venerdì, 19 Aprile 2024

L’ultima dimora dei Matunas – La Tomba dei Rilievi a Cerveteri

Nel cuore della campagna laziale, poco distante da Roma, sorge su uno sperone di roccia l’antichissimo borgo di Cerveteri. Ricordata dagli antichi come Caere, il borgo di Cerveteri è situato in una zona particolarmente fertile e ricca di risorse che le permisero di diventare una delle città più potenti e floride della lega etrusca. La campagna ceretana sotto i suoi boschi conserva tombe antiche più di duemila anni. Alcune di esse ci permettono di immaginare quello che era il tenore di vita della nobiltà locale e di quanto fosse raffinata ed evoluta la civiltà etrusca. Da questa necropoli sono infatti “emerse” alcune delle opere più celebri dell’arte etrusca tra cui il famosissimo Sarcofago degli Sposi. Gli antichi abitanti di Caere hanno lasciato traccia della loro raffinatezza non solo nei vari reperti sparsi per il mondo ma anche nella locale necropoli, in cui spicca per bellezza la Tomba dei Rilievi.

la Necropoli della Banditaccia vista dall'alto
la Necropoli della Banditaccia vista dall’alto

La Necropoli della Banditaccia

La necropoli di Cerveteri sorge poco distante da quello che era l’originario insediamento etrusco. A collegare la città dei vivi a quella dei morti vi era la cosiddetta Via degli inferi. Questa strada, che univa anche il territorio circostante, è a tratti interamente scavata nel tufo e fiancheggiata da numerosi nuclei sepolcrali. In alcuni punti sono ancora ben visibili i segni lasciati delle ruote dei carri che giornalmente la percorrevano. Con l’ingrandirsi della necropoli, alla Via degli inferi si affiancarono ulteriori strade, ribattezzate con nomi pittoreschi dagli archeologi che per primi le riscoprirono. Via dei vasi aretini e Via delle serpi sono solo alcune delle strade in cui possiamo passeggiare visitando la Necropoli della Banditaccia. Essa sorge su un’area grande più di quattrocento ettari che la rendono la più grande del Mediterraneo. Il nome Banditaccia deriva dal fatto che, a fine XIX secolo, la zona veniva letteralmente “bandita”, ovvero affittata.

un tratto della via degli inferi
un tratto della via degli inferi

Ad ogni periodo la sua tomba

L’origine della necropoli pare essere di età villanoviana. Ciò che più di tutto sorprende è che nell’intera area non c’è nessuna costruzione: tutto è scavato e scolpito. Colpisce l’incredibile quantità di sepolcri, se ne contano decine di migliaia e sicuramente ve ne sono ancora tantissimi, con le rispettive storie, ancora da riscoprire. Aggirandoci per la necropoli possiamo notare tombe di diverse tipologie. Saltano subito all’occhio, per le loro dimensioni, i cosiddetti tumuli, creati intorno al VII secolo a.C. dalle varie famiglie gentilizie. Tra VI e V secolo a.C. assistiamo invece alla creazione delle più numerose tombe a dado, simbolo di una maggiore ricchezza diffusa. Col venir meno degli spazi riservati alla necropoli, nella fase tardo-etrusca, le varie famiglie nobiliari decisero di finanziare la creazione di tombe ipogee, ovvero scavate nel sottosuolo. Di questa ultima fase spicca per importanza e squisitezza la tomba della famiglia Matunas, la bellissima Tomba dei Rilievi.

da sinistra a destra: tumoli, tombe a dado, ingresso Tomba dei Rilievi
da sinistra a destra: tumoli, tombe a dado, ingresso Tomba dei Rilievi

La Tomba dei Rilievi

Lungo Via degli inferi, in uno spiazzo dominato da una quercia secolare, si trova l’ingresso a quella che è considerata una delle tombe più belle e celebri di sempre. Una enorme scala, interamente scavata nel tufo, ci immette in questa stanza pensata per essere vista scenograficamente dall’ingresso. La Tomba dei rilievi fu scoperta casualmente nel 1847 e possiamo solo immaginare la sorpresa che ebbero gli archeologi, quasi due secoli fa, quando la riportarono alla luce. La grande camera rettangolare (7,70m x 6,50m, h2,60m) è un tipico esempio di tomba ipogea in uso tra IV e III secolo a.C., proprietà di una delle più illustri famiglie del luogo poco prima della conquista romana. Al centro della camera sepolcrale fu rinvenuto un cippo votivo che riporta questa iscrizione: Vei Matunas, figlio di Laris, ha fatto costruire questa tomba. Ciò ha permesso di identificare questa potente famiglia come la detentrice della tomba.

Tomba dei Matunas, meglio nota come Tomba dei Rilievi
Tomba dei Matunas, meglio nota come Tomba dei Rilievi

Meglio non farsi cogliere impreparati

Due pilastri con capitello eolico sostengono il soffitto a doppio spiovente con ampio trave di colmo, naturalmente tutto scolpito. Tutto ciò era pensato a imitazione delle abitazioni etrusche contemporanee. Gli Etruschi infatti ritenevano che la vita non cessasse con la morte fisica ma che essa continuasse. La tomba non era dunque solo il luogo in cui veniva sistemato il corpo del defunto, era la sua ultima dimora. Ogni sepolcro era decorato in modo da rispecchiare fedelmente la potenza e la ricchezza raggiunta dalle varie famiglie etrusche; esse infatti volevano lasciare una traccia permanente del loro status raggiunto. Lungo le pareti della tomba si alternano tredici loculi, destinanti ai personaggi più illustri della famiglia Matunas, resi simili a letti e interamente scavati nella roccia tufacea. Il primo sacello che si vede giungendo dalle scale è, verosimilmente, quella destinata al committente del sepolcreto.

Immagini da un passato lontano

Interamente decorata con rilievi a stucco policromo in ogni sua parte, da cui prende il nome, la tomba dei Matunas ci riporta alla memoria quelli che dovevano essere gli oggetti di uso quotidiano usati quasi duemilaquattrocento anni fa a Cerveteri e in tutto il mondo etrusco. Armi e armature sono illusionisticamente appesi nella parte alta della camera sepolcrale: scudi, spade, elmi e schinieri ci ricordano la potenza militare di Cerveteri, tanto potente da riuscire a impedire ai greci, alleandosi con la potente Cartagine, di fondare colonie in Corsica. Ai pilastri, decorati solamente nei lati visibili dall’esterno, sono riportati oggetti di uso quotidiano: strumenti per il lavoro nei campi e utensili da cucina, una brocca per il vino, una Tabula lusoria con tanto di sacchetto per conservare i dadi e le pedine, una kylix e tanti altri suppellettili che dovevano rispecchiare lo status economico della famiglia.

Tutto ciò che serve…o quasi

Non vi sono però solamente soggetti inanimati a decorare la tomba. Alla base dei pilastri di sostegno possiamo osservare decorazioni che mai ci saremmo aspettati in un ambiente come questo: una oca dal collo allungato, una faina, un’altra oca che si pulisce le piume col becco e infine un gatto che cattura una lucertola. Un tocco di vibrante naturalismo che permette di capire quanto fosse raffinato e progredito il gusto artistico degli etruschi ceretani. Accanto a queste decorazioni zoomorfe notiamo ancora delle tenaglie, un mestolo, una corda, una brocca, un’ascia, ecc…ecc… Una ricca decorazione impreziosisce anche i singoli loculi. Sono infatti ricreate le forme di antichi letti attrezzati di ogni comfort. Dotati di un doppio cuscino e decorati con bande orizzontali dipinte, ci permettono di immaginare quelli che erano i loro letti e le loro coperte.

ricostruzione pilastri
ricostruzione pilastri

A separare i vari loculi sono poste delle finte colonne scanalate a cui sono appesi altri oggetti di vario uso. Ai lati del “letto” centrale della parete di fondo lo schema decorativo muta. Al di sotto di quello che resta di un busto maschile sono immaginati appesi una piccola kylix con una brocca. Alla base notiamo uno strano oggetto rettangolare dipinto di giallo e rosso, con un piccolo riquadro bianco in alto a destra: è un forziere con tanto di serratura che, nella finzione scenica, doveva custodire i documenti legati alle attività famigliari. Sopra di esso è appoggiato il liber linteus il quale simboleggia lo svolgimento della vita terrena del defunto. Sulla lesena di destra è invece riportato un busto femminile, meglio dire i resti, sotto a cui sono disposti un bastone da passeggio, delle collane di corallo e un flabello, una sorta di ventaglio.

Uno spaccato di vita etrusca

Tra le gambe del finto letto, dietro quello che pare essere un comodo poggiapiedi, compare una divinità dell’oltretomba etrusco, dal busto umano e con code da serpente al posto delle gambe. Forse rappresenta il dio Tifone. Al suo fianco compare invece il cane infernale a tre teste, un aggraziato Cerbero, le cui esili gambe fanno capolino al di là del poggiapiedi. Quello che però sorprende di più in questa parte della Tomba dei rilievi, riportandoci un incredibile brano di quotidianità da più di due millenni indietro, è sicuramente la presenza, quasi in secondo piano, all’estrema destra del poggiapiedi, di un paio di sandali visti frontalmente. Essi sono pronti per essere indossati dal defunto, il quale di certo non avrebbe potuto girare scalzo per la tomba, e sono resi con una tale naturalezza tanto da essere tra loro leggermente dissimili a causa del prolungato utilizzo.

La Necropoli della Banditaccia, assieme alla bellissima Necropoli Monterozzi di Tarquinia, nel 2004 è diventata patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO. È impressionante quanto perizia e lavoro di scavo sia servito per creare una necropoli così vasta e ricca. Aggirarsi per le vie della Banditaccia permette di addentrarsi nei meandri della storia e di dimenticare per qualche ora di abitare nel XXI secolo. Un’esperienza tra il mistico e il romantico alla riscoperta della grande civiltà dei rasna.

ricostruzione 3d della Tomba dei Rilievi

La Necropoli della Banditaccia spiegata da Piero Angela

Danilo Sanchini

Danilo Sanchini
Danilo Sanchini
Danilo Sanchini, nato a Pesaro nel 1996. Attualmente studente di Storia dell'Arte presso l'Università degli studi di Firenze. Appassionato di Racconti, Leggende, Storie e ovviamente di Capolavori. Innamorato del bello e di ogni sua sfumatura. Scrivo per Sistema Critico da Maggio 2018.

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