martedì, 30 Aprile 2024

Acque calde nel Mar Rosso: tutta colpa degli Houthi?

La ritirata americana dall’Afghanistan nell’agosto 2020 ha generato l’illusione che le questioni lontane riguardino solo attori locali; gli attacchi Houthi nel Mar Rosso sono serviti a ricordarci che nessun problema è localmente circoscrivibile nell’era dell’interdipendenza globale.

Yemen: non ti scordar di me

Fino a qualche mese fa, ogni parola associata allo Yemen ricordava le campagne UNHCR che si impegnavano ad attenuare la dilatante crisi umanitaria nel Paese. Milioni di profughi come risultato di una guerra civile lancinante e delle politiche estere dell’amministrazione Obama con la ”guerra dei droni”, frutto dell’imperativo quasi evangelico alla lotta contro il terrorismo.

Un successo agli occhi di Obama dovuto al coinvolgimento di pochi soldati USA e al sostegno militare e strategico dell’Arabia Saudita per annientare Al Quaeda. Ma nemmeno in questo caso la logica della difesa preventiva, come nel 2003 in Iraq, ha dato i risultati sperati. Anzi, ha portato ad un’ulteriore destabilizzazione della politica interna del Paese.

Se l’antiterrorismo era cruciale per gli Stati Uniti, la questione dello Yemen rappresentava una minaccia alla sicurezza nazionale dell’alleato saudita generata dagli Houthi.

Inizialmente considerato un gruppo ribelle marginale dall’inclinazione Zaidita Sciita, gli Houthi riuscirono ad intensificare le tensioni interne allo Yemen compiendo inizialmente attacchi contro il governo, e poi l’Arabia Saudita, tra il 2004 e il 2010.

Poi arriva il 2011: la primavera araba, le proteste contro il governo troppo filo-americano e saudita riversano il Paese in un’ulteriore ondata di stabilità. La rete Al Quaeda della penisola araba coglie l’opportunità per occupare i territori a est dello Yemen.

Con Al Quaeda alla conquista del west e gli Houthi che prendono il controllo della capitale Sanaa, lo Yemen precipita in una guerra civile che si prolunga ancora oggi dal 2014. L’anno dopo, nel 2015, l’Arabia Saudita interviene in sostegno del governo rovesciato, mentre l’Iran rimane fedele agli Houthi.

Qui una cartina per aiutarci a leggere meglio le dinamiche e ritornare ai giorni d’oggi.

Gli Houthi, il Mar Rosso e altri attori

Già nel 2019 gli Houthi avevano utilizzato i missili iraniani contro i giacimenti petroliferi sauditi, cercando di destabilizzare l’approvvigionamento petrolifero di Riad, invano.

Gli stessi droni vengono usati oggi contro le navi commerciali che attraversano il Mar Rosso, con il pretesto di sostenere la causa palestinese cercando di compromettere il commercio marittimo mondiale e, in particolare, forzare Israele ad un cessate il fuoco, attraverso un’operazione mirata ad attaccare le navi Israeliane, statunitensi e inglesi.

“God is great, death to the U.S., death to Israel, curse the Jews, and victory for Islam” è lo slogan degli Houthi dopo l’invasione USA dell’Iraq nel 2003, che giustificherebbe l’autodistruttiva azione nel Mar Rosso.

Il traffico marittimo è rallentato del 95%, costringendo i container a circumnavigare l’Africa, dal momento che le compagnie di assicurazione hanno aumentato notevolmente le tariffe, facendo aumentare i prezzi dei beni di prima necessità e aumentando la crisi alimentare nelle regioni più povere, incluso lo Yemen stesso.

Gli attacchi Houthi compromettono anche il funzionamento della rete di cavi sottomarini, responsabili per l’interconnettività e telecomunicazione. Anche se l’incidente dello scorso Marzo ha avuto ripercussioni marginali, attacchi prolungati possono compromettere il sistema di comunicazione in Medio Oriente.

Tuttavia, i ribelli Houthi non sono gli unici a ostacolare il buon funzionamento del traffico marittimo nella regione. I pirati Somali hanno riaccolto a braccia aperte un’attività che prima degli attacchi Houthi pareva non essere sufficientemente profittevole.

Il tutto per una ragione: le navi che sorvegliavano le coste somale sono state dirottate verso il mar rosso per contrastare gli attacchi dei ribelli Houthi, deviando l’attenzione dalla pirateria.

Dove si concentrano le loro operazioni pirata di hijacking? Nell’area del golfo dell’Aden: un importante crucevia tra il Mar Rosso e l’oceano Indiano.

https://africacenter.org/spotlight/red-sea-indian-ocean-attacks-africa-maritime-vulnerability/
Paradossalmente, entrambe le azioni somale e Houthi risultano dannose non solo per gli equilibri internazionali, ma soprattutto per i rispettivi Paesi.
In una regione in cui la questione della sicurezza marittima è all’ordine del giorno, gli attacchi condannano 57 milioni di africani orientali alla fame, dal momento che l’approvvigionamento di cibo dall’Europa, Russia e Ucraina verso il corno d’Africa passa per il Mar Rosso.

I custodi del Mar Rosso

Ma non sono solo i due responsabili degli attacchi ad aver bisogno del Mar Rosso. Circa il 30% dei container mondiali passano per il Mar Rosso e Canale di Suez, garantendo connettività tra Europa, Asia e India.

La forza navale indiana decise di rispondere duramente agli attacchi somali, costringendo 35 pirati somali alla resa in meno di 40 ore. Il governo Modi considera l’area una priorità assoluta, soprattutto in vista del corridoio economico India-Medio Oriente-Europa. Il piano ha l’obiettivo di rafforzare la connettività tra Europa, Asia e Golfo Persico.

Se la questione somala pare essere risolvibile con l’intervento della flotta indiana, l’Unione Europea ha stanziato quattro navi per debellare gli attacchi Houthi. La commissione europea ha approvato a febbraio l’operazione navale Aspides, il cui controllo operazionale è stato affidato all’Italia, quello generale alla Grecia.

A due mesi dal lancio dell’operazione Aspides, è stato possibile sventare 11 attacchi Houthi. Ma la risposta europea è chiara: l’operazione è meramente autodifensiva volta a ripristinare la stabilità regionale, non è un attacco diretto contro gli Houthi.

Quello che è cambiato dal 7 ottobre e dal 19 novembre, giorno in cui gli Houthi iniziarono gli attacchi, è, principalmente, la militarizzazione regionale. Se nel 2020 la ritirata americana faceva sperare in un Medio Oriente meno militarizzato, il conflitto palestinese ha richiamato l’attenzione internazionale, che solo con gli attacchi Houthi si è concretizzata in una militarizzazione del Mar Rosso senza precedenti.

Nonostante le ripercussioni, l’obiettivo Houthi possiamo dirsi raggiunto: richiamare i leader internazionali alla questione Palestinese e forse, un giorno, riuscirà a costringere Netanyahu ad un cessate il fuoco.

Angelica staszewska
Angelica staszewskahttps://www.sistemacritico.it/
Per semplificare scriviamo Angelica. Cresciuta poliglotta, alternando telegiornali polacchi e italiani; ho sviluppato un particolare interesse per la geopolitica, la diplomazia internazionale e per le lingue. Sono laureata in scienze internazionali e diplomatiche, parlo cinque lingue e ogni tanto nuoto.

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