domenica, 13 Ottobre 2024

La superficialità della bellezza in Dio di illusioni

É il 1992 e Donna Tartt, una giovane studentessa statunitense, esordisce con il suo romanzo Dio di illusioni, opera che riscuote enorme successo tanto da aprire le porte ad un nuovo genere: il Dark Academia. Esso ha come ambientazioni college  prestigiosi, frequentati da studenti ricchissimi e snob, tra i quali si insidieranno dinamiche torbide, concernenti la violenza e l’assassinio.

La scrittrice, un’outsider nel panorama letterario contemporaneo, in questa sua prima esperienza di scrittura si concentra sul tema del male con un’acutezza sublime. Pone il lettore davanti ad un esperienza disarmante della forza delle parole e dal terrificante vacuità della bellezza, dalle quali scaturiranno gli episodi brutali che saranno al centro della narrazione.

La trama

Il romanzo è narrato in prima persona dal giovane squattrinato Richard Papen, il quale si trasferisce dalla California per studiare greco antico nel prestigioso Hampden College nel Vermont. Il suo desiderio si accentua quando vede per la prima volta il professor Julian Morrow e gli unici cinque frequentanti: Edmund detto Bunny, Henry, Francis e i gemelli Charles e Camilla. Richard riesce ad accedere al corso e subito viene rapito dal fascino e dalla cultura dell’insegnante; conosce meglio i suoi compagni, i quali lo coinvolgeranno a poco a poco nelle loro serate, tra abuso di alcol e stupefacenti. A poco a poco il legame tra i giovani diverrà sempre più solido: ad unirli sarà un omicidio.

 In passato avevo amato quell’idea, che la nostra azione, cioè, fosse servita a unirci: non eravamo amici normali, bensì amici per la vita e per la morte. (…) Ero legato a loro, a tutti loro, in modo definitivo.

Julian Morrow, il moderno di Dioniso

Il professor Julian ci viene presentato come un uomo dall’età dubbia, un moderno Dorian Gray, con una lunga e facoltosa carriera accademica alle spalle; egli è in grado di affascinare chiunque con i suoi inviti alla bellezza, alla sperimentazione dell’irrazionale e al perseguimento di quei valori che si rifanno alla classicità.  Un moderno Dioniso, maestro di illusione, rende capaci i suoi devoti di vedere il mondo come non è.

Tra l’insegnante e gli alunni si instaura una dinamica malata, costituita da un’enorme ammirazione che sfocia nell’idolatria. É lui a selezionare gli adepti adatti al suo corso, dopo una lunga e accurata analisi. Sceglie infatti ragazzi giovani, bellissimi e provenienti da famiglie milionarie (tutti tranne Richard, il quale pur di conquistare il gruppo, indosserà per la maggior parte del racconto una maschera, mentendo spudoratamente sul suo passato). Essi però hanno una caratteristica comune: la fragilità. 

Ispirati dai miti e dalla sensibilità classica infusa da Julian essi si crederanno dèi invincibili, capaci di azioni straordinarie e incredibilmente scaltri e intelligenti. Quest’idea di superamento del proprio limite razionale sarà la miccia che trasformerà le estetiche dissertazioni del professore in vero e proprio baccanale.

La morte è la madre della bellezza” disse Henry. 

“E cos’è la bellezza?” 

 “Terrore.” 

“Ben detto!” esclamò Julian.  “La bellezza è raramente dolce o consolatoria. Quasi l’opposto. La vera bellezza è sempre un po’ inquietante.” 

Guardai Camilla, il suo volto risplendente al sole, e pensai a quel verso dell'”Iliade” che amo tanto, su Pallade Atene e i suoi terribili occhi sfavillanti. 

“E se bellezza è terrore,” proseguì Julian, “cos’è allora il desiderio? Riteniamo di avere molti desideri, ma di fatto ne abbiamo soltanto uno. Qual è?”

 “Vivere” rispose Camilla.

 “Vivere per sempre” aggiunse Bunny, col mento sul palmo della mano.“

Richard, il volto della solitudine

Unica voce fuori dal coro è Richard. Come si è detto, egli non ha i privilegi dei suoi compagni: è povero, ha un passato famigliare torbido e i suoi genitori a mala pena lo considerano. Il ragazzo è estremamente solo, tanto da desiderare compulsivamente di entrare a far parte di quella lite, di poter praticare quel culto della bellezza nei termini di un riscatto dalla mediocrità della sua esistenza.

La bellezza è crudeltà

L’intero romanzo è una lunga e accurata riflessione sul male, tutto ciò è però filtrato dalla voce narrante che, accecato anch’egli dal brivido di onnipotenza non scorge il pericolo in cui si è cacciato. Nel corso del romanzo quell’estetico lirismo si trasforma in follia, scelleratezza. L’illusione viene decostruita, frammentata; cede il posto al vuoto più totale. Questo desiderio di superamento di sé viene legittimata dai personaggi dal denaro, che li rende migliori di chiunque altro, ma soprattutto annoiati dalla vita “normale”. É questo spleen che li spingerà alla trasgressione, alla ricerca di un oblio che è riservato a loro soltanto.„

La mia vita è sempre stata scialba e stagnante… morta, insomma. Il mondo mi è sempre parso un luogo deserto. Ero incapace di godere delle più semplici gioie. Mi sentivo morto in tutto ciò che facevo.

L’idea della bellezza che perseguono non è altro che un contenitore vuoto, privo di qualsiasi morale; al contrario essa non è percepita come liberazione da vincoli mortali ma come un lungo e cadenzato senso di colpa. 

 Non c’è nulla di sbagliato nell’amore per la bellezza, ma se non è sposata a qualcosa di più profondo è sempre superficiale.

Dallo snaturamento della propria percezione illusoria si giunge alla piena consapevolezza delle proprie azioni e il finale sputa le conseguenze degli errori dei personaggi, i quali cadranno ad uno ad uno come pedine su una scacchiera.

Donna Tartt nel suo primo romanzo mette in scena la lunga e travagliata crescita di adolescenti, dimostrando quanto sia tossico e pericoloso perseguire ideali vuoti e alienanti, privi di qualsiasi supporto etico-morale.  Un romanzo da assaporare lentamente, che lascia un’amarezza spiazzate, ma dal quale qualsiasi lettore farà fatica a distaccarsene.

Nikita Nanni
Nikita Nannihttps://www.sistemacritico.it/
Nikita Nanni, classe '99. Romagnola di origine e fuorisede a Urbino per studiare Lettere. Mi piace consigliare libri e farmi dire che sono belli, ho spesso lampi di genio e frequento il corso di teatro per placare il mio carattere agitato. Adoro tutto ciò che è frivolo, trash e glitterato e i gatti. Amo mangiare ma neanche a tavola riesco a stare zitta.

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