lunedì, 29 Aprile 2024

Le controverse proteste degli agricoltori

Dal weekend del 27/28 gennaio, le controverse proteste degli agricoltori in Italia hanno bloccato strade e caselli. Queste manifestazioni, altamente divisive, non solo sono conseguenza di anni di sussidi ad una classe ristretta, ma denotano, proprio per come viene gestito il dibattito pubblico, gravi lacune nell’informazione italiana. 

Le controverse proteste degli agricoltori in Italia
Proteste a Milano Fonte: AP Photo/Luca Bruno

I motivi della protesta

I motivi di questa protesta sono tutti riconducibili a questioni economiche, sebbene a queste abbiano allegato alcune ragioni più ideologiche che, tuttavia, hanno poca concretezza. Il problema principale sono le nuove norme della PAC (Politica agricola europea), ritenute troppo ambientaliste e dannose per produttori e consumatori. 

Tra le ragioni che hanno scatenato l’ira di questa classe di lavoratori c’è l’obbligo di lasciare incolti i campi per il 4%, imposto al fine di stimolare la biodiversità. Questa misura, già posticipata in passato, è stata prorogata ulteriormente in sede di Commissione Europea. La Commissione ha stabilito che sulla porzione di terreni in questione si potranno avviare colture di piante considerate benefiche (piselli, fave o lenticchie), oppure colture a crescita rapida, ad impatto decisamente inferiore. 

Ancora, viene chiesto di non eliminare i sussidi agricoli europei. La PAC, oltre a non essere l’unico sostegno di cui gli agricoltori godono, costituisce in media il 38% del bilancio comunitario (periodo 2014-2020) a fronte di un valore aggiunto dell’1,7% (2022). Come accennato, ai sussidi europei si aggiungono anche le misure nazionali. Tra le principali ricordiamo l’esenzione dei redditi agricoli dall’IRPEF, che non è stata riconfermata con la legge di bilancio 2024, e le agevolazioni fiscali per l’acquisto del carburante per i trattori. In questo secondo caso, poi, la questione è ancora più assurda, considerando che il governo italiano non abbia mai avanzato tale proposta e ha già confermato le agevolazioni sulle accise per il 2024.

Dei sussidi socialmente e ambientalmente dannosi

Ma perché dopo circa 60 anni l’UE ha, giustamente aggiungerei, deciso di modificare le norme della Politica Agricola? Per provare a comprendere, occorre ragionare sul perché questi sussidi siano dannosi sia dal punto di vista sociale che ambientale. 

Come già detto, nonostante i sussidi costituiscano una buona fetta del bilancio comunitario, il settore agricolo è a bassissimo valore aggiunto. A questo si aggiunge il suo alto impatto ambientale, spesso trascurato. 

Dal punto di vista sociale, la situazione è un po’ più complessa. Questi sussidi sono essenziali soprattutto alla sopravvivenza delle piccole aziende, che indubbiamente producono prodotti di qualità. Questi prodotti, però, compaiono sul mercato a prezzi relativamente alti e sono consumati quasi unicamente da un’élite benestante. La maggior parte delle famiglie, infatti, continua ad acquistare prodotti di importazione o comunque non provenienti da piccole aziende. Questi sussidi hanno quindi favorito solo un ristretto gruppo di interesse, a spese di contribuenti e consumatori. 

Come rendere più efficienti i sussidi?

Sicuramente è necessario un processo di efficientamento dei sussidi e, di conseguenza, del settore agricolo. Il punto di partenza è sicuramente l’avanzamento tecnologico, che costituisce l’unico modo per garantire sostentamento a tutti e ridurre l’impatto ambientale. Attraverso tecnologie avanzate è infatti possibile ridurre il costo nominale della produzione in termini energetici, il che significa minori emissioni. 

Occorre, poi, promuovere il coinvolgimento di figure specializzate (es. ingegneri, data analysts, biotecnologi) per aumentare l’efficienza delle colture e, ancora, ridistribuire i sussidi in base a criteri di merito. Questi dovrebbero essere reindirizzati verso tutte quelle aziende che riducono il proprio impatto ambientale, rendendo la propria attività più sostenibile anche da un punto di vista socio-economico. 

Vista l’alta domanda di prodotti e l’impellenza della questione ambientale è necessario allontanarsi da idee tradizionaliste, che rimandano ad un’immagine contadina romantica ancorata al passato. 

Elisa Vannucci
Elisa Vannuccihttps://www.sistemacritico.it
Classe 2001. Studio Scienze Internazionali e Diplomatiche all' Università di Bologna; mi piace osservare le persone attorno a me e imparare da loro cose nuove. Sono molto pragmatica e testarda, appassionata di buona cucina e sport acquatici; non a caso sono romagnola.

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