giovedì, 25 Aprile 2024

Bucci Incisore – La Collezione Battaglini. Intervista al curatore della mostra Luca Baroni

A volte, si sa, frequentare cattive compagnie non porta mai a nulla di buono ma se le tue frequentazioni si chiamano Modigliani, Picasso, Apollinaire e Boccioni , allora è tutta un’altra storia. Vivere la Parigi di inizio ‘900, arruolarsi come volontario per la Grande Guerra nel battaglione ciclisti e fondare un movimento artistico assieme ad Achille Funi e Mario Sironi non è cosa semplice se sei nato nella piccola cittadina di Fossombrone. Pittore, incisore, scultore, illustratore e persino decoratore navale: a tutto ciò si dedicò il poliedrico Anselmo Bucci. Se la sua fama di pittore è ben nota, la sua attività da incisore lo è meno. Proprio per far conoscere al pubblico questo suo esercizio, che lo accompagnerà per tutta la vita, l’Accademia Raffaello dedica al grande artista forsempronese una mostra, curata da Luca Baroni, ad Urbino fino al 1 luglio 2018.

Le opere provengono in gran parte dalla collezione di Oliviero Battaglini, nipote di Giuseppe Cesarini, amico e mecenate di Anselmo Bucci. La mostra raccoglie una serie di documenti fin’ora inediti come le lettere che Cesarini e Bucci si scambiarono nell’ultimo periodo della sua vita e che il Catalogo riporta. L’idea della mostra nasce dal desiderio di focalizzarsi sull’opera incisoria di Bucci, da sempre considerata solo “periferica” rispetto alla sua attività pittorica. Abbiamo chiesto al curatore Luca Baroni di raccontarci le peculiarità di questa esposizione.

Ci può raccontare la mostra e come nasce l’idea?

L’idea nasce dalla disponibilità di più fattori: innanzi tutto l’Accademia Raffaello, che è solita fare mostre di grafica ospitate in questi ambienti (la bottega di Giovanni Santi ndr.) e dalla presenza di collezionisti sul territorio. Il nostro artista nasce e ha radici qui nelle Marche per poi spostarsi all’estero: questa specie di doppia faccia lo rende una personalità difficile da avvicinare sia per lo studioso che per il semplice cultore locale. La mostra nasce dal desiderio di rivalutare un aspetto dell’opera di Bucci, quella appunto di incisore, forse più difficile da vedere e da capire che quella di pittore.

Bucci fu senza dubbio un artista poliedrico, è stato infatti pittore, incisore, scultore, decoratore navale e addirittura illustratore di libri. Dietro questa esposizione c’è una idea particolare: l’incisione diventa un modo per avvicinarsi, quasi più che attraverso la pittura, alla personalità dell’artista. Essa avviene infatti per contatto diretto con la lastra ed è meno mediata della pittura; un quadro infatti nasce magari con un committente, c’è uno studio preparatorio ecc.. L’incisione è qualcosa che l’artista si porta più addosso per così dire. Le opere provengono in gran parte dalla collezione di Oliviero Battaglini, nipote di Giuseppe Cesarini, grande collezionista, mecenate e soprattutto amico di Bucci. Questo ha permesso di raccogliere una serie di documenti inediti come le lettere tra Bucci e Cesarini dagli anni ‘30 agli anni ‘50, sparse in varie raccolte pubbliche e private della zona, e che il catalogo della mostra raccoglie in appendice. Cesarini fu il depositario non solo dell’opera pittorica di Bucci ma anche di quella incisoria.

A Fossombrone esiste la raccolta più completa al mondo delle sue stampe, circa 650 pezzi, donate dagli eredi dell’artista. Le opere in mostra qui a Casa Raffaello, invece, provengono tutte da collezione privata. Studiando le singole stampe in preparazione della mostra si è scoperto che molte di esse furono preparate ragionando sulla fotografia; ciò non è uno sminuire l’opera d’arte, anzi, il fatto che lui sia partito da questa griglia di base, e che poi l’abbia arricchita con tutta una serie di invenzioni, ci dà la misura di quella che è appunto l’inventiva dell’artista.

Perché Bucci rimane una figura così “provinciale” nel panorama del ‘900 italiano?

Bucci cresce in un ambiente marchigiano per poi spostarsi a Venezia e quindi alla Reale Accademia di Brera. Arrivò a Parigi nel 1906, nel periodo in cui nasce il cubismo, ma non guardò mai a Picasso come una fonte da cui attingere. Aveva una sorta di avversione per quelle che sono state le avanguardie del ‘900, essendo stato un artista legato ancora al clima tardo-ottocentesco, scagliandosi contro i Fauves, Matisse e lo stesso Picasso, pur considerandoli dei giganti. Bucci è fondatore e ideatore del gruppo 900 con Sironi e Carrà ma, quando si accorge che il gruppo assume un approccio da lui ritenuto troppo ideologico, se ne distacca.

Questo suo atteggiamento antiavanguardistico gli portò poi male per la sua fortuna critica. La storia dell’Arte si fa a posteriori: oggi siamo abituati a pensare a Boccioni come una figura colossale, nonostante fosse amico del nostro artista. Entrano in gioco infatti vari elementi tra cui la critica, l’importanza storica, l’aver fondato un’avanguardia, l’aver convinto vari storici dell’Arte della validità delle proprie opere e così via. Se Bucci fosse nato dieci anni dopo le cose sarebbero andate in modo differente: troppo “vecchio” per partecipare alle avanguardie e troppo “giovane” per far parte di quella generazione di artisti come Seganti.

Bucci a fine anni ‘30 si accorse che la propria fortuna stava scemando; aveva due strade davanti a sé: poteva ritirarsi e aspettare una gloria postuma o poteva scendere a compromessi. Si ritirò dunque a Monza, dove dette l’avvio a una scuola locale e dove tutt’ora è molto noto e collezionato. Si legò anche a un collezionista, appunto Giuseppe Cesarini, che lo finanziò e comprò gran parte dei suoi capolavori per farne un Museo Cesarini, di fatto un museo Bucci, a Fossombrone, sperando troppo nella realtà locale. Sicuramente a Fossombrone avrebbe avuto un’attenzione e un’importanza che non avrebbe potuto avere altrove. Se i suoi quadri fossero stati depositati a Milano forse avrebbe avuto po’ più di fortuna, banalmente per una questione di visibilità.

Per molti critici Bucci è comunque una figura cardine per tutta una serie di artisti e le incisioni qui esposte, sono un modo per far conoscere e apprezzare una figura tra le principali del ‘900 italiano. Abbiamo deciso di esporre anche quattro delle otto stampe destinate a illustrare il Libro della Giungla di Kipling. Queste stampe sono molto rare e nel realizzarle Bucci fu in contatto con lo stesso autore. Quando furono esposte a Bruxelles vennero applaudite dallo stesso Kipling e dettero all’artista di Fossombrone una risonanza internazionale. Sono punte secche su rame, tecnica assai complicata, e ottenere questa alternanza di grigi e di chiaro-scuri richiede una tecnica di altissimo livello.

(da sinistra a destra) La cacciata di Kaa, La caverna dei lupi, La foca bianca, Mowgli. Anselmo Bucci, 1925

Come si struttura la mostra?

Nella prima sezione abbiamo esposto alcuni ritratti. Non tutti sono frutto di commissione, alcuni sono fatti per se stesso, perciò il suo tratto è più “libero”, come Giulia Accovacciata, ritratto della sua amante. In queste opere disimpegnate c’è un lavoro sulla figura più vicino a quello utilizzato per le opere sulla Grande Guerra. Quando si trova invece a incidere un ritratto su commissione ha un atteggiamento più “pittorico”.

La Guerra costituisce per lui in momento di svolta e di liberazione artistica. Riesce a diventare uno dei principali pittori e illustratori di guerra e usa questo prestigio per sperimentare nuovi linguaggi figurativi. Era inquadrato nel Battaglione volontari ciclisti e automobilisti, a strettissimo contatto con Sant’Elia, Carrà, Russo e lo stesso Marinetti. Nell’allestire la mostra ci siamo ispirati al catalogo delle incisioni di Bucci, fatto dal direttore della calcografia nazionale di Roma, del ‘54 su indicazione dello stesso artista, che fornì i dati tecnici: noi ci siamo limitati a riportare le stesse indicazione.

Abbiamo anche raccolto una serie di pubblicazione che, al contrario di quello che si possa pensare, sono una delle cose più difficili da visionare per studiare Bucci. È stato lo stesso Battaglini a concederli e a permettere di fare uno studio ad hoc per la mostra: sono testi di storia locale, studi importanti e memorie personali, opere di pregio stampate in tiratura limitata. Tra i testi esposti compare Ponte sul Metauro, a dir poco introvabile.

Che rapporto ha il pubblico odierno con Anselmo Bucci?

In genere si dice che l’Italia abbia avuto due grandi incisori nel ‘900: Morandi e Bartolini. Il mondo dell’incisione italiana del XX secolo è però molto più vario e ricco di quanto si pensi. Urbino è il caso principe, terra di incisori che furono grandissimi artisti. Bucci, per un non intenditore o per un non appassionato di arte, può essere un buon ingresso all’arte italiana del ‘900 e al mondo dell’incisione. È un artista che lega strettissimamente la propria biografia alle proprie creazioni.

Un occhio molto raffinato può raccontare i cambiamenti di umore di Giorgio Morandi quando incide un vaso al posto di una bottiglia, in un modo piuttosto che in un altro. Per un occhio meno allenato queste stampe sono forse più facili da capire e anche più interessanti. Bucci ha avuto un’esistenza meravigliosa, bisognerebbe farci un film, uno che lascia casa a diciassette anni, arriva a Parigi, poi l’Algeria, quindi il Marocco e la Sardegna. Ebbe tantissime amanti, fu un personaggio magnetico, amico di tutti i grandi artisti del suo tempo. Una figura affascinante le cui stampe, ancor più dei dipinti, trasmettono il proprio modo di vivere e il suo percorso artistico.

Tra gli aspetti su cui abbiamo investito molto c’è quello di spiegare ciò vi è dietro ogni singola opera, al di là di quello che sono le considerazioni storiche, stilistiche o di apprezzamento. L’incisione Testa di Capitolo (“incontri”), è magari di difficile comprensione ed è stato molto interessante riscoprire, oltre al disegno preparatorio, le circostanze che portarono alla sua creazione, che se raccontate affascinano molto il “profano”. La stampa racconta l’episodio del così detto “fuoco amico”: due sentinelle dello stesso battaglione si incontrano e non riconoscendosi al buio rischiano di spararsi a vicenda. Ad accompagnare la scena vi è la frase “chi vive?” e compare la scritta VCA, ovvero “volontari ciclisti automobilisti”. Rispetto al disegno originale Bucci, e qui vediamo l’arte del grande maestro, avvicina ulteriormente le due figure per creare un contrasto drammatico, suggerendo il buio e la notte con tratti di scuro che evocano un ambiente notturno senza spegnere troppo il fondo. Questa piccola incisione racchiude in sé un episodio di vita e un episodio artistico di ricerca personale.

Bucci si presta bene a questo tipo di ragionamento, nelle sue opere d’arte possiamo trovare elementi artistici francesi di fine ‘800 ma allo tempo stesso è un’opera di vita.

Anselmo Bucci, Testa di capitolo (incontri), 1917

Amico Peppino, ti raccomando la “ Quadreria”. Metti queste acqueforti sotto vetro, mi raccomando, prima che ingialliscano e si sciupino.”  Anselmo Bucci, Lettera 104, 6 luglio 1950, Monza

per essere aggiornati sulle iniziative dell’Accademia Raffaello:http://www.accademiaraffaello.it/

a cura di Danilo Sanchini

Danilo Sanchini
Danilo Sanchini
Danilo Sanchini, nato a Pesaro nel 1996. Attualmente studente di Storia dell'Arte presso l'Università degli studi di Firenze. Appassionato di Racconti, Leggende, Storie e ovviamente di Capolavori. Innamorato del bello e di ogni sua sfumatura. Scrivo per Sistema Critico da Maggio 2018.

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