà di riprendersi e di tornare a vivere.

È stato poi il turno di Los años azules, della regista messicana Sofìa Gomez Cordova, che ha illuminato la sera in Piazza del Popolo lunedì 18 giugno. Fin dalle prime immagini, il pubblico viene introdotto in una casa di studenti universitari a Guadalajara, dove ci vengono presentati le problematiche, gli amori e i sogni dei cinque ragazzi protagonisti. A fare compagnia al gruppo, c’è la mascotte della casa, un gatto grigio quasi inavvicinabile, che potrebbe forse simboleggiare il futuro sfuggente e incerto dei protagonisti. Prima dell’inizio della proiezione, è intervenuta la produttrice Miriam Henze, la quale ha fatto presente al pubblico che Los años azules costituisce l’opera prima della regista Sofìa Gomez Cordova. Già il titolo, che tradotto significa Gli anni azzurri, evoca una dimensione di innocenza e felicità che se ne sta andando via per sempre: siamo davanti al passaggio tra adolescenza e età adulta. Cordova si addentra in punta di piedi nella vita di ciascun coinquilino, come fosse ella stessa il gatto, i cui occhi curiosi ci permettono di assistere a spaccati di una vita che altrimenti sarebbe nascosta alla nostra vista. Pertanto la casa e tutte le vicende che si svolgono al suo interno finiscono per diventare il perno della narrazione. I pochi interventi esterni giungo dalle grate di una finestra che è di fatto l’unico ponte tra i due mondi. La pellicola si apre con l’arrivo di una nuova ragazza e termina con l’addio di uno dei “membri storici”. Una porta che si apre e una che si chiude segnano l’inizio e la fine di una storia e ci consentono di assistere a uno spaccato di quella vita domestica: anche noi abitiamo con i ragazzi e siamo parte della comunità.

 

Piermarco Paci Fumelli

Danilo Sanchini

Sistema Critico
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