venerdì, 13 Dicembre 2024

Kim Jong Un ha bisogno di Putin, e viceversa

Kim Jong Un e Putin si incontrano. Il Leader della Corea del Nord ha preso un treno dalla capitale Pyongyang diretto a Vladivostok. Un viaggio di 1.179,75 Km per parlare di armi.

Il dittatore nordcoreano Kim Jong-un è arrivato sul suo treno blindato alla stazione ferroviaria di Vladivostok. Fonte: Aljazeera

Cosa hanno in comune Kim Jong Un e Vladimir Putin? Oltre ad essere leader di paesi autoritari, entrambi sono soggetti alle sanzioni internazionali per azioni che minacciano la pace e la stabilità regionale. La Corea del Nord per la violazione dei trattati di non proliferazione nucleare; la Russia per l’annessione della Crimea prima, e l’invasione full-scale dell’Ucraina poi.

Le sanzioni internazionali cercano di indurre il paese sanzionato a rispettare il diritto internazionale. In particolare, limitandogli le relazioni commerciali e diplomatiche con il resto del mondo.

Tuttavia, alcuni paesi sanzionati stanno cercando di superare queste restrizioni sfruttando l’aggressione in Ucraina. Chi aiutando la Russia mandando armi ai mercenari di Wagner; chi, invece, continuando a mantenere i rapporti con l’aggressore.

Dopo 19 mesi di resistenza, Kyiv non ha ricevuto che armi di difesa dagli amici europei e americani. Mosca, invece, oltre a vantare il maggior numero di armi nucleari al mondo (ben 6257), può contare anche sui droni e missili terra-terra dall’Iran. Ma non basta: vorrebbe ricevere artiglieria e amonizioni dalla Corea del Nord.

Quella tra la Corea del Nord e la Russia è un’amicizia che risale al 1948, quando Stalin decide di riconoscere la Corea del Nord come la sola e legittima autorità della penisola. Poco dopo, per coronare l’amicizia, regala un treno blindato a Kim Il Sung.

Un passo indietro e il ruolo della Russia nella Corea del Nord

La netta divisione tra una Corea del Sud e una del Nord è frutto delle dinamiche geopolitiche del periodo della guerra fredda. La penisola costituiva un blocco unitario per otto secoli fino all’occupazione da parte dell’impero giapponese nel 1910.

Una volta ottenuta l’indipendenza dall’impero nipponico nel 1945, la penisola è stata al centro di scontri tra le due ideologie nel periodo della guerra fredda. Non vi saranno nè vinti nè vincitori, ma verrà decisa a tavolino una linea di confine al 38° parallelo, marcando una netta divisione tra il Nord e il Sud.

Da quella che doveva essere una demarcazione temporale, il 38° parallelo è ancora oggi un confine problematico. Anche se i combattimenti si sono ufficialmente conclusi nel 1953, la guerra tra le due coree è formalmente ancora in corso, dal momento che non è mai stato firmato un trattato di pace.

In un clima di incertezze al confine e di isolazionismo internazionale a causa della dottrina Juche introdotta da Kim Il Sung, nonno dell’attuale leader nordcoreano, la Russia assume un ruolo significativo.

Durante la guerra del 1950, il Cremlino ha fornito supporto militare e rimane la principale partner commerciale della Repubblica popolare coreana. Sebbene i rapporti commerciali abbiano subito un contraccolpo con il crollo dell’URSS, Putin li ha successivamente ristabiliti.

Gesti a favore di tale amicizia non tardarono ad arrivare, come dimostrato nel 2014 con la cancellazione del debito nordcoreano di oltre 11 miliardi di dollari, in cambio del riconoscimento della Crimea.

Cosa ha convinto Kim Jong Un ad uscire dal paese per la decima volta dal 2011?

Di certo non il buon cuore per aiutare l’amico in crisi. Cosa si siano detti di preciso i due autocrati, molto probabilmente rimane tra le mura della base aerospaziale di Vostochny, a 1.500 chilometri da Vladivostock.

Il Cremlino sta cercando sostegno per continuare una guerra che è andata ben oltre le tempistiche iniziali. Il caso vuole che Kim Jong Un sia a capo dello stato più militarizzato al mondo, con una spesa militare del 15,8% del PIL. E Putin ha bisogno di più armi.

Il leader Nord-coreano, dal canto suo, grazie ad una cooperazione militare con la Russia, riuscirebbe a consolidare il suo progetto nucleare. Il leader del Cremlino gli ha promesso accesso a satelliti e sottomarini a tecnologia nucleare.

La Russia aiuterà la Corea del Nord nella costruzione di satelliti militari
(Artyom Geodakyan, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

Perchè Kim vuole il nucleare?

Il programma di missili nucleari a lungo raggio del Pyongyang rappresenta ad oggi la più grande minaccia alla stabilità ragionale.

L’obiettivo di Kim Jong Un segue una logica di deterrenza: realizzare armi nucleari in grado di raggiungere il territorio americano, o i suoi alleati regionali (ad esempio il Giappone), in modo da dissuadere un ipotetico attacco sul proprio territorio.

Sia l’illecita invasione dell’Iraq nel 2003, che l’altrettanto inammissibile aggressione full-scale dell’Ucraina dal 2022, hanno convinto la Corea del Nord del bisogno di sempre più, e non meno, arsenali nucleari.

Entrambi i paesi avevano rinunciato ai loro programmi nucleari per conformarsi al regime di non proliferazione; entrambi però, sono stati attaccati. E Kim ha studiato: per sopravvivere, il nucleare rimane un’arma di deterrenza cruciale alla quale non è disposto a rinunciare. Al contrario, é disposto a subirsi sanzioni internazionali e a lasciare una popolazione intera a rischio carestia.


Da parte di Putin, chiedere supporto militare ad un paese che non riesce a sfamare la propria popolazione, per alimentare una guerra autodistruttiva è, in realtà, umiliante. Al tempo stesso, contribuire ad arricchire l’intelligence militare nordcoreana rende instabili i fragili equilibri regionali, spostando la bilancia a favore di una Corea del Nord sempre più potente e un ordine internazionale sempre più sull’orlo dell’oblio.


Angelica staszewska
Angelica staszewskahttps://www.sistemacritico.it/
Per semplificare scriviamo Angelica. Cresciuta poliglotta, alternando telegiornali polacchi e italiani; ho sviluppato un particolare interesse per la geopolitica, la diplomazia internazionale e per le lingue. Sono laureata in scienze internazionali e diplomatiche, parlo cinque lingue e ogni tanto nuoto.

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